Capitolo 2

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Quando mi svegliai non ero morta. Infreddolita,si. Ma qualcosa di rosso mi solleticava il volto, aprii leggermente gli occhi. I raggi del sole filtravano attraverso le dita della mano parata davanti al volto come scudo. Qualcosa di rosso mi solleticava il naso,morbido,caldo,rassicurante. Aveva un profumo particolare,muschio, pelo bagnato e...qualcosa di strano,diverso,nuovo. Nuovo era proprio il termine corretto perché,prima di allora,noni era mai capitato di annusare il pelo di una volpe. Sì,avete letto bene di una volpe,lei (o lui)mi aveva riparato dal freddo per tutta la notte.

Mi alzai in piedi e l'animale si alzò con me,mi misi in ginocchio davanti a lui e incrociai il suo sguardo,caldo,rassicurante,profondo,come può essere solo lo sguardo di una madre affettuosa.

L'animale iniziò a camminare,sicuro di se in quella distesa verde sconosciuta,a quanto pare,solo dai miei occhi verdi. Ora avevo una guida (certo non ci si può fidare di una volpe ma i suoi occhi trasmettevano emozioni strane e piacevoli,emozioni che io non volevo smettere di vedere). La volpe iniziò a correre. Io non sono mai stata una persona molto brava negli sport e correvo goffamente dietro di lei che aveva un corpo agile. Vederla correre dava un senso di libertà e anche io ero libera,libera di essere me stessa,libera di non essere giudicata. Il sentiero era deserto. Nessun essere umano,dolo natura. Le gambe bruciavano,erano ricoperte da graffi violacei che probabilmente avevano già iniziato a fare infezione. Mi sedetti un attimo,ero stanca e infreddolita,non riusciva più a vedere la volpe così mi alzai e continuai a camminare. La volpe non c'era. L'avevo persa. Adesso ero di nuovo sola,abbandonata in quella foresta. La mia caviglia destra era gonfia non potevo più procedere. La zona in cui mi aveva condotto la volpe era formata da una piccola stradina piena di rocce e alla sua sinistra c'era un'enorme burrone di cui non facevo la fatica di vedere la fine perché voleva dire sporgersi verso di lui. L'aria intorno a me era immobile e l'unico rumore che si percepiva era un lungo e profondo ululato.

Quel suono mi risveglio improvvisamente,mi sembrava di aver dormito in eterno. Dovevo scappare. L'ululato si faceva sempre più vicino. Ormai si potevano percepire le zampe dei lupi che graffiavano la roccia per avvicinarsi a me.

Cominciai a correre anche se la caviglia me lo impediva. Zoppicavo e barcollavo troppo vicina allo strapiombo. Il sudore che colava lentamente sul mio collo, caldo a contatto con la pelle gelida. Ormai era li.

Un grosso lupo nero. La bocca spalancata a mostrare le sue lunghe zanne,la lingua penzoloni che faceva gocciolare rivoli di bava a i suoi piedi,aveva zampe munite di lunghi artigli neri. Tutto in lui spaventava. Indietreggiai lentamente ma dietro di me c'era il vuoto. Il mio piede scivolo sui sassi e io caddi.

Sarei morta,era ovvio. Nessuno sarebbe sopravvissuto a una caduta del genere. Ormai potevo percepire la mia anima che abbandonava il corpo e poi...la mia salvezza. Una mano,forte che afferrava la mia.

La giovane guerriera Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora