Irene o la vanità

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Irene si amava tanto. Il che non è male, ma qualsiasi cosa portata all'estremo è negativa. Ecco, potremmo dire che Irene si amava troppo.

Dio solo sa le innumerevoli ore passate a sistemarsi davanti allo specchio, ogni capello, ogni singolo capello doveva essere perfetto. Era capace di rimanere chiusa in casa per giorni se la mattina si svegliava con una macchiolina rossa sul viso. I lunghi capelli castani venivano trattati con prodotti costosissimi e così anche la sua pallida pelle. 

A scuola la adoravano tutti e va detto che Irene era una ragazza molto popolare nel paesino dove abitava e in quelli limitrofi. Ciò comportava che ogni ragazza della scuola volesse diventarle amica. Inoltre, spesso si trovava nel corridoio circondata dai ragazzi. Ah, in quanti le facevano la corte! Erano tutti ai suoi piedi, ma a lei interessava solo se stessa. Di tutte quelle ragazze e ragazzi a lei non importava. Non solo perché lei si bastava così, ma anche perché Irene era una ragazza intelligente e aveva capito il doppio gioco che stavano cercando di fare tutti: le persone intorno a lei la utilizzavano per "scalare" la "montagna della popolarità". Questo Irene l'aveva capito e preferiva rimanere da sola piuttosto che cedere alla pesante solitudine e accettare qualche falsa amicizia. 

Ma la solitudine fa male e appena arrivò l'occasione, Irene si buttò nella prima esperienza di amicizia. Irene vide infatti nella figlia dei nuovi vicini una potenziale amica e, dopo essersi sistemata per bene, decise di suonare al suo campanello. <<Forse mi apprezzerà per quello che sono e non per chi sono>>, si ripeteva mentre cercava di accumulare tutto il coraggio dentro di sé per farsi avanti. Alla fine trovò il coraggio e, cinque minuti dopo, Irene e Diletta erano in camera di quest'ultima a parlare. Diletta era una coetanea, aveva i capelli lunghi e color oro, gli occhi color nocciola e un fisico slanciato che avrebbe fatto invidia a chiunque. Mentre parlava con la nuova amica, Irene cominciò a sentirsi inferiore per la prima volta. Soprattutto cominciò a vedere un'altra persona come potenziale nemica. Cosciente dei suoi sentimenti, decise che reprimere tutto fosse la scelta giusto. Alla fine, Diletta se ne fregava della popolarità di Irene, era -quasi- perfetta come amica! 

Nonostante cercasse in tutti i modi di nascondere le emozioni verso Diletta, sembrava che quest'ultima stesse cominciando a capire e iniziò a provare lo stesso verso Irene. Tra le due, ora, si combatteva una lotta invisibile che nessuna sapeva l'altra stesse combattendo e il vincitore sarebbe stato nominato "il migliore". Perché è di questo che sto parando in questo racconto: essere il migliore è meglio dell'avere qualche amicizia. Vincere è importante. 

Al compleanno di Irene erano invitate dieci persone tra le quali anche Diletta, ovviamente, che, oltre a portare la sua sprizzante personalità, portò uno specchio come regalo per l'amica. Irene rimase colpita nel vederlo. Tutti quei dettagli... era sicuramente uno specchio costoso! Sul biglietto che Diletta diede a Irene poco dopo c'era scritto: Da usare nei momenti in cui ti sentirai piccola piccola. Che bello! Che bel pensiero, davvero! Irene lo appese sopra la scrivania in camera sua e ogni tanto ci passava davanti e si sistemava i capelli. Finalmente cominciò a vedere Diletta come una sua pari e qualsiasi desiderio di competizione sparì. L'amica, invece, non voleva lasciar perdere e sembrava esser molto fiera del regalo fatto, ma perché? Così felice per un semplice specchio? Sembrava strano. In effetti Diletta non voleva altro che la sconfitta definitiva di Irene e non si accontentava di un ritiro. 

Esattamente un mese dopo il compleanno, le ragazze uscirono in una soleggiata mattinata per fare alcune commissioni. Nel frattempo si fermarono in un negozio di vestiti e cominciarono a provarsi tutto. Nel vedere come a Diletta stesse tutto a pennello, Irene cominciò a sentirsi di nuovo inferiore e quel senso di competizione fece ritorno. Proprio questo voleva Diletta, perché alla fine non puoi battere qualcuno che ha abbandonato. 

Tornata a casa, piccola piccola, Irene si sedette alla scrivania guardandosi nel nuovo specchio. <<Perché??? -urlava- Perché lei sì ed io no? Chi è davvero la più bella?>>

Come se avesse pronunciato un incantesimo, i lunghi capelli cominciarono ad essere attratti verso lo specchio e dopo di essi anche la testa il collo e tutto il corpo della povera ragazza che ormai era sparita dentro l'oggetto che possiamo chiamare "magico". 

Dopo un anno, le ricerche vennero interrotte e Diletta, ascoltata dalla polizia migliaia di volte, tornò nel suo paese natale, a poche ore di distanza da lì, soddisfatta di essere "la migliore". 

E così finisce la storia di Irene, risucchiata dal suo stesso ego.

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