Love is a temple. 4

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Cosa intendeva dire? Era passata ormai una settimana ma il pensiero di quella frase continuava a tormentare Mario. Se fosse stato sicuro di se, non ci avrebbe dato molto peso.
La verità è che non si sentiva abbastanza accanto a quel ragazzo. Conosceva il suo passato, e per quanto Claudio lo riempisse di attenzioni continuava a lasciarsi trasportare dai suoi dubbi.
Quando si trovavano in due città differenti la situazione degenerava.
Mario era sempre paranoico, anche quando dormivano nello stesso letto ma a modo suo Claudio riusciva a calmarlo. Gli bastava guardarlo negli occhi per farlo sentire improvvisamente amato.
Durante tutto il loro percorso avevano imparato a parlare con gli sguardi, a comunicare con i piccolo gesti. Essere perennemente ripresi da una telecamera ti impedisce di fare tante cose che normalmente faresti, ti impedisce di fare tante domande spesso anche intime. I due ragazzi avevano imparato a comunicare in un modo tutto loro. Si capivano. Non avevano bisogno di parole. Si conoscevano. Bastava guardarsi.
Ma quando erano lontani, uno sotto il cielo stellato di Roma e uno sotto il cielo stellato di Verona, la situazione precipitava. La mancanza e la nostalgia amplificavano i dubbi di Mario. E Claudio, che di tutta risposta era comunque un ragazzo estremamente fragile, si lasciava trasportare dalle voci circostanti.
"Prendiamo un caffe? Devo parlarti", gli aveva scritto il suo ex in un messaggio qualche settimana prima.
Claudio non aveva voglia di rivederlo, sapeva che il pensiero avrebbe fatto impazzire Mario e lui, estremamente protettivo, non voleva ferirlo.
Ma il messaggio di Alberto, ora che Mario era lontano, gli rimbombava nella testa e non perchè fosse interessato a quel ragazzo ma perchè effettivamente voleva capire cosa l'avesse spinto a contattarlo dopo tanti mesi. Ignoró il primo messaggio.
Il giorno successivo ne arrivó un altro
"Claudio non voglio niente da te, devo solo parlarti". Lo ignoró di nuovo.
"Guarda che è per il tuo futuro è importante, se ti va alle 15:30 al Jazzcafè. Io saró li"
Il suo futuro? Che poteva fare? Doveva rifiutare? E se fosse stato qualcosa di importante?
Erano le 14:39, si infiló una felpa grigia e un paio di jeans e uscì di casa.

Arrivato al bar riconobbe da fuori l'auto del suo ex ragazzo. Era già arrivato, in anticipo come sempre. Non come Mario in perenne ritardo. Sorrise. Di Mario aveva imparato ad amare prima i difetti e poi i pregi. Lo amava ritardatario, lo amava spettinato sul letto, lo amava sudato su di lui, lo amava sempre.

Entró nel bar, con freddezza salutó il suo ex seduto al bancone, ordinó un caffè. "Dimmi tutto"
"Ciao Claudio scusami arrivo subito al punto senza troppi giri di parole. Devo parlarti di un progetto. Come sai sono riuscito finalmente ad aprire la mia agenzia di moda!"
"Certo, ti avevo gia fatto gli auguri. Sono molto contento per te"
"Si.. Effettivamente le cose non vanno male, per fortuna. Ho cominciato a collaborare con diverse marche italiane di grande prestigio. Il problema è che nonostante questo ho difficoltà a far conoscere la mia linea ad un pubblico giovane e vasto"
"Sono vestiti costosi, non tutti possono permetterseli. Hai pensato anche a questo?"
"Certo ma adesso ho bisogno di una.. Spinta. Qualcosa di forte che attiri le persone. Ed è per questo che ho bisogno di te."
Claudio capì subito dove volesse arrivare: chiedergli di lavorare come sponsor per attirare le persone.
L'idea lo intrigava particolarmente. Aveva sempre lavorato nel mondo della moda anche come semplice modello. Ma come l'avrebbe presa Mario all'idea di una stretta collaborazione con il suo ex?
Scosse la testa. "Alberto, ho capito dove vuoi arrivare ma sono molto impegnato al momento, non posso accettare"
"Aspetta Claudio. Pensaci bene. So che l'idea di collaborare con me potrebbe creare problemi nella tua relazione ma posso assicurarti che cercheró il più possibile di tirarmi fuori. Dovrai solo fare qualche foto con i miei vestiti. Non ci sarà nessun rapporto tra me e te. Sono solo affari Claudio. Lo sai che questo genere di progretti porta a buone entrate economiche. Tu ormai sei un personaggio famoso" rise indispettito, "sei un bel ragazzo, sei conosciuto, sono tante le ragazzine che pagherebbero cari soldi per avere una tua maglietta. Pensaci be-" la voce di Alberto fu interrota dallo squillo di un telefono. Quello di Claudio. Lo estrasse dalla tasca e controlló il numero. Era Mario.
"Scusa devo andare" disse Claudio allontanandosi dal bancone
"Promettimi almeno che ci penserai"
Gridó Alberto. Ma Claudio ormai era già fuori dalla porta.

"Mario?"
"Ehi Clà io ho finito ora il turno, sto tornando a casa. Per strada ho visto un cucciolo, che ne dici se adottiamo un gatto?"
"Un gatto?"
"Si un gatto! Secondo me ci aiuterebbe d'estate ad uccidere le lucertole sulla terrazza. Ti ho mai detto che odio le lucertole? Sembrano piccoli coccodrilli verdi gli mancano solo le zanne...."
Claudio sorrise. "Va bene, prenderemo un gatto!", rispose.
Claudio odiava i gatti. Ma amava Mario e questo bastava

I nostri occhi che diventano mani. ~ CLARIODove le storie prendono vita. Scoprilo ora