Mettiamoci all'opera

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-Sorpresa!- Dissi cercando di essere più naturale possibile. Ecco ora mi avrebbe ucciso anche lui. Non bastava mamma, ora anche Mark voleva rincarare la dose.

-Giulia Evans è la sorella di Mark Evans. Ha studiato in Italia per molti anni ed è stata la manager della miglior squadra del campionato junior italiano. Ora le è stato offerto di far parte dello staff dell'Inazuma Japan.- Riferì l'allenatore Travis. - Bene, l'annuncio è concluso. Continuate gli allenamenti. - Se ne andò lasciando dietro di se numerosi sguardi perplessi. Era davvero un uomo di poche parole come mi avevano detto.

-Giulia mi spieghi perché non mi hai detto che tornavi in Giappone. Sono anni che non ci vediamo. Tu sbarchi finalmente nel mio stesso paese e non hai neanche il tempo di avvisarmi!- Disse Mark con aria arrabbiata. Era davvero comico quando cercava di fare il duro. Fratellino, non avevi idea di quanto mi fossi mancato.

-Calmati Mark volevo farti una sorpresa e comunque sono felice di vederti. Ma se preferisci torno subito a Venezia.

-Dai scherzavo, gemellina mia ti trovo benissimo, ma quando sei cambiata.- Costatò squadrandomi da capo a piedi e addolcendo in corrispondenza lo sguardo. Se avesse iniziato a farmi una radiografia come mamma non sarebbe arrivato alla fine di quell'allenamento.

-Eccone un altro.

-Perché eccone un altro?

-Perché mamma ha detto la stessa identica cosa.

-Come loro lo sapevano e non mi hanno detto niente? Ma perché la gente mi tiene sempre all'oscuro di tutto!- Ecco che ci rieravamo. Spirito vittimista di Mark 1 calma 0. Lo faceva spesso quando eravamo piccoli e mamma mi parlava di cose da signorine, come le chiamava lei, e lui si offendeva dicendo che lo stavamo escludendo.

-Ehi Mark non ci presenti tua sorella? - Domandò un ragazzo con i capelli rasta. Gli occhialini che portava sul viso erano leggermente inquietanti. Non mi piaceva non poter guardare negli occhi una persona quando ci parlavo.

-Ma certo ragazzi! Lei è Giulia ed è mia sorella gemella. Ha studiato per molti anni in Italia e non ci vediamo da quando è partita all'incirca cinque anni fa.

-Ok, ho capito. Io sono Jude Sharp, molto piacere. Senti mi concederesti una domanda?

-Ma certo dimmi pure.- Risposi. Non c'è che dire, diretto il ragazzo. Se non sbagliavo era il regista della squadra, non che migliore amico di mio fratello. Durante una chiamata Mark mi aveva accennato di lui.

-So che sei una manager di livello eccellente e che ti hanno offerto di diventare la manager della rappresentativa italiana, ma com'è mai hai deciso di far parte della nostra?- Direi che quella sarebbe potuta diventare la giornata di facciamo tutti le stesse osservazioni a Giulia.

-È vero, mi hanno offerto un posto anche lì, ma ho deciso di tornare qui per Mark. Sapete per i gemelli è difficile stare separati e poi cominciava a mancarmi, è questo il motivo.

-Dai Jude piantala con l'interrogatorio, è la sorella di Mark ti puoi fidare.- S'intromise un ragazzo dai capelli bianchi. Ma aveva per caso avuto un problema con il phone quella mattina? Aveva la chioma sparata in aria, come se avesse camminato a Trieste con la Bora.

-Hai ragione.

-Scusate se vi interrompo, ma tu chi sei?

- Io sono Axel Blaze.

-Piacere. Mi dispiace se te l'ho chiesto, ma non ho ancora ricevuto l'elenco contenente i vostri nomi.

-Sta tranquilla, non importa.- Rispose Axel sorridendo. Ok, a parte quel piccolo problema con i capelli sembrava molto simpatico.

-Perfetto ed ora che avete conosciuto Giulia tutti a lavoro!- Intervenne il capitano. Aveva sempre una voglia matta di allenarsi quel ragazzo, non so come faceva a stare in piedi la sera.

-Sono d'accordo.- Aggiunse un ragazzo dai capelli rossi, non ci potevo credere era Xavier!

-Ciao Xavier.- Accennai un leggero saluto con la mano.

-Ciao Giulia.

-Ma voi vi conoscete?- Chiese Mark.

-Ci siamo incontrati prima per caso. Comunque non hai detto che ci dovevamo allenare?- Rispose il rosso cercando di sviare l'argomento della conversazione. Se voleva distrarlo aveva proprio scelto la frase giusta, bastava nominare il calcio che mio fratello non pensava ad altro.

-Ovvio, allora cominciamo!

L'allenamento continuò per circa un'altra ora ed erano tutti sfiniti. Sarebbe stato proprio allora che iniziò il mio lavoro da manager.

-Celia dove sono le borracce?- Chiese Jude sedendosi sulla panchina.

-Non so, le aveva Giulia.- Proprio mentre terminava la frase arrivai correndo con il thermos in mano.

-Ecco qua, ho appena finito di personalizzare le borracce così ognuno avrà la propria e non ve la scambierete. Questo sistema lo utilizzavo anche in Italia, è utile per evitare la trasmissione di microbi e cose del genere, almeno se uno ha il raffreddore non lo attacca a tutti.- Porsi ai ragazzi la propria, sulla quale avevo apposto il rispettivo nome e un disegno relativo ad una loro tecnica.

-Hai avuto una bella idea!- Mi ringraziò Shawn, un ragazzo dai capelli azzurro ghiaccio. Ok, avevo una domanda veloce, ma in quella squadra li avevano selezionati per le abilità calcistiche o per quelle fisiche. Insomma, ce ne saranno stati due brutti in totale. Mi chiedevo se per caso essere fotogenici o aver vinto un quale concorso di bellezza fosse un requisito fondamentale.

-Grazie. Cammy senti mi aiuti a finire di preparare la cena?

-Certo.

Quella sera avevo in mente qualcosa di speciale. Volevo sia onorare la cucina del paese che per cinque anni era stato la mia casa, che mostrare a mio fratello tutto ciò che avevo imparato ai fornelli. Ero migliorata davvero molto dall'ultima volta in cui gli avevo preparato qualcosa. Avrei dovuto stupirlo.

-Lasagne!- Urlò Jack, scaraventando via chiunque si intromettesse tra lui e il suo piatto. Trattenni a stento una risata nell'osservare quella scena.

-Allora sai anche cucinare!- Concluse Axel prendendo posto a tavola.

-Sì, in Italia ho imparato molte ricette.

-Ragazzi ora finite di mangiare e poi andate a letto.- Ordinò l'allenatore. Ma da dove era comparso? Non c'era fino a pochi istanti prima. Temevo che mi sarei presa un bel po' di accidenti con lui in giro, sembrava davvero un fantasma con quel passo felpato.

-Si mister!- Risposero i ragazzi, che appena finirono corsero nelle rispettive camere.

Una nuova managerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora