Prologo.

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                                                                             Arriverà la primavera.



Prologo.


La vita da quindicenne a volte potrebbe non essere così divertente come gli adulti ci promettono che sarà.
Entri in un'età in cui tutto ciò che è sbagliato ti sembra essere giusto e ciò che invece dovrebbe essere giusto diventa automaticamente scontato.
Non è divertente litigare ogni giorno con i tuoi genitori, e non lo è neanche cercare di mantenere salde le amicizie che improvvisamente ti appaiono come gomme da cancellare pronte per essere gettate da qualche parte una volta consumate.
Così come non è divertente essere stanchi di tutto ma al tempo stesso avere voglia di uscire fuori e spaccare il mondo, o desiderare di innamorarti improvvisamente di qualcuno con la consapevolezza che niente sarà destinato a durare troppo.
Se poi vogliamo aggiungere alla lista gli sbalzi di umore, le insensate depressioni occasionali e le numerosissime ansie che ti ancorano al letto buona parte del giorno, be', allora possiamo dire che i quindici anni sono l'anti-divertimento per eccellenza.
Io, ad esempio, ne stavo per compiere sedici, e la mia vita non era mai stata tanto vuota.
Era passata da poco l'estate, e l'estate è quando gli adolescenti vanno al mare e si divertono con i propri coetanei.
L'estate è quando i ragazzi rimorchiano le ragazze e le ragazze rimorchiano i bagnini.
È quando le ore di luce superano quelle notturne e non è obbligatorio andare a letto presto.
L'estate è quando le persone sono felici e si godono le meritate ferie con una nuova sbronza ogni sera.
Insomma, l'estate piace a tutti.

Ma non a me.
Io detestavo l'estate.
Evitare il sole era il mio sport, e non esisteva momento in cui non pensassi a cosa indossare una volta arrivato l'inverno.
La mia estate non aveva previsto mare né piscina, ma solo maglie nere e musica troppo violenta ad un volume troppo alto.
La mia estate si divise in tre orrendi mesi in cui mi esibivo nel niente assoluto, passando dal divano al bagno e dal letto al frigorifero.
Di tanto in tanto mi era capitato di incontrare qualche amico casuale con cui passare un pomeriggio, nel quale mi ero ritrovata ad esplorare negozi di CD e ad oziare sotto l'ombra di un albero nel mio parco preferito.

Se alle volte vi steste facendo un'idea di me, allora posso indovinare che nella vostra mente stia apparendo l'immagine della solita ragazzina punk coperta da un ciuffo di capelli colorati e appesantita da qualche chiletto di troppo pronto ad essere smaltito con un paio di plettrate di elettrica a suon di Green Day.
Ma la verità è che il mio aspetto avrà un ruolo quasi insignificante nella storia che sto per raccontarvi.

Nella mia storia l'estate era finita, e l'autunno aveva già fatto il suo ingresso con i primi venti freddi e i colori caldi dei paesaggi.
E mi sembrava tutto così vuoto, così fermo, così privo di emozioni.
Così...
Triste.
Niente a che vedere con la noia estiva o l'angoscia invernale, era più un susseguirsi di inspiegabili ansie che riuscivano a soffocarmi e al tempo stesso tranquillizzarmi armoniosamente.
Un continuo controsenso, un interminabile circolo vizioso che mi portava a desiderare contemporaneamente sia che quella stagione finisse, sia che invece permanesse.
Un po' come quando sei innamorato.
Vorresti che quei momenti durassero per l'eternità, ma si contrappone la curiosità di scoprire cosa succederà dopo.

E quindi resti lì,ferma, ad aspettare in un limbo ricoperto alla nebbia, abbattuta dal terrore che niente potrà essere più come all'inizio ma sostenuta dalla voglia di andare avanti.



Arriverà la primaveraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora