-CAPITOLO 2-

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SHAMELESS... AND OTHER SHIT

-CAPITOLO 2-

-Perciò le ho detto che se voleva una macchina doveva trovarsi un fottuto lavoro- disse Sue allacciandosi le scarpe. Lei e Ian erano negli spogliatoi a prepararsi per una nuova giornata di lavoro. – Mi spacco già abbastanza la schiena qui. Non posso pagarle anche un'auto...-

Ian annuì distrattamente. Mickey qualche giorno prima gli aveva fatto recapitare un assegno, restituendogli tutti i soldi che gli aveva dato. Non un centesimo in più, non un centesimo in meno.

-E sai cosa mi ha risposto? "E come faccio con la scuola?"- Sue imitò la voce di sua figlia.

Ian chiuse la cerniera del borsone e lo carico sull'ambulanza.

-Per quanto ne so, non è mai stato un problema studiare e lavorare!- borbottò la donna chiudendo il suo armadietto. –Cristo, alla sua età lavoravo già da "Roy" e nel week end in quella bettola di "Menny's" nel West Side-

Mickey era riuscito a procurarsi dei soldi, in qualche modo. Poteva aver ripreso a spacciare ed essersi creato un bel giretto in Messico o poteva aver messo sù un'altra ditta di traslochi.

-Mi destreggiavo tra vari lavori e riuscivo a mantenere comunque la media del 3.9-

La verità era che non pensava che glieli avrebbe restituiti. E poi quelle quattro parole scarabocchiate su un foglietto stropicciato:

"Grazie per l'aiuto, bitch"

L'aveva ringraziato e aveva saldato il suo debito. Ian si sentì improvvisamente svuotato, perso. Mickey aveva saldato il suo debito... la faccenda era chiusa. Quindi non avevano altro da dirsi. Ognuno poteva continuare a vivere la sua vita.

-Avrei potuto fare domanda alla Brown o a Yale, sai? E ci sarei potuta entrare senza problemi- Sue si mise alla guida mentre Ian allacciava la cintura di sicurezza. –E cazzo, a quest'ora sarei potuta diventare un medico ricco sfondato... perché non ho continuato? – si voltò a guardare Ian che era intento a fissare un punto in lontananza. –Ian?-

...

-Ma mi stai ascoltando?-

Ian sobbalzò. –Cosa?- sentiva la bocca arida.

-Ho capito, non mi stavi ascoltando- Sue sospirò e fece retro marcia per uscire in strada. –A cosa pensi?-

-A nulla- fu prontamente la risposta di Ian.

Sue sollevò un sopracciglio. –Sì certo, come no. Riguarda la finta influenza di qualche mesetto fa? Quella che ti ha lasciato a letto per un paio di giorni senza avere la forza di chiamare e avvisare che non saresti venuto a lavoro? Perché, sai, per essere un paramedico ti curi davvero molto male...- e ghignò nella sua direzione.

-Ok, d'accordo. Non ero ammalato...- confessò Ian con disappunto. –Dovevo sbrigare delle cose...-

Sue fece schioccare la lingua. –Adoro il momento delle confessioni-

-Niente di così eclatante. Solo che non potevo parlarvene-

-Così hai deciso di fingere di vomitare... bella mossa- Sue sterzò a destra –E per la cronaca, sapevo benissimo che stavi mentendo.-

-Non sono mai stato un bravo bugiardo- Ian sorrise nella sua direzione.

-Wow, il primo sorriso che fai dopo giorni!- commentò la donna colpita. - Allora mi vuoi dire quali faccende avevi da sbrigare? Scommetto che c'entra un ragazzo-

Shameless... and other shitDove le storie prendono vita. Scoprilo ora