Urla.

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Stefano's pov.

Gli eventi sono qualcosa di meraviglioso. Si incontrano migliaia e migliaia di fan, e sembra di essere totalmente fuori dal mondo, è qualcosa di assurdo.

Assurdamente meraviglioso.

Però sono senza dubbio stancanti! Si fanno ore di viaggi, si sta ore in piedi, e ritorniamo sempre con tantissimi pacchi, da dover anche sistemare a casa.

Antonello camminava davanti a noi verso il parcheggio interno del centro commerciale, totalmente deserto, mentre noi parlottolavamo tra di noi, creando un basso rumore di sottofondo.

Tutto venne interrotto da un urlo.

Voce femminile, alta, palesemente impaurita.

Che cosa stava succedendo?

Tutti e cinque finimmo sull'attenti, il mio sguardo vagò lungo l'intero parcheggio, per poi soffermarsi sull'angolo più buio di esso, nel quale si formarono due sagome.

Indicai quella zona, e tutti e cinque corremmo lì.

Il cuore mi andava a tremila, ero stranamente terrorizzato, che situazione era mai questa?

Una ragazza era letteralmente spremuta contro il muro da un ragazzo. Reggeva in mano una bottiglia spaccata.

Non si riusciva a distinguere il viso della ragazza, dato l'uomo che si ergeva di fronte a lei.

Con una forza a dir poco sovraumana, Antonello scaraventa letteralmente via l'uomo, e noi, veloci come fulmini, riusciamo a portare via la ragazza da quel vero e proprio incubo.

Cercai di svegliarmi dal mio stato di trance. Va tutto bene Stefano. Tu stai bene. La ragazza sta bene. Stai calmo.

Era ferita lungo la guancia. Quello psicopatico (perché non credo ci siano ulteriori termini per descrivere persone simili) doveva averla colpita con la bottiglia.

La ragazza stava unicamente tremando.

Ha i capelli scuri parzialmente raccolti, e degli occhi verdi grandi ma colmi di lacrime.

"Ehi.. è finita. Ci siamo noi qui con te. E' tutto apposto." Giuseppe le poggiò una mano sulla spalla e la ragazza sospirò rumorosamente, avvicinandosi a lui.

E ad un tratto, pianse silenziosamente, come se nemmeno volesse darci fastidio.

Giuseppe la abbracciò. In silenzio.

Mi guardai intorno, e notai Sascha abbassarsi verso la ragazza con una bottiglietta d'acqua in mano, e Salvatore con delle dita sulle labbra, impietrito, preoccupato.

Io ero nella sua stessa situazione, non sapevo come muovermi, cosa fare.

Quando la ragazza si allontana da Giuseppe, da sotto il suo cappotto scorgo la nostra felpa, e la prima cosa che mi viene da chiederle è:

"Eri.. qui per noi?"

I ragazzi mi fissano con fare ovvio, come a dire 'Idiota, sicuramente non ha la nostra felpa QUI e OGGI unicamente per bellezza.' Ed effettivamente non avevano tutti i torti.

La ragazza annuì, per poi fare un mezzo sorriso a Sascha, come per ringraziarlo, e infine bere l'acqua da lui offertagli.

I suoi occhi verdi ci scrutano tutti e quattro, e infine dalle sue labbra esce un flebilissimo:

"Grazie, ragazzi."

Senza aggiungere altro, le sue intenzioni erano in teoria quelle di alzarsi e sgattaiolare via dalle grinfie dei Mates.

Giuseppe non si consultò nemmeno con noi, ma essere Mates –Veri amici – significa anche questo: capirsi senza neanche parlare.

Con tono amichevole, ma quasi severo e perentorio (da buon papà Vegas) disse:

"No, sicuramente non ti lasciamo andare via sola dopo tutto questo casino. Le nostre intenzioni erano quelle di mangiare sushi questa sera. Lo facciamo sempre, qui. Devi unirti a noi."

Nella testa della mora iniziarono a fluire insieme un mare di pensieri. Ma era ancora presente lo shock di quel momento.

Così annuì ancora, e Sascha –se non ci fosse Sascha! – disse, con un sorriso a 32 denti, nei confronti della ragazza ancora misteriosa:

"Sentiremo mai la tua voce? Sascha, piacere!"

Allora la ragazza sorrise, e in men che non si dica si trovò le nostre quattro mani tese verso di lei.

Lei rise, strinse le mani a tutti e quattro e con un viso decisamente più sereno del normale, disse: "Andrea, piacere mio."


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