<<Signorina Blackfeather>> che cognome bizzarro, pensò il poliziotto, poi riprese. <<Lei è qui perché considerata colpevole dell'omicidio di 14 persone e il tentato omicidio di quella che sarebbe stata la quindicesima. Ha qualcosa da dichiarare?>>
<<37>> disse con voce annoiata.
<<Come prego?>>
<<Ho detto 37.>>
Era scocciata, stava solo sprecando minuti preziosi.
<<37 cosa? Forza non mi faccia perdere tempo e mi dica chi l'ha mandata per questi omicidi. Per chi lavora?>>
<<Nessuno la conosce, ma prima o poi tutti siamo destinati ad incontrarla.>>
<<Le piacciono le cose contorte, eh signorina?>>
<<Sì, non mi dispiacciono>> disse con un sorriso compiaciuto sul viso.
<<Non mi prenda in giro!>> urlò l'uomo sbattendo un pugno sul tavolo. Riprese il controllo di se stesso e dopo essersi passato una mano sul viso riprese a parlare.
<<Incontrarla, dice, eh. Quindi è una donna. Quanto la paga? Lo fa per soldi, vero?>><<Nessun pagamento>> rispose lei con tono offeso. I soldi non le interessavano, le cose materiali non avevano alcun significato per lei.
<<Allora perché lo ha fatto? Perché ha ucciso 14 persone innocenti?>> marcò le ultime parole cercando di farla sentire in colpa. Il viso del poliziotto era paonazzo, doveva essere molto alterato.
Potrebbe venirgli un infarto se continua così, pensò lei.
<<37>> ripeté. Disse solo questo, nient'altro.
<<37 cosa? Risponda alle domande senza troppi giochetti. Avanti!>>
<<37, non 14. E tenendo conto delle morti naturali, 42>> il poliziotto la guardò con occhi sbalorditi. Non poteva credere alle sue orecchie: aveva davanti a sé una ragazza minuta, alta un metro e sessantacinque al massimo, capelli biondo cenere con una ciocca laterale di colore rosa elettrico che si presentava e poi scompariva nella treccia che ricadeva sulla spalla sinistra della ragazza stessa. Occhi verdi, una corporatura nella media. La pelle perfetta la rendeva simile ad una bambola, le caratteristiche fisiche la rassomigliavano ad un angelo, ma gli indumenti la tradivano: jeans neri strappati in più punti, canotta nera coperta da una felpa con cappuccio grigia scura e giubbotto in pelle nero. Un guanto senza dita di rete nero copriva la mano destra, le unghie dipinte con uno smalto dello stesso colore. Ai piedi calzava stivali bassi con una suola spessa, pieni di borchie e catenelle in metallo. L'unico punto di colore era una campanellino argentato, legato al suo polso da un nastro rosso. Il campanellino non emetteva nessun suono, forse perché si trovava in una specie di bolla di plastica, quasi come fosse un personaggio di quelle palle decorative natalizie, di quelle di vetro con la neve dentro.
<<Mi sta forse dicendo che lei avrebbe ucciso 37 persone? Lei è pazza.>>
Le ultime parole uscirono quasi come un sussuro. Si alzò poi dalla sedia. Si era lasciato scappare quell'ultima frase, il che indicava che era veramente distrutto. Quel caso lo stava facendo impazzire da settimane. Già era preoccupante sapere che il killer aveva ucciso 14 persone. Era stato uno shock scoprire che il responsabile era una giovane ragazza. Ed ora era venuto a sapere che le vittime erano 37, o meglio 42? No, non poteva reggere quella notizia. E men che meno la frase seguente.
<<Ho risposto da brava alle sue domande, ora posso andarmene? Avrei delle commissioni da fare>> disse la ragazza alzandosi, dopo aver guardato il campanellino legato al suo polso.
Il poliziotto non seppe mai cosa lo spinse a fare quello che fece.
Appena intravide i movimenti della ragazza la afferrò e la spinse contro il muro della stanza.
<<"Delle commissioni da fare"? Ma si rende conto della gravità della situazione? Lei è una pazza omicida, ha ucciso più di 40 persone e non sembra minimamente scossa o pentita da ciò. E le sue parole quali sono? Mi chiede di lasciarla andare!? No, no, lei non va da nessuna pa-.>> il poliziotto non finì mai la frase. Di colpo mollò la ragazza e si strinse le mani alla gola, sembrava che qualcosa lo stesse soffocando, ma sapeva che erano solo loro due nella stanza. Non capiva cosa poteva essere. Si ritrovò costretto e seguire quella forza invisibile, arretrando e allontanandosi dalla ragazza, che dopo essersi aggiustata la giacca e una ciocca di capelli ribelle, riportandola dietro all'orecchio, si avvicinò all'uomo, ormai quasi prossimo alla morte.
<<Non è ancora giunta la tua ora, per questo ti lascio andare, non mi va di fare del lavoro extra e lei non ha fatto il tuo nome.>> Detto questo se ne andò, liberando il poliziotto da quella morsa invisibile.
Si dice che in certe situazioni ci si ritrovi faccia a faccia con la morte.Quel poliziotto quella sera ci andò vicino. Non era la morte in persona, ma uno dei suoi più stretti collaboratori: un angelo nero.
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RandomCome vedete dalla categoria, raccoglierò in questo "libro" idee casuali. Potranno toccare qualunque genere, ma credo che -almeno le prime- saranno di un genere tendente all'horror, un po' inquietanti. Quindi buona lettura e... I wish you shiver down...