Sunrise-capitolo breve

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Mi svegliai di soprassalto, ritrovandomi magicamente distesa sul letto di Baylee e circondata da un pungente odore di disinfettante che rinfrescava l'aria.
Mi voltai allarmata, e fui quasi lieta di vedere Allison seduta accanto a me.

«Buongiorno», mi salutò lei, sorridendo.
Ricambiai sia il sorriso che il buongiorno, per poi imitarla e sedermi anche io.
Perché lo aveva fatto?
Sorridermi, intendo.
Perché sorridere ad una sconosciuta?
«Baylee ha detto che molti degli invitati sono già andati via, siamo rimaste noi due e giusto qualcun altro», mi informò poi, parlando come se fossimo amiche da sempre.
«Oh», commentai io, incerta.
Lei continuava a guardarmi, e la soggezione aumentava.
Deglutii, cercando di alzarmi dal letto.
Volevo solo lasciare quella casa al più presto.

«Volevo ringraziarti per stanotte», parlò ad un tratto Allison, ma non feci in tempo a voltarmi che inciampai sulle mie stesse gambe, cadendo rovinosamente sul pavimento. 

Dolore.

Imbarazzo.

Panico. 

Sentii dei passi raggiungermi velocemente, e lo sguardo allarmato della ragazza mi si materializzò di fronte.
Mi aiutò ad alzarmi, e in un attimo eravamo tornate sedute sul materasso.
«Tutto okay?», domandò.
«Sì, tutto okay», ma non era affatto tutto okay.
Io che aiuto una sconosciuta ubriaca a vomitare per poi risvegliarmi al suo fianco in un letto che non è mio, cadendo dolorosamente nel tentativo di andarmene, niente di tutto questo è okay.
Allison, niente di tutto questo è okay.
Ma restai in silenzio, rassicurandola con un sorriso.
Lei sembrò sollevata, e subito ricominciò a parlare.
«Grazie per stanotte», ripeté, e fu carino sentirglielo dire ancora.
Forse il mio gesto non era passato del tutto inosservato, come era solito succedere.
«Non preoccuparti, mi piace aiutare gli altri», dissi, quasi fosse stato scontato.
Allison sorrise ancora, e notai tristezza nelle sue labbra tese.
Sospirai.
«Sarà meglio aiutare Bay a sistemare, non vorrei che i suoi genitori si accorgessero che-», iniziai, ma fui immediatamente interrotta dalla voce della ragazza.
«Tranquilla, ci ho già pensato io mentre dormivi. La casa è apposto», mi spiegò, e rimasi interdetta per qualche attimo.
Era mai possibile che fosse già in forze dopo la nottata che aveva passato a vomitare?
Rimasi sul letto per qualche altro minuto, cercando di fare mente locale e osservando Allison mentre si alzava e camminava verso la porta.
«Ti aspetto in salotto», mi avvisò, e anche stavolta mi chiesi per quale motivo fosse così confidenziale con me.

Quando giunsi anche io in salotto mi ritrovai di fronte una Baylee traumatizzata e scandalizzata per ciò che era successo la sera precedente, affiancata da Maddie e Sarah che se ne stavano invece sedute sul divano insieme ad Evan e ad un'altra ragazza di cui non ricordavo neanche il nome.

Infine Allison, che era scesa dal piano superiore prima di me, si era accostata in piedi ad un angolo della parete a braccia conserte, fissando con sguardo impassibile un punto non definito sul pavimento.

Salutai tutti, e così fecero loro attraverso gesti indifferenti e sbuffi stanchi.

Non mi offesi, la mattina dopo le feste non si poteva pretendere troppo.

Mi limitai quindi a raggiungere Baylee, per chiederle se avesse ancora bisogno di qualcosa oppure se potessi tornare a casa.

Ma lei mi tranquillizzò dicendo che era tutto apposto, e mi congedò dopo avermi abbracciata distrattamente, così come era solita fare al momento degli arrivederci.

Mi infilai il giubbotto che avevo lasciato appeso all'attaccapanni la sera prima, e senza perdere altro tempo feci per aprire la porta e uscire.

"Aspetta!", mi fermò però la voce di Allison alle mie spalle.

"Ti accompagno, devo andare via anche io", disse poi, avvicinandosi mentre si impegnava ad indossare una giacca in pelle nera che le aderì immediatamente al corpo magro.

"Uh, okay", risposi io vagamente sconcertata, ma al tempo stesso felice che si fosse offerta di venire con me.

"Dimmi, dove abiti?", domandò poi, una volta che fummo entrambe fuori, avvicinandosi e mettendosi alla mia sinistra.

"Ad un paio di isolati da qui, verso il parco", risposi indicando la strada di fronte, e il Jersey non mi sembrò mai essere tanto piccolo come in quel momento.

"Perfetto"; commentò lei, "la direzione è la stessa", e mi sorrise.

Non sorrise e basta, mi sorrise.

E così feci io, mi fu istintivo.

Ci incamminammo insieme, e per qualche minuto ci fu silenzio nel tragitto, o almeno fino a quando Allison non decise di fermarsi ad un negozio per poter comprare le sigarette.

La aspettai fuori, e quando uscì non mi sorpresi di vederla già intenta ad aprire il pacchetto e ad estrarne una.

"Vuoi?", chiese poi porgendomi l'acquisto appena fatto.

Scossi la testa, fumavo solo in momenti particolarmente nervosi, e solitamente non in compagnia. Non mi piaceva farlo, lo ritenevo solo un metodo efficace per sentirsi stupidi e leggeri per qualche istante.

Allison fumava in modo davvero affascinante.
O per meglio dire, quella ragazza era affascinante in tutto ciò che faceva.

Lo era quando camminava, o parlava, o semplicemente si portava una mano alla fronte per portarsi indietro i capelli corti e ricoperti dalla tinta nera.

"Casa mia è da quella parte", disse ad un tratto la ragazza una volta arrivate davanti ad un bivio.

"Dobbiamo dividerci", aggiunse poi, quasi come a farmi notare l'ovvietà della cosa.

Annuii, e fui sorpresa di sentirmi dispiaciuta a doverla salutare.

"Be', allora ci vediamo...", iniziò.

"Wynter. Wyn, se ti fa schifo il nome intero", spiegai.

Lei sollevò un sopracciglio.

"È il tuo nome, perché dovrei modificarlo?", domandò.

Deglutii.

Non feci in tempo a rispondere che Allison si era già avvicinata per porgermi entrambe le guance, prima la sinistra, poi, subito dopo, la destra.

Era quel tipo di saluto che tutte le mie coetanee facevano per sentirsi adulte.

Ma c'era qualcosa di più, quella volta.

Respirai profondamente, mentre lei si allontanava, e capii.

Il profumo.

Non era il classico odore fastidiosamente aromatizzato e dolcissimo di cui le altre ragazze si ricoprivano, spendendo inutilmente centinaia di dollari in insulse boccette di essenze fabbricate in chissà quale parte del mondo.

No, Allison profumava di qualcosa di nuovo, di qualcosa di vero.

Non si era spruzzata niente di chimico addosso quella mattina, a casa di Baylee, aveva solo indossato vestiti appena lavati dopo essere uscita da una vasca sommersa da bagnoschiuma e shampoo per capelli.

Quella ragazza profumava di semplice purezza femminile.

In pochi secondi, Allison stava già camminando per la sua strada, accendendosi una nuova sigaretta e sollevando lo sguardo al cielo per rilasciare il fumo grigio e denso.

Ed io, immobile sul marciapiede, contavo i battiti del mio cuore chiedendomi come si ricominciasse a respirare.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 01, 2017 ⏰

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