Capitolo 2

335 47 88
                                    

Secondo per ampiezza solo all'ufficio del Rettore, il mio angolo di tranquillità, come l'ho soprannominato, racchiude tutta la mia vita.

Due grandi finestre, dotate di vetri colorati rischiarano l'ambiente, anche se il tempo non è dei migliori; di fronte ad esse è posizionata la mia scrivania, un mobile in legno scuro e massiccio, ricoperto da pile interminabili di documenti, mappe e relazioni.

Mi manchi, Nina...

Di solito è lei che riordina il caos che mi lascio dietro; io, sinceramente, non ho la pazienza necessaria per riuscirci.

Una parete dell'ufficio è ricoperta da tutti i miei libri, da quelli che mi hanno aiutato a laurearmi a quelli che mi servono per le mie ricerche, da argomenti storici a temi molto più scientifici.

Posseggo una vera miniera d'oro e ne vado molto fiera.

Ma è l'altra parete che attira sempre gli sguardi delle, poche, persone che entrano nel mio ufficio.

Reprimo un sorriso quando noto gli occhi di Connor divorare le mie teche: ognuna di esse ospita un pezzo della mia vita.

《Ma questo è un artiglio di Velociraptor!》esclama il mio studente, appoggiando con riverenza le mani sulla teca dov'è conservato il fossile in questione.

Connor ha gli occhi sgranati e l'entusiasmo di un bambino.

Un po' com'ero io...

Quando ho intrapreso la mia carriera universitaria, ho dato un taglio netto ad entusiasmo e viaggi in giro per il mondo. Ora devo delegare quasi tutto a Nina, prima mia studentessa ora mia assistente, perché il gusto dell'avventura, della ricerca infinita, ha perso sapore e fascino.

Anche perché il Rettore non mi permetterebbe di assentarmi per mesi interi...

Ma questa è una scusa che utilizzo con me stessa quando il dolore è troppo forte. In realtà, la mia professione ha perso fascino quando mio marito è scomparso, ma ora...

Vedere Connor accendersi di un così forte entusiasmo mentre ammira, sbalordito, tutti i fossili che ho riportato alla luce personalmente, mi scalda il cuore.

《Giustissimo!》Mi congratulo con lui, avvicinandomi alla teca.《L'ho rinvenuto durante uno scavo, in Asia, quasi 6 anni fa...》gli spiego mentre i ricordi mi riempiono la mente.

C'era Kevin insieme a me quel giorno, un bel sole in cielo ed una Liv che ora, forse, non esiste più.

《Quindi questi...》Connor si gira verso di me ed abbraccia l'intera parete con un gesto della mani.《Li ha scoperti tutti lei?》domanda sbalordito.

Ha un'espressione di totale stupore che mi offenderei se non sapessi che il ragazzo è privo di cattiveria e malizia.

《Beh... Sì...》rispondo titubante《Perché la cosa ti sconcerta?》gli chiedo, poi, aggrottando le sopracciglia.

Sto iniziando ad offendermi sul serio.

《Sì!》esclama lui immediatamente per poi arrossire, imbarazzato.《Beh... No... Cioè... Se lei ha scoperto tutto questo perché insegna in un'università? Lei è famosa! Ha scritto diversi trattati e più di un centinaio di articoli. Potrebbe viaggiare in giro per il mondo...》continua in tono sognante, cercando di capire le mie ragioni.

Lo fisso per qualche istante prima di sospirare rumorosamente.

Mi avvicino alla teca che racchiude la vertebra di un Triceratopo, un altro ritrovamento che ho fatto insieme a Kevin, ci appoggio la mano e mi perdo nei ricordi, ancora così vividi e dolorosi.

《Non so se lo sai, ma io ho un marito... Avevo... Ci siamo conosciuti all'università e non ci siamo mai lasciati. Eravamo sempre in viaggio per scavi o ricerche. Una vita impegnativa e con pochissimo tempo libero, ma a noi andava bene così... Poi...》gli racconto con voce calma, anche se dentro di me infuria una tempesta di emozioni.《Un giorno uscì per una delle sue ricerche e non tornò più...》

Mi volto verso Connor quando sono sicura di tenere sotto controllo le lacrime che rispuntano ogni volta che ripenso a Kevin.

Il giovane studente mi fissa con un misto di tristezza e compassione.

《Mi... Mi dispiace... Io...》balbetta, evidentemente a disagio.

Forse non si aspettava una confidenza così intima. Ed, in effetti, mi meraviglio di me stessa: di solito non parlo della mia vita privata con gli altri, non mi piace vedere quello sguardo nei loro occhi.

《Non preoccuparti, Connor. Sono passati quasi 4 anni
ormai...》lo tranquillizzo con un sorriso, che spero non riveli la mia sofferenza.《È per questo motivo che insegno e non viaggio in giro per il mondo. Gli scavi che mi commissionano li sovrintende quasi tutti Nina》finisco di spiegargli, scrollando le spalle, ostentando noncuranza.

《Capisco... Io...》Connor abbassa lo sguardo, depresso per la piega presa dalla giornata.

《Connor! Rilassati! Non è successo nulla!》Gli do' una pacca sulla spalla e mi dirigo, nuovamente, verso la mia scrivania. Scartabello per qualche minuto in cerca delle relazioni che devo correggere entro venerdì: senza Nina sono davvero persa.

Finalmente!

Recupero i fogli che m'interessano e richiamo Connor all'ordine.
《Ho fatto! Possiamo andare!》

Lo studente mi segue in religioso silenzio, stando al mio fianco mentre chiudo l'ufficio a chiave per poi dirigerci verso l'uscita.

Due rampe di scale dopo, Connor mi apre il grande portone antico, in un gesto ormai caduto in disuso.

《Grazie!》Gli dico mentre apro l'ombrello nero che ho utilizzato anche stamattina.《Mi dispiace, ma ti toccherà camminare. Abito in fondo alla via principale quindi non uso la macchina》mi scuso prima d'iniziare a camminare verso l'immenso parco che circonda l'università.

È così vasto che il Rettore ha pensato bene di chiamare un paesaggista per commissionargli un intricato labirinto di siepi. Quando ho saputo la notizia non credevo alle mie orecchie.

《Non importa. Nemmeno io ho la macchina!》commenta tranquillo Connor, superando finalmente il disagio della conversazione precedente.

In poco più di dieci minuti arriviamo, un po' camminando un po' correndo, a casa mia.

Le nuvole non possono contenere tutta quest'acqua!

Do le chiavi a Connor e gli ordino di aprire cancello e porta; io devo prima ritirare la posta.

Mi sento un'equilibrista mentre, con una mano tengo l'ombrello ed infilo l'altra nella buca delle lettere rossa, un po' arrugginita.
Con le dita zuppe conto almeno tre buste, ma non mi soffermo a leggere i mittenti: me le stringo al petto insieme alle relazioni e corro verso la porta di casa, chiudendo il cancello in ferro battuto con un calcio.

Ci sono stati momenti in cui mi sono maldetta per aver ritirato quelle dannate buste, se non l'avessi fatto...

Chissà come sarebbe finita...

Anomalie (disponibile e-book e cartaceo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora