Capitolo 4

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Sarah - James Bay - Let It Go

Quel giorno, a pranzo, mi lamento del mio voto con Mike. Lui ascolta paziente e ho una grande compassione per lui. Anche ad Holly e Gwen è toccato sorbirsi tutto il mio brontolare. Nessun altro ha avuto occasione di parlare. Oppure non ha semplicemente avuto il coraggio di interrompermi. Alla fine mia sorella non ce la fa più e cambia argomento.

«Mike, hai visto la Champions ieri sera?» domanda al mio ragazzo che sembra le sia eternamente grato.

«Oh sì. Bella squadra l'Inter quest'anno. Non credo che abbiamo alcuna possibilità di arrivare nemmeno agli ottavi» commenta finalmente interessato ad un argomento di conversazione. Michael vive di calcio e tennis. E animali, ma quelli sono principalmente il suo lavoro. Poi arrivo io. Quarto gradino del podio, medaglia di legno. È vero che non può pensare solamente a me e alla nostra relazione, ma diamine, almeno contare un po' più degli animali?

Sto impazzendo. E questo ragionamento ne è la prova. Devo calmarmi e smetterla di pensare, devo fare qualcosa che mi faccia liberare da tutto lo stress che mi ha regalato stamattina il Professore.

«Vado a giocare a tennis oggi pomeriggio. Chi vuol venire?» cala il silenzio e tutti mi guardano stupiti.

«Tesoro tutto okay?» mi chiede mio padre toccandomi il braccio. Al contatto io lo ritraggo e abbozzo un sorrisetto. «Va tutto alla grande. Io ho solamente chiesto se qualcuno vuole venire a giocare a tennis con me stasera» spiego facendo schioccare la lingua sul palato un paio di volte.

«Hai un tono leggermente acuto» mi fa notare Michael. «Comunque io non posso, abbiamo già prenotato un campo Matt per le quattro».

«Okay, chiamo Daniel e sento se è libero» annuncio candidamente e subito lo vedo irrigidirsi. Odia Daniel, il mio ex istruttore di tennis, perché crede che abbia una cotta per me e tutte le volte che gioco con lui crede ci provi. In realtà non sa che Daniel è felicemente sposato con una donna favolosa e ha due gemelli.

«Va bene, vai a giocare con Daniel» concede a denti stretti.

Quel pomeriggio gioco con troppa foga. Tiro continuamente fuori campo e il mio servizio non entra mai. Daniel rischia un paio di volte di prendersi una mia palla dritta nello stomaco.

«Va bene che devi scaricare la rabbia per un brutto voto, ma non la devi scaricare addosso a me, Sarah. Potevi fare boxe invece che tennis se volevi picchiare qualcosa» mi dice sorridendo il mio amico, sedendosi accanto a me e bevendo mezza bottiglietta d'acqua.

«Scusa Dan, oggi è proprio una giornata terribile. Dovevo andare con Mike a vedere la casa, ma l'agenzia ha rinviato a domani perché non i proprietari non hanno dato disponibilità. E in più quello che già sai» mi passa la mano lungo la schiena e mi sorride dolcemente.

«Non essere triste, vedrai che tutto andrà meglio. Tutto si risolve» mi consola, ma io non ci casco. Lo so che niente si sistemerà, o perlomeno non come voglio io.

Quella domenica mi faccio trovare puntuale sul Millennium Bridge alle tre. Lui, al contrario, è in ritardo. Come al solito.

C'è fin troppo vento per i miei gusti e per questo mi sono avvolta la mia sciarpa di cachemire attorno al collo fin sotto il naso. È troppo freddo per essere i primi di ottobre, soprattutto dopo l'estate che ha appena fatto. Mi appoggio al parapetto e chiudo gli occhi.

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