Capitolo 4

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"Che ...che cosa hai detto?"" ecco sono già partita facendo una bella figuraccia,come al solito in fondo.

"Ti ho chiesto se stai bene!" adesso lei non aveva più la voce gentile di prima ma era dura e mi parlò scandendo bene le parole.

"Si,ti devo la vita grazie".

"Non c'é di che. Come ti chiami?"'aveva di nuovo la sua voce melodiosa che a me piaceva tanto e mentre lo diceva mi sorrideva,tranquillizzandomi.

"Mi-mi chiamo Ginny" mi veniva da piangere e forse si capiva molto dal mio sguardo perché la misteriosa ragazza mi accarezzò delicatamente i capelli e io mi sentii coccolata.

"Tranquilla Ginny adesso che sei con me non puó succederti niente ...comunque io sono Gretel" detto questo mi prese per mano e insieme continuammo a camminare per quella stretta strada di roccia.Solo allora mi venne in mente una cosa che forse avrei dovuto chiedergli appena alzai la testa e incrociai i suo occhi verdi.

"Aspetta ma il lupo?" improvvisamente in preda al panico.

"Lupo?Non ho visto nessun lupo" che cosa?Non era possibile. Io me la ricordo bene quella bestia con il manto nero che mi fissava con due occhi colmi di odio.

Il resto del viaggio lo passammo in silenzio,io ero troppo in agonia per parlare. Le game ormai non si potevano definire come tali e Gretel aveva una falcata così lunga e veloce che dovevo correre per stargli dietro. Mi sembrò di udire il canto di mille angeli quando Gretel mi fisse "Dobbiamo fermarci per la notte".

Il paesaggio era cambiato. Ci eravamo inoltrate nella foresta con i suoi imponenti alberi che andavano a incastrarsi fra si loro con i forti rami ricoperti da aghi. La foresta era buia e silenziosa anche se doveva ancora arrivare la notte. Io mi accascia fra le radici di una grande quercia e chiusi gli occhi facendo dei grandi respiri e prendendo più aria possibile. I polmoni mi bruciavano e non solo quelli. Le mie gambe erano un ammasso di lividi violacei e ematomi. Anche Gretel se ne accorse.

"Ci deve essere un laghetto poco lontano da qui. Vado a prenderti un po'd'acqua così posso medicarti le ferite" detto questo sparì risucchiata da quell'ammasso di alberi informi.

Era il momento buono per chiudere gli occhi e riposarsi un po'. Rimpiansi tutti i momenti in cui maledissi la mia camera fredda e bui perché in quel momento volevo solo distendermi sul mio letto,affondare la faccia nel mio cuscino e mettermi a piangere. A quanto pare però non mi era permesso dormire in quel posto. Dalle mie spalle si sentivano rumori di passi. Mi alzai di scatto per vedere chi era.

"C'è qualcuno ?"'nessuna risposta. Non potevo più chiamare aiuto perché una mano fredda mi tappò la bocca impedendomi di parlare.

La giovane guerriera Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora