Aveva i gomiti poggiati sul tavolo ligneo. Le mani coprivano a coppa le sue orecchie nell'intento di sminuire quel baccano insopportabile di voci sofferenti. La sua testa era china in avanti e le palpebre erano talmente strette che sarebbero potute saltar via da un momento all'altro. Dalla sua bocca uscivano versi di dolore: la testa le pulsava, pronta ad esplodere. Urlava a tutte quelle persone intorno a lei di smettere di urlare; sentiva i loro pensieri penetrarle il cervello. Era come se le stessero pugnalando la testa. Intrecciò nelle sue dita minute delle ciocche ramate, tirandole e pregando invano di fare silenzio ai mostri intorno a lei. Erano tutte parole affusolate, confuse e mal dette, o per lo meno questo era ciò che arrivava alle sue orecchie da segugio.
Lei aveva sempre ascoltato le noie altrui. Aveva sempre cercato di capire il dolore causato dall'amore, ma non ci era mai riuscita. "Cosa sarà mai una persona che non ricambia il tuo sentimento?", si chiedeva sempre. Il punto è che non poteva capirlo: non le era mai capitato. Tutti i ragazzi sui quali metteva gli occhi le facevano il filo nel giro, massimo, di una settimana.
Il pensiero di lei e Calum era martellante; doveva raccontarlo a qualcuno o tale pensiero non avrebbe mai abbandonato la sua mente. E quel qualcuno era Ashton. Sapeva che sarebbe stato un argomento alquanto difficile da trattare, ma lui era anche l'unico adulto sul quale poteva fare affidamento. Non sarebbe riuscita ad attendere la settimana prossima per parlare con sua madre, sempre che i tempi di ritorno fossero quelli. Coral sapeva da sola cos'era giusto fare, ma qualche volta necessitava pure lei di un consiglio. Le piaceva essere ascoltata e nessuno sapeva farlo meglio di suo fratello.
"Ash, dobbiamo parlare". Disse schietta. Sentì il cuore batterle in gola, le gambe le tremavano talmente tanto che dovette sedersi sul sofà. Strofinò le mani sul pantalone di tuta che indossava, asciugandovi il sudore della sua pelle umida. Il suo stomaco brontolò, le parve di sentirlo aggrovigliarsi: l'ansia la stava divorando.
"Sono sempre brutte cose quando dici così, quindi arriva al punto" sbuffò lui, prendendo posto affianco alla sorella. In parte sapeva l'argomento di cui gli avrebbe dovuto parlare, ma sperava di sbagliarsi.
"Ti giuro che non l'abbiamo fatto apposta, è successo – Coral vide gli occhi del fratello dilatarsi in mezzo fratti di secondo e subito si corresse –, non sono incinta!" dalle labbra di Ashton fuoriuscì un mezzo sospiro di sollievo. "Non sono più vergine e ho tradito Luke". Il riccio si paralizzò. Era sempre stata una ragazza attenta a tutto, una ragazza matura, decisa, sapeva cosa voleva; tradire qualcuno non era nella sua natura. Non gli era mai piaciuto Luke, doveva ammetterlo, anzi lo detestava, ma sapere che la sua piccolina aveva perso la verginità con uno che non era neppure il suo ragazzo lo spiazzava. Il suo cuore perse un battito. Forse due. Questa volta lo aveva deluso profondamente. Il fatto che fosse stata così impulsiva lo faceva imbestialire.
"Ash, ti posso spiegare"
"No, non puoi. Hai fatto ciò che hai fatto ormai. Ed ora se permetti, devo uscire" disse, cercando di mantenere un tono alquanto calmo. Aveva bisogno di sfogarsi ed ogni palestra del loro quartiere in quell'ora della notta era chiusa. Prese la giacca e senza restare ad ascoltare le prediche della sorella uscì di casa, diretto in un qualche night club. L'alcool non era un buon modo per liberarsi dei suoi pensieri in eterno, ma almeno per quella notte lo sarebbe stato. E se qualche drink non gli sarebbe bastato poteva sempre pagarsi una prostituta.
Coral quello stesso pomeriggio si era pure dimenticata di chiamare Calum. Si sentiva così sola. Luke l'aveva, giustamente, lasciata, Ashton se n'era andato, i suo genitori neanche li considerava più. C'erano volte in cui si chiedeva se lei fosse stata adottata: era così diversa da suo padre e sua madre, giusto gli occhi erano simili a quelli del fratello e alla presunta donna che la mise al mondo.
Chiamò il moro, chiedendogli di raggiungerla a casa sua. Lui rispose con un veloce "dieci minuti, massimo, e sono lì". Lei era così importante per Calum. Lei era le sue lacrime, il suo sorriso. Lei era la sua voglia di alzarsi dal letto la mattina e andare a scuola. Lei era la causa delle sue fughe notturne. Lui la amava, Coral provava attrazione fisica. Il suo cuore era strano: a volte batteva all'impazzata quando si trovava mano nella mano con Luke, altre invece faceva i salti mortali stando semplicemente vicino ad Ashton. Erano spesso i momenti in cui loro stavano soli e il più delle volte guardavano un film. La storia era sempre la stessa: lei finiva con l'addormentarsi sulla spalla del fratello. A volta la testa le scivolava, andando a finire sul petto di Ashton, il quale ne approfittava per accarezzarle i mielosi capelli ramati.
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Enchantress // 5 Second of Summer
FanfictionCon i suoi lunghi capelli ramati, e quegli occhi, grigi come una tempesta primaverile, era in grado di stregare ogni ragazzo. Probabilmente discendeva da qualche maga, perché non c'era persona che non le mettesse l'occhio addosso, dovunque andasse.