"La voce della musica
risuona nelle menti
e nelle anime arde
il fuoco del cambiamento!
[...]
Astrattismo emotivo.
O teatrale silenzio."
(AliceVarenna, La Porta Albina)
Gilda sbatté le palpebre, forse più perplessa che impaurita. Scrutò la canna della pistola puntata nella sua direzione e poi sollevò nuovamente lo sguardo su Salieri. «Sei impazzito?» Mai e poi mai avrebbe immaginato di assistere ad un tale spettacolo. «Che cosa stai...»
«Ti ho messa di fronte a una scelta» ripeté l'italiano, senza allontanare d'un millimetro il dito dal grilletto. «Una scelta dalla quale non puoi scappare. Quindi fatti coraggio e sbrigati a decidere, che ho altro da fare che stare qui ad aspettarti.»
Gilda rimase immobile per qualche secondo, cullata dal battito regolare del suo cuore. Non aveva paura: sapeva che Salieri non l'avrebbe mai uccisa. Perciò si limito a sorridere e a scostarsi i capelli dal viso.
«Credi che sia un gioco?» Salieri tamburellò l'indice sul metallo dell'arma. «Credi che per me sia tanto difficile spararti e riportare il tuo cadavere al manicomio, pagando herr Krautz per insabbiare il fatto? Questa non è una tragedia del Burgtheater, Gilda, ma ti assicuro che può diventarlo. Basta un unico passo falso.»
Il sorriso di Gilda si tramutò all'istante in una smorfia furibonda. «Dovevi lasciarmi là» sibilò, la gola improvvisamente in fiamme e le palpebre socchiuse per trattenere le lacrime. «Perché mi hai portato qui? Io...» Sollevò il braccio fino a sfiorare la canna della pistola col polso fasciato. «Io me ne stavo andando!»
«Ah, finalmente la verità sul Diamante di Vienna!» sbottò Salieri. «La vita non le interessa più e ha fretta solamente di lasciarla...» Il suo ghigno glaciale parve raggelare l'intera camera da letto. «Allora di certo non le dispiacerà se rimedio al mio errore, vero?»
Gilda non trovò le parole per replicare. Dov'era finito quel sadico, disperato coraggio che l'aveva convinta a tagliarsi le vene per ben due volte? Dov'era finita la sua leggendaria freddezza? «La mia vita ha smesso di avere senso già da parecchio...» mormorò, come per convincersene una volta per tutte. «Sono nata per cantare e non posso più farlo.» Quando incontrò lo sguardo impassibile di Salieri, la sua voce si fece graffiante d'odio e di rimpianto: «Che cosa faresti tu se ti tagliassero le dita, compositore di corte? Vorresti continuare a vivere anche senza poter suonare? Davvero lo vorresti?»
«Qui non si parla di me, ma di te» ribatté Salieri. «Credi davvero che la tua vita sia già finita? A sedici anni d'età?» Scosse la testa. «Sei solo una bimba capricciosa a cui è stato appena tolto il giocattolo preferito.»
Gilda dovette conficcarsi le unghie nei palmi per non cedere all'impulso di gettarsi sull'italiano. «Giocattolo...?» ripeté. «Tu stai paragonando il mio unico talento... ad un giocattolo?» Avanzò di alcuni passi, fino a che non avvertì la canna della pistola sfiorarle la fronte. «E sentiamo, quando è stata l'ultima volta che hai visto un giocattolo mandare in visibilio l'intera Vienna?»
Salieri non accennò a levarle l'arma dal viso. «Stai continuando a temporeggiare, Gilda. Adesso è arrivato il momento di scegliere.» Sarebbe stata sufficiente una sola, piccola contrazione dell'indice per farle schizzare il cervello sulla parete della stanza. «Dimmi che hai paura di morire. Dimmi che ti è rimasto ancora qualcosa da perdere e da difendere in questo mondo.»
