Capitolo 6

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Sarah – Elton John, Your Song

«Sarah, lui è Nathan» lui allunga timidamente la mano e stringe la mia, già tesa in avanti. Mi rivolge un sorrisetto amichevole, ma nei suoi leggo la paura più pura. Vorrebbe scappare. Eh, non dirlo a me.

«Bene vi faccio conoscere ancora un po' tanto ha detto la host che per il tavolo dovremmo aspettare ancora un poco» Michael se ne va da Chris e ci lascia soli, liberi di sclerare.

«Che situazione da commedia americana» ridacchia, non riuscendo ancora a mettere completamente a fuoco la situazione. «Eri proprio l'ultima persona che potevo aspettarmi di vedere insieme a Mic». CHE COSA VUOL DIRE CON CIÒ? Non mi sta prendendo per il culo, vero?

«Scusa perché credi che non sia alla sua altezza?» attacco inviperita, pronta a fare una scenata essenzialmente inutile, se non per il mio orgoglio ferito. Ma lui scuote la testa, continuando a mostrare quel suo sorriso bellissimo che mi ha mandato a benedire le ovaie quasi una settimana fa.

«Credo tu sia troppo bella e troppo sveglia per uno come Mic» risponde sorridente. Okay, ciccio, mettiamo in chiaro le cose. Non ti puoi permettere di sorridermi così, soprattutto col mio fidanzato vicino. Né tanto meno dire delle cose del genere. Lo prendo per il braccio e lo porto fuori, utilizzando la scusa che avevo bisogno di aria, mentre lui di fumare. Michael sembra neanche sentirmi, annuisce appena.

Quando siamo fuori dal ristorante gli rivolgo un'occhiata di fuoco. «Come ti permetti? Stai forse cercando di flirtare con me? Ti ricordo che non è successo niente domenica» lo rimbecco, cercando di strillare il meno possibile. Lui sembra confuso, ma allo stesso tempo divertito da una pazza come me che sta facendo una scenata per una cosa che probabilmente si è solo immaginata.

«Sarah, calmati, l'hai appena detto tu, domenica non è successo niente di niente. E nemmeno due minuti fa, stavo solamente sorridendo e dicendo la verità. Conosco Mic molto più di chiunque altro e non mi aspettavo qualcuno come te come fidanzata. Stop. Penso che sia molto fortunato ad averti. Sei tu che stai facendo una stupida scenata» spiega lentamente, gesticolando un poco, ma si vede che sta dicendo la verità.

«Come fai a dire che conosci Michael meglio di chiunque altro? Meglio di Chris e di me?»

«Sono cresciuto insieme a lui a Plymouth» rispose semplicemente, leccandosi le labbra screpolate. Ora, ditemi voi se non sta flirtando. Non ti lecchi le labbra in maniera sexy quando stai parlando con una donna semplicemente perché le avevi secche. No, non si fa. Un po' di decoro, suvvia.

«Vi vedevate solo in estate e fino ai quindici anni. E poi se eri tanto importante per lui, perché non mi ha mai parlato di te?» Yes! Un punto a favore di Sarah Habbott! Nathan Wright zero. Ah – ah.

Lo vedo pure smettere sorridere, come se stesse per riaffiorare un ricordo estremamente doloroso per lui. Rimane qualche secondo di troppo a fissarsi le punte delle scarpe, come se stesse scegliendo le giuste parole per dirmi la verità.

«Non sei nessuno tu. Non devo dirti niente» sussurra alla fine, tirando su col naso. Non mi dà nemmeno il tempo di replicare che se ne va dentro il ristorante, lasciandomi lì come una stupida, con i sensi di colpa che mi mordono lo stomaco e la voglia di tagliare questa linguaccia che mi ritrovo. Rientro lentamente, col passo pesante di un condannato a morte.

«Ehi, Wendy, ci hanno dato il tavolo finalmente, dai forza, entra dentro!» Michael mi mette la mano dietro la schiena e mi accompagna alla mia sedia. Ma sento che i suoi polpastrelli sono come carboni ardenti che mi bruciano la pelle, riuscendo perfino a superare gli strati del cappotto e dell'abito. Mi nasconde una cosa da tre anni e io ne vengo a sapere solo da un suo ex-amico che poi è ritornato ad essere suo amico per chissà quale ragione. Nonostante questa sensazione terribile mi attanagli e non riesca a pensare ad altro, cerco di far buon viso a cattivo gioco. Mi siedo sorridente dalla parte opposta di Nathan, che sento rivolgermi un paio di occhiate taglienti durante la serata, ma io tento di non farci caso.

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