Capitolo 1: "Benvenuti nella mia vita!"

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Fissavo intensamente quei meravigliosi occhi marroni appartenenti all'amore della mia vita e mi chiedevo che cosa avessi fatto per meritarmi una ragazza così. Lentamente, i miei occhi si chiusero e le mie labbra si avvicinarono alle sue. Lei fece lo stesso e in un attimo potevo sentire il suo respiro caldo solleticare le mie labbra. Mi avvicinai ancora di più e-

L’assordante suono della mia sveglia interruppe quello che era forse il miglior sogno della mia vita. Sobbalzai di colpo dalla paura e quasi caddi dal letto: “Stupida sveglia!” Gli gridai contro, premendo il pulsante dello spegnimento con più forza del necessario e spingendola giù dal comodino di legno su cui era poggiata. Affondai nuovamente la faccia nel cuscino ed emisi un gemito di frustrazione. Grande, adesso non avrei mai saputo come sarebbe finito quello stupidissimo sogno. Considerai seriamente l'idea di rimettermi a dormire quando realizzai che oggi era il primo giorno di scuola dopo le vacanze, e quindi mancare era fuori discussione. Sospirando, mi alzai e non appena lo feci, rimpiansi il meraviglioso tepore che aveva abbandonato il mio corpo. Andai nel mio bagno personale e aprii il rubinetto, portando la maniglia al massimo dell'acqua fredda. Quando la temperatura mi sembrò giusta, ne presi un po' con le mani e me la gettai in faccia. Per poco non strillai come una gallina all'impatto. ”Ok, adesso sono decisamente sveglia” pensai guardandomi allo specchio posto sopra il lavandino. Tornai in camera e scelsi i vestiti che mi sarei messa quel giorno. Optai per dei jeans azzurro chiaro, una maglietta bianca a maniche corte con il simbolo “The 1975” e un maglione bianco a strisce nere sopra. Mi pettinai i capelli, lavai i denti e mi truccai leggermente prima di scendere in cucina per fare colazione. Stavo camminando tranquillamente per i fatti miei quando quell'ingrato di mio fratello Chris mi sorpassò, tirandomi una forte spallata nella schiena. Imprecai quando la sua spalla entrò in contatto con la mia colonna vertebrale in un punto sensibile: “Chris! L'hai fatto apposta cazzo!”

“Non è colpa mia se sei sempre di mezzo sorella!” Mi rispose lui come se fosse colpa mia. “Sei una merda” lo insultai sottovoce giusto mentre entravamo in cucina, ma a quanto pare non abbastanza piano visto che mia madre mi sentí e mi lanciò un’occhiataccia: “Linguaggio Lauren” mi richiamò. Io roteai gli occhi e sbuffai, ma non dissi nulla. Era inutile, ormai lo sapevo: qualunque cosa succede in questa casa era colpa mia, specialmente quando riguarda i miei fratelli. Mi accasciai pesantemente sulla mia sedia e fissai il mio cibo. Ugh, non avevo davvero voglia di mangiare stamattina, ma sapevo che se non avessi toccato cibo mia madre non mi avrebbe fatto uscire. Così, afferrai una mela dal cesto della frutta e mi avviai verso l'uscita: “Lauren Michelle! Dove credi di andare senza aver fatto colazione?” Mi richiamò mia madre per la seconda volta quella mattina. “Calma mamma! Ho preso una mela” le risposi io scocciata e uscii definitivamente dalla casa. Montai sul mio motorino scassato parcheggiato davanti al garage e lo misi in moto. Ho sempre sognato di guidare una motocicletta ma a quanto pare i miei genitori la considerano troppo pericolosa e uno spreco di denaro quindi mi devo accontentare. Meglio di niente, no? Infilai il casco e partii. Lasciai la visiera alzata come sempre. Sapevo benissimo che era pericoloso guidare senza quella davanti agli occhi ma non mi interessava, amavo troppo la sensazione del vento che mi accarezzava il viso e i lunghi capelli corvini. Purtroppo, la struttura che rappresentava la mia scuola arrivò in vista troppo in fretta, e io dovetti rallentare. Mi fermai dentro uno dei posti appositi e scesi. Legai il motorino e il casco con una catena per sicurezza, non che a nessuno sarebbe mai venuta la malsana idea di rubare un ammasso di ferraglia a due ruote ma non si sa mai. Mi voltai verso l'atrio della scuola giusto in tempo per vedere la mia migliore amica Ally corrermi incontro a tutta velocità. Un attimo dopo un corpicino mi si avventò addosso, aggrappandosi a me come un koala e facendomi quasi cadere: “Ally! Quante volte te lo devo dire di avvisare?! Prima o poi cadremo!” La rimproverai. “Oh ma dai, non sono poi così pesante!”

“Non è che sei pesantissima, solo non me lo aspetto!”

“Uff ok! La prossima volta avviserò. E comunque ormai dovresti saperlo che tutti gli anni lo faccio” mi rispose lei con un'espressione corrucciata. “Speravo di no” borbottai io sottovoce, mossa che mi fece guadagnare uno scappellotto da Ally. Io la guardai male prima di voltarmi verso la mia altra migliore amica Normani, che ci aveva raggiunte soltanto ora. “Laur!” Mi salutò prima di abbracciarmi a sua volta. “Ehi Mani, come hai passato le vacanze?”

“Bene grazie, siamo andati dai miei parenti in Texas”

“Forte” le risposi. Feci per chiederle di più quando Ally ci interruppe, fingendosi offesa: “E a me non chiedete nulla?! Oh mio Dio cosa ho fatto per meritarmi delle amiche così?!” Alzò le mani al cielo per dare enfasi alla frase. Ridacchiai mentre passai una mano tra i capelli e scossi la testa. Quando sollevai lo sguardo il respiro mi rimase bloccato in gola. Da una Porsche bianca appena parcheggiata era uscita la ragazza, mi correggo, DEA che infestava i miei sogni: Karla Camila Cabello Estrabao. Camila (odia essere chiamata per il suo primo nome) era la ragazza più popolare della scuola, la classica cheerleader dai voti perfetti, la famiglia ricca e tutti i ragazzi e ragazze ai piedi, compresa me. Era affascinante, sia dentro che fuori: il suo corpo era perfetto, fine ma non gracile e le sue curve erano perfette. Il suo carattere invece, era quello opposto di quello di una reginetta: lei era premurosa, gentile, allegra e spensierata. Insomma, era l'incarnazione terrena di un angelo. La seguii con lo sguardo attraversare il parco antistante la scuola e raggiungere le sue compagne cheerleader, la sua migliore amica Dinah al suo fianco.

Fui interrotta dalla trance da un altro scappellotto, piuttosto forte, dietro la nuca: “Ouch! Ally?!”

“Scusa, ma eri sul punto di sbavare” si giustificò la mia amica. La guardai in cagnesco e lei mi scoppiò a ridere in faccia, seguita da Normani. Incapace di trattenermi scoppiai a ridere anche io, e insieme entrammo nella scuola, giusto in tempo per la prima campanella.

La Dominatrice di Menti (Camren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora