Capitolo 4

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Suona la sveglia e faccio fatica ad aprire gli occhi, ho davvero troppo sonno e al solo pensiero di dovermi alzare dal letto per andare a scuola mi viene da piangere.
Uccidetemi!

Guardo l'ora sul cellulare in carica sul comodino e noto che sono le 6:55. Chissà cosa mi riserva questa giornata!

Sospiro. Devo alzarmi, certo siamo ancora a martedí, ma ce la posso fare.
Poggio le mani sul materasso ai lati del mio corpo e con un leggera spinta mi metto seduta.
Ecco, ora devo solo mettere i piedi a terra ed alzarmi.

Dai Martina, puoi farcela!
Grida il mio subconscio.
Perchè la mattina deve essere cosí traumatizzante?
Perchè devo alzarmi dal letto?
Perchè esiste la scuola? Posso perfettamente farmi una cultura da sola.

Questo è ciò che penso mentre mi alzo e con una velocità di un bradipo, appena sveglio ovviamente, mi dirigo verso l'armadio.
Ne caccio fuori un leggins nero abbastanza pesante e un maglioncino lungo color panna.
Dò un'occhiata fuori dalla finestra, al momento ha smesso di nevicare, ma credo che ricomincerà a breve. Di questo però non mi lamento, amo la neve sin da quando ero piccola.

-

Ore 7:45

Scendo di sotto con lo zaino sull spalla, non ho voglia di fare colazione, quindi, aspetto mio padre sul divano.

- Giorno mà -
Le sorrido.

- Giorno tesoro, pronta? -
Annuisco mentre la osservo. Già è all'imprese con le pulizie.
Ma come fa alle 7:45 di mattina?

Dopo cinque minuti mio padre esce dalla cucina, gli dò il buongiorno e dopo aver salutato la mamma, esco di casa andando in macchina.

Durante il tragitto casa-scuola, mio padre mi parla del suo colloquio di lavoro andato bene, infatto inizia a lavorare proprio oggi.
È felice di aver trovato un buon lavoro nella sua città natale ed io, a mia volta, sono felice per lui.

- Torni con il tuo amico dopo? -
Mi chiede una volta essersi fermato davanti l'istituto. Annuisco e scendo dall'auto dopo averlo salutato.

C'è parecchia neve in giro e cammino facendo attenzione a non scivolare, almeno non davanti l'entrata dove praticamente tutta la scuola può vedermi.
Ad un certo punto sento una voce familiare urlare il mio nome. Mi volto. È Ignazio.

- Buongiorno bellissima! -
Arrossisco al complimento e lui lo nota, cosí inizia a prendermi in giro mentre entriamo in classe.

- Ma smettila, scemo! -
Lo spingo verso il banco ridendo.
Ho deciso che mi metterò seduta accanto a lui.

La classe inizia a riempirsi, entra anche la prof e anche oggi Ginoble entra in ritardo.
Lo osservo mentre cammina con passo lento verso il suo banco, ignorando la piccola ramanzina della professoressa.
Ha tenuto lo sguardo basso per tutto il tempo, non mi ha vista..o forse si..

Le prime due ore di letteratura per fortuna finiscono, ci toccano altre ore di grego, matematica e latino. È una giornata davvero pesante, non so se ne uscirò viva.

- Non ce la posso fare -
Sospiro voltandomi verso Ignazio durante il cambio dell'ora.

- A chi lo dici.. -
Sbuffa controllando l'ora sull'orologio che aveva al polso.

Sopportiamo anche le seguenti tre ore che ci hanno letteralmente distrutto.
A me specialmente, essendo la nuova arrivata i professori sono stati alquanto curiosi di conoscermi, perció la loro concentrazione era sulla sottoscritta.
Con tutte quelle domande "da dove vieni?" "quanti anni hai?" "sei stata bocciata?" "che programma hai svolto lo scorso anno?". Che nervi!
Ed io lí, cercando di essere il piú carina e gentile possibile a rispondere a tutte quelle solite domande, mentre Ignazio ogni tanto se la rideva sotto i baffi. Sicuramente per le mie espressioni frustate e supplichevoli.

- 10 minuti -
Mi sussurra all'orecchio il mio amico.
10 minuti alla fine dell'ultima ora. SI!

Mentre la prof di matematica scrive sulla lavagna formule di matematica a me sconosciute, poggio la testa sul banco e socchiudo gli occhi.
È abbastanza vecchia per non fare caso al mio poco interesse per la lezione. Quindi, posso permettermi un pò di riposo.

Faccio scorrere i miei occhi socchiusi per la classe, fino a fermarmi su Gianluca.
Ma io dovevo..ah si!
Devo chiedergli del messaggio.

- 5 minuti -
Canzona Ignazio al mio orecchio.

Be', lo farò tra cinque minuti!

-

Suona la campanella. Che dio sia lodato!
Raccolgo tutto ciò che avevo sparso sul banco per poi sistemarlo nello zaino.

- Pronta bedda? -
Rido. Il suo accento siciliano si inizia a far sentire.

- Si umh..potresti aspettarmi fuori? Devo fare una cosa, ti prometto che dopo ti spiego tutto! -
Lo prego con lo sguardo, ricevendo un'occhiata confusa da parte sua.

- Okay..ti aspetto vicino alle macchinette di sotto -
Annuisco e lo vedo andare via.

In classe ci sono ancora alcune persone, tra cui Gianluca che fa tutto con molta calma.
Mi sistsemo lo zaino su una spalla e prendo un pò di coraggio prima di farmi avanti.
Mentre mi avvicino a lui caccio il cellulare dalla tasca del mio zaino e accedo ai messaggi, cliccando su quello statomi inviato ieri sera.

Mi fermo davanti al suo banco.
- Mhmh - mi schiarisco la gola e lui alza lo sguardo su di me.

- Ciao Martina -
Sorride guardandomi e poi sposta lo sguardo sul telefono che tengo in mano, girato verso di lui in modo che possa leggere.
- Be'? -
Mi chiede infine.

- Sei tu? -
Chiedo senza girarci intorno. Lo sento ridere.

- Ci sei arrivata, bellezza -
Bellezza..bellezza?
Lo guardo confusa e scuoto la testa.

- Come hai fatto ad avere il mio numero? -
Poggia una mano sulla mia spalla ed io lo fisso negli occhi. Voglio solamente capire e lui mi sta confondendo.

- Ah ah questo non lo posso dire -
Dice con fare ovvio. Lo guardo con un sopracciglio alzato.
- Non guardarmi cosí - continua lui, si mette lo zaino sulla spalla e si incammina verso l'uscita.
Lo seguo.

- Allora puoi spiegarmi il senso del messaggio? -
Si ferma nel corridoio e mi piazzo di fronte a lui. Mi guarda quasi scocciato.

- Sai di essere una rompiscatole? Tanto per dirla leggera.. -
Sbuffa incrociando le braccia al petto.
Per la cronaca..si, ammetto di essere una vera rompiscatole quando mi ci metto.

- Pura curiosità -
Faccio spallucce, ma il suo gesto mi sorprende.

Avanza verso di me, fino a farmi sbattere la schiena contro il muro.
Sussulto al piccolo impatto e lo guardo negli occhi, solo ora mi accorgo del loro colore verde-castano, sono davvero belli.
Alza una mano verso il mio viso accarezzandomi una guancia e poi il collo.

- Cosa ti ho detto l'altra volta? -
Sussurra vicino al mio orecchio.
Ingoio a vuoto.

La sua voce è cosí profonda che mi fa rabbrividire.
Vedo un sorriso soddisfatto sul suo viso, ma non rispondo, ho capito ciò che intende.
"Non farmi arrabbiare e andrà tutto bene"
Questo intende. È ciò che mi ha detto il giorno precedente.

- E chi l'ha detto che voglio farti arrabbiare? -
Sussurro abbassando lo sguardo. È molto vicino a me.
- Sei stato tu a inviarmi il messaggio -
Continuo poi puntando i miei occhi nei suoi.

- E quindi? -
Mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con uno scatto poggio le mani sul suo petto e lo allontano dal mio corpo.

- Senti, lasciamo stare -
Sospiro riprendendo a respirare. Con lui attaccato a me era quasi impossibile.
- Facciamo come se non fosse successo nulla, okay? Buona giornata. -
Me ne vado, un pò scossa e arrabbiata.
La sua vicinanza mi ha fatto un effetto strano.

Scendo di fretta le scale e una volta giú mi guardo intorno alla ricerca di Ignazio.
Ad un certo punto qualcuno mi prende da dietro, sollevandomi da terra.
Caccio un urlo presa dallo spavento, ma quando sento una risata mi tranquillizzo.

- Ignazio, sei un cretino! -

Vivimi ||Gianluca GinobleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora