The priestess

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Io avevo detto che non volevo più farlo, che ero stufa, che non ce la facevo più.

Ho chiesto loro aiuto solo una volta e da allora mi hanno costretta a fare cose orribili.

Da qualche mese mi sono trasferita in una nuova città, non ho amici e non voglio farmene, ma loro la pensano diversamente. Continuano a ripetermi "o loro o te", ma io non posso farlo, non di nuovo, non anche in questa città.

Ho spiegato la mia situazione, che non conosco nessuno, che quindi per me è difficile fare quello che mi chiedono, ho detto che mi serve tempo. E loro hanno acconsentito: mi daranno sei mesi.

Ed ora mi trovo qui, allo scadere del tempo. Mi sono presa la serata libera così ho potuto invitare delle amiche a casa.

Ho preparato tutto, sei cuscini, sei candele, sei ciotole, sei tuniche di candido cotone, un coltello... Dovevo preparare solo per uno, ma ho dovuto pagare il prezzo dei sei mesi di tempo.

Le mie amiche arrivano, sono pronte a "giocare con gli spiriti", per loro è tutto un gioco.

Povere illuse, dice uno di loro, la sua voce come un rivolo gelato mi fa rabbrividire. È uno di quelli che mi sta sempre più vicino e mi sussurra spesso all'orecchio. Sarà lui a guidare il rito stanotte.

Spiego brevemente qualche dettaglio alle mie amiche, nei loro occhi vedo l'eccitazione e la curiosità nei confronti di questa pratica proibita.

Peccato che non durerà ancora molto.

Inizia il gioco...

Sussurro parole cariche di potere, parole con cui offro le anime delle mie amiche in sacrificio. E loro restano incantate ad osservarmi non capendo a cosa andranno incontro. Accendo le candele e una ad una le passo alle ragazze. Dico loro di posizionarle sul pavimento. Mi taglio il palmo della mano e raccolgo il mio sangue con un pezzo di tessuto che poi brucio tenendolo davanti a me, all'altezza del viso. Non arrivo a bruciarmi perché appena il fuoco divora il mio sangue una folata di vento lo spegne. Le ragazze guardano sbalordite, sui loro volti inizio a leggere preoccupazione. Ed è normale, è sempre così.

Restiamo in silenzio, in attesa.

Mary grida, la sua candela si è spenta. Dice di sentire una presenza alle sue spalle, una ciocca dei suoi capelli si muove, ma in casa non c'è nulla che crei spostamenti d'aria. Ora è pallida e immobilizzata dalla paura, o almeno lei crede così. È stata scelta da uno spirito.

Anche le altre ragazze sono immobilizzate, ogni spirito ha scelto la sua vittima e le candele ora sono tutte spente.

Prendo il coltello e le guardo tutte negli occhi: sono colmi di terrore e mi interrogano, vogliono capire. Le lacrime iniziano a rigare loro le guance quando realizzano che non hanno via di scampo.

Si riaccende una candela, lei sarà la prima. Mi avvicino. Il coltello taglia facilmente la pelle sottile del collo e mi affretto a raccogliere il suo dono. Quando la ciotola è piena la poso a terra. Il corpo senza vita cade senza mai toccare il pavimento e viene trascinato via. Sento un urlo che presto viene strozzato, a loro non piacciono le grida. Non guardo in faccia le mie amiche, ma so che stanno tremando e le sento piangere, cercando di capire perché tutto questo stia accadendo a loro. O meglio, perché io lo stia facendo.

Le restanti cinque candele si accendono, una dopo l'altra consegnando tutte le ragazze allo stesso destino.

Sei ciotole piene di liquido vermiglio sono poggiate sul pavimento. Dopo qualche secondo le vedo svuotarsi del loro contenuto.

Sento un vuoto dentro, come ogni volta. Le mani sporche di sangue, il coltello ancora in mano. Un pensiero mi solletica la mente "se la facessi finita?". La mano ha un fremito, questa volta penso di poterlo fare. Faccio un respiro profondo, porto il coltello al ventre ma, prima che io lo affondi, una mano mi blocca. Riconosco subito la sua presenza, sento il suo respiro sul collo e l'altra mano che mi cinge la vita.

Non farlo, ho fatto molta fatica per trovare una persona fedele come lo sei tu. Non posso permettermi di cercare una nuova sacerdotessa, non vorrai farmi faticare, vero?

La voce suadente, le sue labbra vicine al mio orecchio e poi sul mio collo mi fanno impazzire. Ho fatto quello che voleva, così come tutte le altre volte e ora aspetto il mio premio, l'unica cosa che mi spinge a continuare a seguire i suoi ordini.

Lento si porta davanti a me, togliendomi di mano il coltello con cui si fa un leggero taglio sul collo, per poi inclinare la testa invitandomi a banchettare. È questo il mio premio, lui è un demone evocato dal mio sangue e il suo sangue mi allunga la vita o, più che altro, rallenta il mio invecchiamento: ho l'aspetto di una ragazza di 22 anni, ma in realtà ne ho già un centinaio.


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