9.

360 33 3
                                    




Non credevo, onestamente, ma a due anni e mezzo nostra figlia è già abbastanza grande da capire il Natale. Okay, certo, non completamente. Diciamo che è abbastanza grande da capire che il giorno di Natale lo passiamo tutti insieme, o almeno il più possibile. E di sicuro è abbastanza grande da scartare i propri regali da sola - quasi del tutto, certo, le serve ancora un po' di aiuto. Ma questa mattina non riuscivo a smettere di osservarla mentre, seduta sulla moquette tra le gambe di tua sorella, scartava uno alla volta la propria pila di regali. Strappava la carta ridendo, con tanto entusiasmo, sicuramente curiosa di vedere cosa ci fosse sotto la carta colorata; lanciava la carta dappertutto, poi, insieme coi nastri argentati, dorati, e di tutti i colori dell'arcobaleno. Un piccolo uragano, coi boccoli rossi tutto attorno al volto e il proprio maglione natalizio addosso. E cambiava espressione ogni volta che finiva di scartare qualcosa... ad ogni regalo diventava confusa, aggrottava le sopracciglia e poi guardava me, come se si aspettasse la mia approvazione. Allora io annuivo sorridendo, Luna spostava lo sguardo su tua sorella e «Cos'è, zia?». Poi Sarah ridacchiava, prima di spiegarle a voce bassa cosa fosse quel determinato giocattolo e come usarlo. E ho sorriso, guardandole giocare insieme. Ho sorriso perché erano troppo dolci da osservare. Ho sorriso, contento che finalmente tua sorella provasse a legare con sua nipote, con tua figlia.
Tua madre deve aver pensato la stessa cosa, prima di sedermisi accanto e prendermi una mano, stringendola forte. Fortissimo. E non ho potuto far altro se non abbracciarla, tenerla stretta mentre lottava invano per non piangere. Anche se veniva da piangere anche a me. Anche se all'improvviso tutti sembravano aver visto la stessa identica che avevamo appena visto noi, e anche se la stanza era appena piombata nel silenzio più assurdo del mondo. Il silenzio più assurdo che abbia mai vissuto. E ho guardato Luna, accarezzando con delicatezza la schiena di tua madre. L'ho guardata, anche io con gli occhi lucidi, e in quegli occhi ho visto più confusione di quanta non ce ne fosse pochi minuti prima, mentre scartava i regali.
Ha schiuso le labbra, come cercando nell'aria il motivo di quel silenzio improvviso. Cercando di capire e assimilare la tristezza che probabilmente tutti stavano sentendo addosso. È successo in un attimo, e ha sorpreso tutti quanti. Si è alzata da terra, lasciando cadere il giocattolo che ancora teneva tra le mani e attenta a non calpestare le gambe di Sarah mentre allontanandosi da lei iniziava a camminare per venire verso di me. Abbiamo trattenuto tutti il fiato, però, al vederla tirare leggermente l'orlo del vestito della nonna, ad attirare la sua attenzione sui propri occhi nocciola sgranati e sul proprio nasino arricciato. Teresa si è allontanata da me con una mezza risata soffocata, prima di prenderla in braccio con naturalezza e farla sedere a cavallo delle proprie ginocchia.
L'abbiamo sentita tutto trattenere il respiro, mentre Luna si allungava verso il suo viso e le asciugava le lacrime dalle guance. L'abbiamo vista tutti, mentre chiudeva gli occhi per un istante e cercava di trattenere altre lacrime. E io l'ho sentita alla perfezione, la stretta un po' più forte sulla mia mano - come se volesse dirmi qualcosa ma senza usare le parole; come volesse ringraziarmi. Per Sarah che improvvisamente voleva passare del tempo in famiglia, tutti insieme. Per Luna che voleva provare a toglierle di dosso il dolore. E forse anche per te.
«Perché piangi, nonna?».
«La nonna non sta bene, piccola», è intervenuto tuo padre, rivolgendole un mezzo sorriso. Come a dirle che anche se la nonna non stava bene, in qualche modo sarebbe andato tutto bene. E che lei non doveva fare nulla, si sarebbe risolto tutto da sé. O almeno era quello che sperava. Che speravamo tutti.
«Dove ti fa male?».
Allora tua madre ha riso, più tranquilla, finendo di asciugarsi le lacrime dalle guance prima di rivolgere un sorriso a Luna. Lei ancora la guardava confusa, non riuscendo a capire come potesse stare male se non era caduta o non aveva sbattuto da nessuna parte. Ma quando alla fine Teresa le ha risposto, dicendole dolcemente che le faceva male il cuore perché le mancava una persona, lo sguardo di nostra figlia di è fatto più chiaro, più limpido, meno confuso... e l'ha abbracciata più forte che ha potuto. A tua madre è venuto ancora da ridere, mentre ricambiava la stretta e se la stringeva addosso come fosse la cosa più preziosa del mondo; e io non riuscivo a smettere di sorridere, guardandole. Era come osservare un angelo mentre provava a prendersi cura delle ferite indelebili di un essere umano.
Ed era bellissima.
«Meglio, nonna?».
«Meglio, piccola mia... grazie». E quel grazie non era solo per lei, lasciatole addosso tramite un bacio tra i capelli. Era anche per me, nascosto in uno sguardo durato meno di mezzo secondo. Ed era anche per te, in quello sguardo successivo rivolto al soffitto. Rivolto al cielo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 12, 2017 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Luna [z.m. au]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora