Someone like you. 1

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Si leccava le labbra.
Gemiti.
Sentiva la lingua bollente che scorreva lenta su e giù.
Con una mano manteneva i capelli del suo compagno e dirigeva le mosse, come un maestro d'orchestra. Cercava di concentrarsi su un punto nella stanza per non fare espressioni imbarazzanti. Fissava le tende bianche, l'albero di natale alla sua sinistra, lo specchio alla sua destra. Poi chiudeva gli occhi e sospirava, non era affatto semplice concentrarsi. Il piacere cresceva intenso, le mani scorrevano lente sulla spalla sudata del ragazzo inginocchiato. Arrivato al culmine, fu costretto a mordersi il labbro per poi rilasciare un profondo respiro seguito da un sorriso.
La sua attenzione fu subito richiamata dall'improvvisa sensazione di calore sul suo fianco. Claudio baciava con cura ogni lettera del suo tatuaggio e ogni bacio era un brivido. "Se mi guardi mi vien da ridere", diceva, sentendosi osservato. E ogni volta che Mario sentiva quella frase alzava la testa al cielo e sorrideva di riflesso.
Esisteva qualcosa di più bello al mondo? Non per i suoi occhi.



Claudio si rialzó appoggiandosi al divano, il telefono di Mario squilló e lui rispose sorridendo. "Amore mio da quanto tempo, buongiorno!"
Il ragazzo con gli occhi verdi approfittó quindi del momento di pausa per rivestirsi e cercare il pacchetto di sigarette in giro per casa. Lo trovó, ne estrasse due, recuperó il posacenere e si stese sul divano appoggiando la testa sul ventre del compagno. "Si appena torno ci vediamo. Mi manchi tanto anche tu! Fai la brava, ciao"
Mario chiuse la telefonata e lanció il telefono sul cuscino alla sua destra. Posó una mano sul petto di Claudio e con l'altra sfiló la sigaretta che il ragazzo aveva recuperato.
"Chi era?", chiese Claudio.
"Dafne. Non la vedo da un po', voleva darmi gli auguri di Natale e ricordarmi che anche io ho una casa", rispose sorridendo. Claudio infiló la mano nella tasca dei suoi pantaloni della tuta e tiró fuori l'accendino. "Prima io!" Disse il compagno rubandoglielo dalle mani e accendendosi la sigaretta.
"Ti manca Roma?" Chiese Claudio a bruciapelo.
"No" rispose Mario fissando la tenda bianca.
"Dimmi la verità"
"Forse un po'.. Ma è sopportabile. Poi con i tuoi amici sto benissimo e aspettavo di stare cosi con te da mesi", rispose e subito dopo cambió discorso. "Che ci mangiamo stasera?"
Claudio percepì un velo di disagio nelle risposte del compagno e accettó la sua volontà di non parlarne. Poi si soffermó a guardare il suo soggiorno. Era un totale disastro, mai stato così. C'erano i piatti da lavare della sera prima nel lavello, la caffettiera era esplosa schizzando il caffè su tutto il muro. Le scarpe di mario erano sparse nella stanza insieme ai calzini e ai vestiti che erano stati lanciati alla rinfusa poco prima. Sul tavolo ancora la tovaglia, i bicchieri sporchi e le tazzine del caffè. Per un maniaco della perfezione come lui, quella non era una stanza ma un vero e proprio inferno. Sorrise. Finalmente era riuscito a ottenere quello che per tanto tempo aveva cercato:
qualcuno che gli incasinasse la casa ma che per la prima volta mettesse in ordine la sua vita.

I nostri occhi che diventano mani. ~ CLARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora