22) Cry and memories
-Kate..-
Avevo lo sguardo altalenante. Balzava da lui a lei. Sembrava che stessi guardando una partita di tennis. Merda perché nessuno dei due parlava? Perché non staccavano gli occhi? Ian ti prego guarda me. Non lei. Me.
Feci un passo verso di lui e sembrò riprendersi e distolse lo sguardo da lei e lo concentro su di me. Mi guardò attentamente con uno sguardo che sinceramente non ero in grado di concepire. Era rabbia? Stupore? Che cosa stava provando in questo preciso momento? Perché non mi parlava? Perché mi stava escludendo?
-Lola.. ti prego..puoi lasciarci soli?- mi disse con una voce che sembrava dolce, ma che in realtà non ammetteva nessuna replica.
Boom.
Credo che un cazzotto dato con tutta la forza possibile, dritto nello stomaco, mi avrebbe fatto molto meno male. Sanguinavo dentro.
Lui stava chiedendo a me di andare via. Io dovevo lasciarlo solo con la sua ex fidanzata. Cacciai indietro le lacrime incapace di parlare e di pensare e feci un passo indietro.
Indietro. Come mi sento. Mi sento tornata indietro. In un mondo della quale non faccio parte. In un mondo che non mi appartiene. Che mi sta maledettamente stretto. Il suo mondo. Suo e di lei.
Lei. La stessa che l'ha lasciato perché si era innamorata del suo nemico. La stessa ragazza che gli aveva spezzato il cuore e che adesso è li davanti a lui a chiedergli perdono.
Continuai a fare dei passi indietro fino a che non raggiunsi la strada, lasciandomi alle spalle il piccolo vicolo con lui e Kate dentro.
Volevo piangere, urlare, picchiare qualcuno. Sentivo una rabbia che non credevo di poter mai provare che si impossessava di me.
Lui mi aveva cacciato perché voleva stare solo con lei. Forse non l'aveva mai dimenticata. Forse non ero che un passatempo per lui, nell'assurda ipotesi che lei potesse tornare per lui.
Ero stata una cretina. Dovevo immaginarmelo che il suo ritorno in città avrebbe causato qualcosa. Lui l'avrebbe voluta vedere. Lui l'aveva amata davvero. Aveva provato il suo primo e forte sentimento per lei. Per lei. Non per me.
In lontananza vidi le mie amiche e i ragazzi che mi guardavano. Non osavano avvicinarsi e forse facevano anche bene. Non so quello che sarebbe potuto uscire dalla mia bocca.
Avevo voglia di prendere a schiaffi il mondo. Di urlare sulla cima di una collina con la speranza di non essere sentita da nessuno.
Lo stavo perdendo. Ne ero certa. E anche se lui non fosse tornato con lei, sentivo che qualcosa dentro di me si era irrimediabilmente rotto. Rotto. Distrutto. Disintegrato.
Era come se non riuscissi a smettere di pensare alle sue parole. Dovevo smettere di pensare a quelle parole. Lui voleva restare solo con lei. Non con me.
Non aveva chiesto a quella stronza di lasciarci soli. L'aveva chiesto a me. La sua ragazza. O meglio quella che in quel momento era la sua ragazza.
Dovevo andare via da questo posto. Assolutamente. Mi voltai nella direzione opposta ai ragazzi e mi incamminai verso la via di casa.
Loro non mi rincorsero. Mi lasciarono fare. Decisione più che saggia. Probabilmente sapevano che in quel momento l'unica cosa di cui avevo veramente bisogno era di me stessa.
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Don't call me a Lolita {COMPLETA}
ЧиклитLolita. Una ragazza che per vivere lavora al KittyKatty Burlesque, un locale frequentato da persone squallide che bramano solo il corpo delle ballerine del posto. Lolita. Una ragazza che non ha niente se non un soprannome, conoscerà lui, il "capo" d...