Capitolo 2 - L'incantesimo antico

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Il mangiamorte gobbo e incappucciato continuava la sua camminata. Era da due giorni che camminava e sapeva perfettamente di non potersi fermare a riposare, la sua missione era troppo importante, eliminare una persona in particolare in possesso di informazioni segrete. Il nome di costui era Lumacorno qualcosa, non era esattamente un asso a ricordare le cose.
una volta arrivato alla porta dell'abitazione babbana si limitò a bussare, estrasse la bacchetta con un rapido movimento del polso dalla tasca ma niente.
La porta non si apriva. Il mangiamorte cominciò a stancarsi di tutti quei fallimenti; era certo che prima o poi il signore oscuro sarebbe tornato. Ma, avanti di questo passo, sarebbe risorto una volta morto di vecchiaia l'intero mondo magico!
Ora basta, disse fra se e se. Non posso più tollerare simili umiliazioni o fallimenti. "Bombarda" bisbilgiò piano lui. La porta davanti a se saltò in aria in mille pezzi e gli scappò un sorriso. "Certo, allora già che c'ero avrei potuto urlare e dire: ehi, sono un fuorilegge! venitemi a prendere! Va be''".
il mangiamorte entrò in casa Lumacorno. Lui si chiamava Morfeo, era il settimo ed ultimo membro della cerchia del potere. Perciò, immaginerete bene che le cerchie non erano altro che due sette con membri estremamente preparati e pronti ad ogni cosa. "Non mi sono mai andati a genio i babbani" disse poi, scrutando un vecchio pensionato che se la dormiva della grossa su una sedia a dondolo. Gli puntò la bacchetta contro e disse, questa volta con un tono in modo che tutti potessero sentirlo "Avada Kedavra!".
Improvvisamente, un lampo di luce verde invase la stanza e l'aria si fece più gelida, le finestre cominciarono ad appannarsi e la televisione si spense. Tutto era morto, ma un dubbio era conservato per l'anziano, difficile era in quel momento dare un giudizio: dormiva o era morto sul serio? Beh, l'incantesimo era stato lanciato e quando accadeva, non c'erano più questioni, le vittime che lo incassavano avevano sempre fatto tutti una brutta fine (tranne una persona) e un vecchio babbano non avrebbe fatto eccezione.
Il mangiamorte annusò l'aria e ringhiò. Non c'era ne puzza di mezzosangue ne odore di purosangue. Quindi, quella casa non era abitata da alcuna strega o mago di nome Lumacorno.
Il mangiamorte sbuffò di rabbia e si mise a pestare i piedi come un bambino furente che aveva appena perso una partita al pc. "Maledizione! perché non riusciamo mai a combinarne una giusta?!". Nella mente del mangiamorte, risuonavano le urla strazianti del suo padrone ormai morto e defunto che gridava per il dolore. Delle immagini gli passavano davanti agli occhi quasi tutte le notti impedendogli di dormire, come se stesse guardando il più brutto film della storia; tu-sai-chi era sempre li che lo aspettava, a terra e immobile a causa delle svariate maledizioni lanciategli contro.
Morfeo guardava sempre e soltanto quella scena col diavolo negli occhi, giurando vendetta a tutti coloro che avevano osato ridurlo in quello stato.
"Non ci sarà pietà" assicurò, cominciando a sogghignare malignamente. "Nessuno al ministero della magia sa dell'esistenza delle due cerchie, quindi è improponibile l'idea di venirci a cercare o dare la caccia. Siamo al sicuro. Lo siamo sempre stati e nulla cambierà. così come ci hanno ignorato per questi ventidue anni, lo faranno anche adesso. Dobbiamo fargli credere che il mondo magico sia al sicuro. Hmhmhm, ma non troppo. Infondo sono ancora giovane e pieno di voglia di vivere".

Albus severus Potter e il primo prigioniero di azkabanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora