La piccola Coral camminava a destra e a manca nella stanza da svariati minuti, pensando a un modo per nascondere quell'evidente livido viola. Luke l'aveva marchiata per bene, ma non solo il collo. Quei succhiotti suscitarono nella ragazza una sensazione di libertà; per la prima volta aveva potuto fare come le pareva senza essere controllata dal fratello. L'adrenalina era presente nel suo corpo: non aveva mai fatto cose del genere, e dover nascondere qualcosa la faceva sentire una sorta di delinquente - certamente non si sentiva in colpa, infondo doveva anche lei godersi la sua adolescenza, proprio come aveva fatto Ashton. Lui usciva quasi tutte le sere con una ragazza - ogni settimana era diversa - mentre lei, invece, doveva restarsene rintanata in casa. Poteva uscire, certo, ma solo se accompagnata dal maggiore. Questo la infastidiva parecchio: aveva diciassette anni, non quattro.
Un forte botto distrasse Coral dai suoi pensieri, facendola sussultare. Finalmente, dopo quelle che parevano ore, si fermò, cessando la sua camminata nervosa. I suoi occhi di un azzurro intenso, guizzarono spaventati verso la porta della camera, dalla quale entrò la causa del fracasso: Ashton era tornato.
"Ehi-" provò a salutarla, ma lei lo bloccò prima che potesse parlare. Temeva che avesse visto il suo peccato e non avendo ancora trovato una possibile scusa a tale livido, si agitò.
"Io... devo correre in bagno" divagò, correndo verso il ragazzo. Ashton pensò che volesse lasciargli un veloce bacio sulla guancia in segno di saluto, ma lei lo sorpassò, inclinando il collo per nascondere il segno violaceo presente su quest'ultimo.
"Quel periodo?" tentò nuovamente Ashton, ma l'unica cosa che ottenne fu il rumore di una porta sbattuta contro le assi in legno. Aveva capito che qualcosa non andava in sua sorella: non si era mai comportata così, il che lo indusse a pensare che stesse nascondendo qualcosa. Tutti i torti non li aveva, anzi, aveva azzeccato in pieno il problema, e lo sapeva anche lui; il dunque era un altro... quale segreto conservava sua sorella? Loro si erano sempre detti tutto, filo per segno, senza mai tralasciare una sola virgola. Le orecchie di Ashton sentirono uno strano stramazzare provenire dal bagno della loro camera, così si diresse verso questo, senza però entrarci: infondo doveva avere un po' di privacy anche Coral.
"Tutto apposto là dentro?" domandò il riccio, sbattendo il pugno rigido contro la porta del bagno.
"Sì, tutto okay... mi è solo caduta la carta igienica" inventò la ragazza, che in realtà stava escogitando un piano per uscire di casa e raggiungere la sua meta, senza però farsi beccare dal fratello. Luke le aveva appena inviato un messaggio, dicendole di andare a casa sua. Ovviamente sarebbe venuto a prenderla, ma conoscendo la gelosia di Ashton per la sua piccolina, avrebbe parcheggiato l'auto all'inizio del vialetto, aspettandola all'interno di essa.
"Luke, non riesco ad uscire... mio fratello mi sta appiccicato come una cozza. Perché non vieni tu da me? Ashton non dirà nulla, c'è mia madre" digitò velocemente le lettere sulla tastiera del suo iPhone, cercando di fare meno rumore possibile. Il ticchettio dei tasti del telefono di Coral, arrivò stridulo e sospettoso alle orecchie del riccio, che attendeva l'uscita della sorella appena fuori dalla porta del bagno, come ogni bodyguard farebbe con la propria star. Ashton sapeva che la ragazza non necessitava realmente del gabinetto, ma decise di fingere ancora un po', sperando di capire qualcosa di più riguardo alla messa in scena. Sentiva la puzza crescergli sotto il naso: la rossa non gliela stava raccontando giusta.
"Okay. Tua mamma mi è simpatica, in più mi adora". Il tintinnio che stava a indicare l'arrivo di un nuovo messaggio, fece eco all'interno della stanza all'interno della quale si trovava la piccola. Quest'ultima, dimenticatosi dell'alto volume delle notifiche del telefono, imprecò in dieci lingue diverse, premendosi il cellulare contro la pancia sperando in Dio che suo fratello non si fosse accorto di nulla.
"Ci credo, fai sempre il leccaculo con lei -.-" rise, ricordandosi di quella volta che lui e sua mamma fecero i biscotti insieme. Sembravano veramente madre e figlio. I piccoli dolcetti che ne uscirono, doveva ammettere Coral, erano veramente buoni: Luke si era rivelato un ottimo cuoco. Ogni volta che lui andava a casa Irwin, era il ben venuto dai genitori e ne approfittava per aiutare la madre dei fratelli a preparare da mangiare, per questo lei lo stimava tanto - non per niente la madre di Coral sperava che sua figlia si sposasse con il biondino.
"Sono adorabile, ammettilo". La ragazza si limitò ad alzare gli occhi al cielo, sbuffando per la modestia del suo amico, se tale si poteva chiamare. Neanche più le importava se Ashton sentiva la suoneria dei messaggi che le arrivavano, anzi, voleva proprio che sapesse che anche lei aveva una vita. Avrebbe tanto voluto parlare con il riccio di questo problema, ma era troppo codarda per farlo. Temeva di poter ferire i sentimenti di suo fratello, una delle persone più importanti per lei, e non voleva perderlo; preferiva soffrire lei stessa, rimpiangendo ogni tanto di non avere una normale vita da adolescente, piuttosto che fare del male a qualcuno a cui teneva più della sua vita. Coral rilesse il messaggio di Luke, sorridendo ampiamente. Sfoggiò uno di quei suoi soliti sorrisi che mandavano in pappa il cervello del biondo. Si morse le labbra, e fu una fortuna che Luke non fosse con lei in quel momento, o se le sarebbe mangiate. Adorava quando Coral lo provocava innocentemente, non sapendo in realtà che effetto facevano quelle azioni su di lui. Secondo Coral, Luke non era carino, lei lo trovava estremamente bello e pensava anche che quello stramaledetto piercing nero sul labbro lo rendeva terribilmente sexy. Questo fu l'esatto messaggio che la ragazza scrisse al suo amico, il quale ghignò, pronto a bussare alla porta d'ingresso di casa Irwin.
"Coral!" l'urlo della madre risvegliò la diciasettenne in preda agli ormoni, dai suoi pensieri, facendola sussultare per il forte grido improvviso. Sapeva alla perfezione a cosa era dovuto il richiamo del genitore, così mise su un lucente sorriso a trentadue bianchi denti, perfettamente dritti - frutto di un terribile apparecchio messo alle medie. Quelli furono gli anni peggiori della sua vita. Era considerata da tutti la classica secchiona per il fatto che necessitava di occhiali da vista e apparecchio ai denti; tutto questo è servito a qualcosa. Pensò la ragazza, guardandosi un'ultima volta allo specchio, prima di uscire, contenta.
"Tutto bene, Coral?" domandò curioso, Ashton, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia incrociate al petto e un'espressione indecifrabile sul volto. La prima cosa che toccò il cervello della rossa fu che si fosse accorto del grande livido violaceo sul suo collo, difatti si bloccò, coperta dall'ombra possente del fratello che la superava a grandi linee. Ashton era poco più alto di Luke. Il primo raggiungeva alla perfezione un metro e novanta, il secondo era precisamente un metro e ottantatré. La ragazza adorava l'evidente differenza di altezza fra lei e suo fratello, la faceva sentire più protetta, dato il suo metro e sessantacinque.
"Tutto bene" ripeté, facendo un passo avanti, pronta a fare i successivi per raggiungere il piano inferiore, dove Luke la stava aspettando. Coral fu bloccata da un polso prima che potesse continuare per la sua strada; sapeva sarebbe accaduto. Sussultò al tocco del fratello, sentendo una strana sensazione attraversarle il corpo appena la mano di questo venne avvolta attorno al suo avambraccio. Non diede molto peso alla cosa, data la loro unione di sangue, e dopo aver spostato lo sguardo dai suoi piedi, guardò la bocca di Ashton, sapendo di non poter mentire ai suoi occhi di uno strano verde, mischiato al marrone chiaro.
"Sicura?" insistette il riccio, ammorbidendo la presa sul piccolo avambraccio della sorella, la quale annuì velocemente, desiderosa di riassaporare le morbide labbra del suo Luke. Il castano, per niente convinto delle sue risposte, che sapeva già fossero bugie, la lasciò. Questo perché non sapeva chi ci fosse ad aspettarla al piano inferiore.
Finalmente Coral riuscì a raggiungere il salotto, all'interno del quale vi trovò la persona da lei richiesta. Se non ci fosse stata sua madre, sarebbe saltata letteralmente addosso al ragazzo difronte a lei, baciandolo come aveva in mente di fare. Voleva stare da sola con Luke, e sapeva di poter contare su sua madre per questo.
"Piccola" sorrise, il biondino, sistemandosi il ciuffo. Passò le sue lunghe dita tra le morbide ciocche color miele, inumidendosi le labbra, invogliando ancora di più la ragazza ad avventarsi su di lui. Sapeva di star provocando Coral, il che lo incitò a continuare - dato il divertimento che ci trovava -, ma la madre di quest'ultima si voltò nella loro direzione, salutando la figlia e il figlio, appena sceso al piano inferiore. Tutti e tre si guardarono negli occhi, spostando successivamente lo sguardo su Ashton, evidentemente alterato dell'insaputa visita di Grissino. Fra i quattro calò un imbarazzante e teso silenzio; l'unico rumore udibile era quello dei respiri pesanti dell'ultimo arrivato, precipitatosi di corsa da loro appena sentita la voce del ragazzo da lui detestato. Il castano trovava gli arrivi improvvisi di Luke, una vera scocciatura, specialmente per il fatto che ogni volta lui e la sua principessa, restavano da soli in camera e Ashton non poteva farci nulla. La madre stessa gli impediva di salire al piano superiore mentre il biondino era in camera con Coral. Si fidava della figlia, e il massimo che avrebbero potuto fare era baciarsi, il che non dispiaceva affatto ai genitori della ragazza: portavano una grande stima nei confronti di Luke.
"Ashton, vai a prendere la spesa per questa sera" spezzò il ghiaccio, la madre, passando all'interpellato una lunga lista della spesa. Lo aveva fatto apposta, in modo tale che i la ragazza e Luke sarebbero poi, potuti stare da soli in casa per almeno un paio di ore. "Caro, ceni con noi?". La donna questa volta si rivolse al maschio più giovane.
"No!" gridò, Ashton, beccandosi un'occhiataccia dalle due di sesso femminile. Sbuffò rumorosamente, sperando solo che grissino avrebbe imitato la sua esclamazione. Sapeva che questa era la sera giusta in cui sua sorella avrebbe perso la verginità, nel caso il biondino fosse rimasto, e non voleva certo che ciò accadesse.
"Hm... se non è un proble-" colui a cui era stata realmente posta la domanda, fece per rispondere, ma non riuscì a finire la frase perché la madre dei due fratelli confermò al suo posto, facendo ridacchiare sia lui che Coral.
"Certo che non lo è. Per noi è sempre un piacere averti qui" lo interruppe Anne, sorridendogli. "E tu corri a prendere la macchina che andiamo al supermercato". Indicò Ashton con il dito indice. Questo sbuffò sonoramente, uscendo di casa. Prima di chiudere la porta guardò la sua piccolina negli occhi. Coral, approfittando del momento di distrazione del biondo e di sua madre, voltò lo sguardo verso il fratello. Le loro iridi si incontrarono pericolosamente. Ashton scosse la testa, chiudendo definitivamente la porta. La ragazza sapeva di aver deluso il fratello.
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Enchantress // 5 Second of Summer
FanfictionCon i suoi lunghi capelli ramati, e quegli occhi, grigi come una tempesta primaverile, era in grado di stregare ogni ragazzo. Probabilmente discendeva da qualche maga, perché non c'era persona che non le mettesse l'occhio addosso, dovunque andasse.