27 - London

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Il viaggio durò esattamente sei ore e mezzo, abbastanza tempo per schiarirmi le idee su quello che stava succedendo nella mia vita.
Justin aveva cercato di farmi ragionare, di non portarmi con lui. Non voleva realmente che rimanessi a New York, ma pensava lo stessi seguendo perché forzata. Io, dal canto mio, strinsi semplicemente la mano al capitano del jet, con un sorrisetto di chi la sapeva lunga. Lui scosse la testa, prima di seguirmi dentro.
Quando finalmente mi sedetti, chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare in un profondo sonno. Dormii per un'ora, prima di svegliarmi. Justin aveva le palpebre abbassate, e il suo respiro era calmo. Sorrisi appena carezzandogli una guancia, prima di andare a fare una doccia. Salii le scale silenziosamente, e passai la seguente ora nella vasca da bagno, canticchiando e rilassandomi. Le ore volarono via veloci, con Justin che non accennava ad alzarsi dal suo sedile, quindi mi guardai un po' di TV e lessi qualche rivista.
Non volevo svegliarlo, probabilmente non era al massimo delle sue energie. Non ero sicura di quanto avesse riposato durante la notte. Sicuramente non abbastanza, dato che ero stata svegliata alle due, da una sua chiamata. Appena avevo preso in mano il cellulare per rispondere però, aveva smesso di squillare. Ero fin troppo assonnata per richiamarlo, e questa mattina, quando provai ad avviare la conversazione sulla notte precedente, Justin non sembrò molto preso dall'argomento, quindi mi convinsi che era stato importante.

Quando arrivammo finalmente fuori dall'hotel, realizzai dove realmente ero e cosa avevo davvero fatto. Eravamo partiti quasi una settimana dopo la mia decisione, e non avevo avvertito nessuno. Nemmeno Claire lo sapeva. Scossi la testa per la mia stupidità, mentre il caldo dell'hotel avvolse il mio corpo. A Londra erano le dieci di sera, e c'era abbastanza fuso orario rispetto a New York. Cinque ore di differenza. Justin portò il braccio attorno alla mia spalla, osservando il ragazzo dietro al bancone della reception. I suoi capelli erano scuri, dello stesso colore degli occhi. Le labbra carnose, e il fisico abbastanza slanciato e asciutto.
Carino.
《Bieber》Justin poggiò i nostri documenti sul legno scuro, rivolgendo un'occhiata al ragazzo che teneva lo sguardo fisso su di me. Lui annuì digitando qualcosa al computer, prima di darci le chiavi della camera.
《L'altra?》rivolsi un'occhiata confusa al ragazzo, che notai dalla targhetta appesa alla giacca, si chiamasse Thomas. Scosse la testa, prima di sorridermi《Solo una, matrimoniale》annuii sospirando, prima di ringraziarlo. Poi la mano di Justin mi strattonò per un braccio fino all'ascensore.

《Che ti ha preso?》domandai massaggiandomi il polso. Cazzo, qualcuno avrebbe dovuto insegnargli a
controllare la forza.
《Ho sonno, andiamo》mi rivolse un'occhiataccia, prima di chiamare l'ascensore. Aveva dormito per l'intero viaggio, e il suo tono era suonato incredibilmente duro. Cosa gli prendeva ora?
Evitai una litigata, ma continuai.
《Potresti comunque stare attento, mi hai fatto male》sputai fuori sbuffando.  Non mi rivolse parola e quando arrivammo alla nostra camera, non potei fare a meno di sbarrare gli occhi.
Il letto matrimoniale era enorme, ricoperto da infiniti cuscini colorati. Le coperte vivaci arrivavano fino al pavimento, e la vista era magnifica. Era rivolto verso una grande vetrata, con una fantastica visuale su Londra. Lo
specchio lungo e il tavolo da trucco, la scrivania, i comodini e l'armadio, erano interamente bianchi con venature
grigie. Il pavimento era così lucido che avrei potuto perfettamente riflettermi sulle mattonelle in ceramica. Fuori, una terrazza offriva sedie e tavoli per rilassarsi.

Mi voltai verso Justin, ricordandomi che ero arrabbiata per il suo comportamento. Sbuffai e gli tolsi la mia valigia dalle mani, rivolgendogli uno sguardo freddo. Mi feci spazio nella stanza, finalmente varcando la soglia, e la poggiai sulla retina davanti al letto. Presi il pigiama, e mi diressi in bagno sbattendo la porta con forza.
Lo sentii sospirare, e alzai gli occhi al cielo mentre lasciavo scorrere l'acqua. Non poteva comportarsi così con me. Mi liberai dai vestiti, e li buttai a terra. Non avevo voglia di cercare un posto per loro in un bagno che non avevo nemmeno perso tempo a guardare. L'unica cosa che avevo visto era la doccia e la vasca da bagno, e non volendo aspettare troppo mi infilai subito nella prima. Era la seconda volta che mi lavavo nel giro di dieci ore, e a dirla tutta, ne avevo proprio bisogno. Sentire lo scorrere dell'acqua sulla pelle era la cura più rilassante del mondo, per le litigate tra me e Justin.
《Piccola》lo sentii bussare alla porta, e scacciai via la sua voce dalle orecchie, immergendomi sotto l'acqua calda. Non mi aveva mai fatto male, non si era mai azzardato. Non stavo insinuando fosse un tipo violento, ma diamine, adesso avevo il segno delle sue mani sul polso. Chiusi gli occhi mentre le sue nocche continuavano a schiantarsi contro il legno della porta.
《Va via!》sbottai chiudendo l'acqua, facendo sì che mi sentisse. Avevo bisogno di silenzio.

Who We Are - J. B. || #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora