Michael Jackson, Black Or White
Agosto 2014
Il caldo soffocante che ha dominato su Londra per tutto agosto, si sta piano piano dissolvendo mentre settembre è alle porte e con lui anche la scuola, il lavoro, lo stress, la voglia delle vacanze invernali. Osservo il parco smembrarsi di tutte le foglie che sono prossime a formare il tappeto su cui cammineremo nei prossimi mesi.
Okay, di solito non ho tutti questi pensieri profondi quando vengo al parco, anche perché vengo per correre, o per far prendere un po' d'aria a Gwen, ma ultimamente vengo da sola, per ritagliarmi un po' di privacy dallo stressante lavoro di mamma. Mi porto dietro l'ultimo classico preso in biblioteca e mi fermo su una panchina a leggere per un'ora. Poi giusto il tempo di prendere la metro, tornare a casa che già Gwen strilla tra le braccia esasperate di Michael.
Michael, mio marito, l'amore della mia vita, la luce dei miei occhi, bla bla bla. Senza di lui non so come avrei fatto.
Ogni tanto, la sera, quando sono nel letto, ripenso alla prima volta che lo vidi. Michael non è mai stato uno di quei ragazzi belli da portare via il fiato. Cioè è bello, ma non come quegli attori o cantanti per cui le mie alunne scrivono interminabili, come si chiamano? Via quelle storie che poi pubblicano sui siti internet. No, lui non è così.
Comunque, ritorniamo a quando ci siamo incontrati.
Però aspettate. Perché raccontare solo di lui e della nostra storia? Meglio partire proprio dall'inizio, in quel reparto nascite del St. Thomas di Londra, una fredda, freddissima, direi quasi gelida, mattina di marzo. Quella mattina, alle sei meno due minuti, Ronald e Jane Habbott diventarono genitori di una bambina bellissima, che poi sarei io, che chiamarono, con tutta la commozione del mondo, Sarah Wendy Habbott.
È da quel giorno che per Sarah Wendy Habbott sono iniziati i drammi.
Appena due anni più tardi, cioè non ebbi neanche il tempo per gustarmi i vantaggi di essere figlia unica, nacque Holly Nicole Habbott, ossia la mia adorata sorellina.
Passata l'infanzia a suon di tirate di trecce, litigate galattiche e pianti infiniti, nel freddo ottobre del 1994, quando io avevo undici anni e mia sorella nove, i miei genitori divorziarono. Mia madre si era innamorata di un venticinquenne e aveva lasciato mio padre già da due anni. Il povero Ron non si sposò più, al contrario di quanto fece Jane, che dopo due settimane dopo il divorzio aveva già la fede al dito.
Nel luglio del '99, quando ormai avevo sedici anni, mi vestivo come Rachel di Friends e canticchiavo le canzoni delle Spice Girls sotto la doccia, mia madre, che aveva passato i quaranta, mi sorprese un'altra volta, annunciando la sua gravidanza. Nel gennaio del 2000, dopo aver festeggiato il nuovo millennio, nacque quel rospo di nome Vincent.
Insomma conobbi Michael a tre minuti a mezzanotte, la notte di capodanno tra il '99 e il 2000, quando, rimasti gli unici due single della stanza, lui, con enorme imbarazzo, mi chiese se mi poteva baciare allo scoccare del nuovo anno. Ovviamente io, sedicenne con gli ormoni a palla, imbottita di film romantici, mi vedo apparire davanti un ragazzo carino, con due occhi blu come il mare e il ciuffo nero un po' ribelle, dicevo di no?
Così quello fu il mio primo bacio e il nostro primo bacio; sulle note di Unchained Melody, come in Ghost (mi sentivo un po' Demi Moore) ti tenevamo abbracciati dondolando un poco a ritmo di musica. Da quella sera ci tenemmo in contatto e un anno dopo stavamo insieme. Per modo di dire. Perché io stavo in un ammuffito college a Londra e lui nella sfavillante New York dove si era trasferito insieme alla famiglia nel '98. E pensare che da quella sera non ci siamo più lasciati.
Passarono mesi relativamente tranquilli e dopo il college, dove conobbi i miei due migliori amici, Catherine (detta Cat) Smith e Matt Johnson, mi iscrissi alla Queen Mary per studiare letteratura.
Ma la vera svolta venne nel 2003.
E questa ve la devo raccontare proprio nei dettagli.
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Questo è il prologo ed è in prova. Se vedo che ha un buon seguito, allora la continuerò. Però gli aggiornamenti saranno abbastanza lenti perché prima voglio finire Hear My Voice.
Fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio,
Claudia
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Secretly
ChickLit2003 Sarah Habbott ha vent'anni ed è all'inizio del suo ultimo anno alla Queen Mary. Non ha ancora deciso che lavoro fare, che vita cominciare. Ha un'ipotetica vita da favola, ma in realtà non è tutto rose e fiori. Soprattutto quando viene a saper...