A Hurricane for Christmas (pt.2)

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2. Rebel rebel, how could they know?


Clair non fu disturbata per le successive quattro ore: ebbe tutto il tempo di sistemare la poca roba che si era portata nell'armadio, scoprire dove fosse il bagno per darsi una rinfrescata e rilassarsi dal tour de force compiuto quel giorno: da Bourg-en-Bresse a Lione, da lì a Londra, e dall'aeroporto a Garden Lodge, nonostante la destinazione finale non fosse quella.

Il letto era adiacente alla finestra, così, sedendosi all'estremità, poteva ammirare i vari giardini delle altre ville. Non credeva che ci potesse essere così tanto verde fuori dai parchi famosi come Hyde Park o Holland Park, l'ultimo dei quali era abbastanza vicino alla sua posizione, da come ricordava sulla cartina.

Voleva stendersi sul letto, così rese l'unico romanzo francese che si era portato, Madame Bovary, e si calò nelle vicende di Emma Rouault.

Alcuni dei suoi coetanei potevano definire quel libro una noia mortale, ma se c'era una cosa su cui Clair poteva andare fiera era la sua affezione per i classici, e quello di Flaubert era senz'altro uno dei suoi preferiti.

Non era la prima volta che leggeva quel libro; sapeva già, infatti, che Emma si sarebbe uccisa con l'arsenico e che sarebbe morto a sua volta il marito, ma ogni volta che prendeva in mano l'opera era come se non avesse mai letto ciò che era scritto nelle pagine.

Verso le otto, qualcuno bussò alla sua porta, e, abituata a sua madre che a casa ripetutamente entrava nella camera senza il suo permesso, Clair non rispose, lasciando a chiunque fosse la possibilità di entrare autonomamente.

Peter aprì così la porta molto lentamente, sorridendo alla ragazza.

—Ciao, Camille. Cosa fai? — chiese delicatamente.

Clair guardò il libro. —Preparo una torta — rispose canzonatoria.

Il sorriso di Peter a poco a poco si spense, ma ciò non mise affatto a dura prova la sua pazienza. —Scusami tanto se non avevo notato il libro. Ad ogni modo, è quasi pronta la cena, e ho pensato che avrei potuto farti fare un giro per mostrarti un po' la casa.

Clair annuì, lasciando il libro sul letto e dirigendosi verso l'uomo.

—Tu sei quello con il nome da donna, giusto? Phoebe? — chiese lei, indicandolo.

—Esatto. Proprio io. Avevi qualche dubbio? — l'uomo ridacchiò.

—No, è che vi somigliate quasi tutti in questa casa. È una delle impressioni che mi sono fatta fino ad ora — spiegò.

—Ed è un'impressione ottima, secondo me. Il settantacinque percento degli abitanti di questa dimora porta i baffi.

Peter indicò a Clair il resto delle camere da letto, che spettavano a lui e a Joe, più la suite di Freddie, dove ovviamente dormiva anche Jim.

—Deve essere qualcosa di gigantesco! — esclamò la biondina, riferendosi all'ultima camera —Secondo te Freddie mi darebbe il permesso di vederla?

—Be', non c'è nulla di segreto, quindi penso che potrei mostrartela anche in questo preciso istante.

—Come? Hai il permesso di entrare?

Peter cominciò a ridere. —Ricordati che sono anche suo amico, oltre che al suo assistente, e si fida ciecamente di me. Poi, come ti ho già detto, non c'è nulla di top secret.

Clair saltellò felice, e i due si avvicinarono alla camera più grande.

Quando Phoebe bussò, qualcuno dentro diede il permesso di entrare, e Clair fece il suo ingresso nella stanza, scorgendo Freddie mezzo disteso su un enorme letto intento a leggere quelle che sembravano essere delle cartoline.

Christmas Tales (a Queen stories collection)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora