Capitolo 1

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L'erba dava una sensazione strana alle gambe nude. Pizzicava,solleticava la pelle. Non so come sono arrivata li. Poco prima ero in camera mia. Dentro la mia stanza vuota che non trasmetteva emozioni,per niente adatta a una sedicenne. Ero salita sul mio letto anche se non si definisce letto un mattone con sopra delle lenzuola bianche. Ho fatto esattamente le stesse cose che facevo tutte le sere ma quella volta era diverso. Al mio risveglio non ero più in quella stanza incolore per me tanto familiare ma in un posto completamente nuovo,sconosciuto.

Il profumo di pino aleggiava nell'aria intorno a me. Il mio corpo,magro e ossuto,era riverso su un prato verde dove piccoli fiori colorati si facevano strada fra i fili di erba. Gradi alberi spuntavano imponenti dal suolo e si alzavano verso il cielo notturno. Quella meravigliosa distesa di blu scuro era costellata di minuscoli puntini luccicanti. Le stelle erano migliaia ,non come quelle di Londra che erano deboli e coperte dalle luce della città. Il paesaggio era immerso nelle ombre. Adoro il buio ma lo temo,é affascinante ma terrificante,é misterioso ma spaventoso e io lo amo. Nel buio io posso nascondermi e nessuno può giudicarmi. Non possono dire che ho una brutta faccia pallida con un naso attraversato da lentiggini. Non possono chiamarmi "pel di carota"perché non possono vedere i miei capelli rossi,il buio é mio amico,lui mi protegge,sempre.

Mi alzai in piedi infreddolita,di certo un pigiama estivo non poteva ripararmi dal freddo di un bosco di notte. Iniziai a camminare ma qual era il senso di quella azione? Non conoscevo quel posto,non sapevo dove andare. Le mie braccia erano bloccate da quel gelo pungente,quali erano le probabilità che una ragazza sopravviva di notte in un posto del genere?Ero sicura che erano minime. Ero abbandonata,lasciata sola a morire.

Avevo paura lo ammetto,tutti ne avrebbero se fossero stati al mio posto. Le bitorzolute radici mi graffiavano i piedi e il fango penetrava nelle ferite aggravando la situazione. Le labbra erano violacee,più di quanto non fossero nella realtà. Il bosco era monotono. Cerano alberi e radici,radici e alberi. Non so per quanto tempo continuai a camminare ma ricordo che ero stanca e infreddolita,le rocce che tagliavano la pelle e il mio sangue macchiava di rosso i punti in cui appoggiavo i piedi. Gli ultimi tratti del mio percosso li feci barcollando e inciampando. Perché dico ultimi tratti? Perché dopo mi accasciai al suolo e non mi rialzai.

La giovane guerriera Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora