Cap. 4 Fuga e... Angelo o Caduto?!

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P.O.V. Samir

Sì è vero è stato decisamente da vigliacchi e da demoni inferiori scappare a quel modo, ma quella creatura per noi non era mai esistita... fino ad ora. Certo l'avevamo trovata all'interno del libro delle creature sovrannaturali, ma le Gorgoni erano considerate delle leggende vere e proprie, nessuno ne aveva mai visto una e non eravamo di certo preparati ad affrontarne una nell'immediato, dovevamo trovare una soluzione e la cosa sarebbe andate per le lunghe.

Rientrammo in casa di corsa e ci guardammo in volto, avevamo gli occhi spalancati e rossi, tutti avevamo avuto la stessa reazione di fronte a quella "cosa" e ci stavamo vergognando come pochi, volevamo sotterrarci sotto quaranta metri di cemento per quella figura che avevamo appena fatto ed il danno sta che alla fine di tutto ci prenderemmo anche il cazziatone da Sua Maestà – da notare il sarcasmo – Lucifero.

Dovevamo tirare a sorte chi lo avrebbe convocato e chi avrebbe fatto da portavoce per tutti, ma le lavate di capo non ce le avrebbe tolte nessuno, forse potrebbe essere più clemente visto che ci siamo trovati davanti a qualcosa di non proprio comune, come invece potevano essere vampiri e licantropi ed altre strambe creature presenti al mondo. Adesso gli altri stavano decidendo chi avrebbe invocato Lucifero, io non ero compreso siccome l'ultima volta lo avevo convocato io.

Alla fine Ekaterina fu selezionata per disturbarlo e ci traferimmo tutti nella camera nera, che era adibita come tramite, lo utilizzavamo per spostarci dagli Inferi alla Terra e viceversa e anche per portare le anime ai loro gironi. Accidia cominciò la sua cantilena in latino creata apposta per le situazioni di emergenza e come se nulla fosse Lucifero ci apparì davanti, fumante di rabbia. Diciamo che come inizio era promettente.

Ekaterina cominciò ad elencare tutto ciò che era successo in quei giorni – compreso quell'assurdo episodio di energia che arrivava il primo giorno che eravamo sulla Terra, io avevo intuito fosse un drago, ma l'aura emanata era diversa ma in qualche modo identica a quella di un drago, quindi questa supposizione l'avevo tenuta per me – ed l'aria incazzata ed annoiata di Lucifero cambiò repentinamente, trasformandosi in curiosa ed interessata, si fece dire tutto con esattezza ed estrema chiarezza. Una volta finito il discorso sbuffò sonoramente, con uno schiocco di dita si cambiò in abiti consoni alla Terra e dandoci dei deficienti – usando un aggettivo più carino? – uscì dalla casa lasciando tutti noi basiti.

P.O.V. Lucifero

<< Siete degli emeriti coglioni... ed io dovrei lasciare il regno in mano a voi? Che il Diavolo me ne scampi. >> dissi con evidente sarcasmo a quelli che dovevano essere i miei demoni più potenti, si vede che l'aria della Terra li aveva totalmente rincoglioniti, altrimenti non ho una spiegazione logica per tale stupidità. Sbuffando dal naso uscii da quella casa e mi avviai verso il negozio che mi avevano indicato. E brava la nostra cara Medusa, come nascondersi in piena vista, è sempre stata brava in questo lo dovevo ammettere. In una manciata di minuti arrivai di fronte all'entrata del negozio il "Medusa's Shop", scossi la testa per la non fantasia di quel nome e sottolineo la parola non.

Entrai sbattendomi la porta alle spalle, sibili seguirono subito dopo ed una risata cristallina si avvicinò lentamente a me. In tutti i millenni che la conoscevo quella creatura non faceva che stupirmi, e riuscire a stupire il Diavolo in persona era molto raro. Sentii un corpo strisciare sul pavimento e dopo un po' la testa di Medusa comparì al contrario di fronte a me. I suoi occhi serpentini non avevano il potere di pietrificarmi, cosa assai strana – a meno che non sei nato da un incrocio di Gorgone e umano o Gorgone e altra razza – sorrise con i canini sporgenti e la lingua saettò fuori biforcuta. Scossi la testa ridendo.

<< Ciao Eva >> la salutai con evidente ironia nel tono della voce, sapevamo entrambi che quel nome era solo uno dei tanti che ha avuto come copertura. Medusa si lasciò cadere in avanti atterrando sulle braccia in metallo, si rialzò con uno scatto serpentino e mi avvolse con la sua lunga e massiccia coda, strinse leggermente la presa e si aprì in una piccola risata.

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