Gilda si vide riflessa negli occhi di Salieri e non ebbe la forza di rispondere. Che cos'era diventata? Lo spettro di se stessa. Una farfalla retrocessa a larva. Una creatura priva di scopo.
Il suo sguardo tornò meccanicamente ad accarezzare le pareti tappezzate di manifesti, passando in rassegna i volti delle stelle dell'opera. Tutte donne che Gilda aveva disperatamente invidiato, inseguito e poi superato. Tutte tranne una.
«Dimmi che hai ancora una persona che desideri vedere.»
Socchiudendo gli occhi, Gilda rivolse lo sguardo all'ultimo quadretto, una copia esatta di quello che, da bambina, aveva appeso alla parete della sua camera all'insaputa di suo padre. Il ritratto del suo idolo parve restituirle l'occhiata.
Lei era là, eternata per sempre sulla carta ruvida, i capelli rossi dipinti con una foga quasi animalesca dal pittore anonimo. Tendeva a Gilda le braccia dal palco già invaso di fiori, sorridente come da norma. Le labbra socchiuse – appena accennate da una pennellata scarlatta – lasciavano immaginare una melodia lontana, nostalgica, che l'udito non poteva di certo percepire.
«...Rosso.»
Salieri corrugò la fronte. «Come hai detto?»
«L'Usignolo Rosso.» Gilda inspirò forte; una, due, tre volte sotto gli occhi immobili della sua dea. La gola le bruciava anche più di prima, ma aveva smesso di badarvi. «Voglio rivedere... l'Usignolo... Rosso.»
La risata di Salieri la riportò bruscamente alla realtà. «Ci avrei scommesso!» Abbassò di colpo la pistola e voltò la testa verso il ritratto. «Anche se pensavo che i vecchi amici avrebbero avuto la precedenza sull'inarrivabile angelo del Burg.»
«Amici?» borbottò Gilda. Non che ne avesse mai avuti molti, ma non ricordava un solo nome riconducibile a quella categoria. Prima di tentare di distruggere se stessa aveva cercato di distruggere il suo passato, e a quanto pare se l'era cavata egregiamente.
Salieri la guardò interdetto per qualche secondo, poi scosse la testa. «C'è una ragazza che ha continuato a chiedere di te per mesi, sai?»
Gilda si sforzò di ricordare. Frugò nella memoria alla ricerca di un nome, di un volto, di un colore familiare. Nulla. Era come vagare in un limbo d'immagini indistinte e grigiastre. Possibile che il dolore l'avesse prostrata a tal punto?
«Franziska Rusdorf» sillabò lentamente Salieri. «Ti ricorda qualcuno?»
Gilda spalancò gli occhi. Franziska. Franziska Rusdorf. Sì, aveva già sentito il suono di quel nome e sì, ricordò anche di averlo pronunciato diverse volte; ma niente di più. «Perché... perché mi ha cercato...?»
«Oh, questo dovresti chiederlo a lei, non ti pare?» Salieri si avviò verso la porta spalancata, dirigendosi verso la luce che ormai aveva conquistato gran parte della stanza. Si attendeva d'esser seguito a ruota, e quando si voltò e vide Gilda ancora in piedi accanto alla finestra si lasciò sfuggire un sospiro seccato: «Sveglia, ragazzina. Hai una missione da portare a termine!»
«Missione? Ma cosa...» Gilda ingoiò un'altra abbondante porzione di domande senza risposta, prima di sbottare: «Tu mi devi ancora dire che diavolo vuoi da me!»
Soltanto il silenzio parve udirla, perché Salieri era già scomparso.
E Gilda non poté far altro che avvicinarsi alla porta, sporger fuori la testa e muovere il suo primo passo oltre l'uscio.
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Killing Mozart (#Wattys1782)
Historical FictionVienna, 1782. Non vi è nulla di peggio per una cantante d'opera che perdere la propria voce al culmine della carriera. La sedicenne Gilda von Essenbeck, prima che le venisse diagnosticata una grave infezione alle corde vocali, era la più giovane e...