Capitolo 53

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Tutto sembrava tranquillo. Rick e i suoi uomini erano stati ben attenti a notare ogni minimo indizio che rivelasse loro la presenza di qualche estraneo.

"Anche se dovessero arrivare fin qui non troverebbero mai l'ingresso della grotta" pensò. Ma qualcosa colpì subito la sua attenzione.

«Dannati bastardi!» gridò.

«Cos'è successo, capo?».

Photer, senza dire nulla, accelerò il passo. Prese in mano l'oggetto che aveva scrutato e lo gettò nella direzione dei suoi tre uomini.

«Una bandana rossa?» domandò, stranito, uno di loro.

«Devo spiegartelo con un disegnino? È stata messo lì per segnalare la posizione» disse seccato Rick.

Mise mano sulla pistola e si accinse ad entrare nell'ingresso del bunker.

«Potrebbero esserci tutti come ce ne potrebbe essere uno solo».

Fissò i suoi scagnozzi e ne indicò uno, ordinandogli di restare di guardia.

«Resta qui. Se vedi anche una sola foglia muoversi, non esitare a sparare. Nessuno deve uscire vivo da questa foresta, sono stato chiaro?».

L'uomo fece un cenno di approvazione, estrasse la sua arma e si andò a mettere in posizione. Gli altri entrarono seguendo Photer.

"Dove diavolo è? Gli avevo detto di non muoversi!" pensava Francesca, recatasi sul luogo in cui credeva fosse Leonardo. Prese il walkie talkie e provò a chiamarlo. Ma non ci fu risposta. Guardò intorno, nell'intento di capire se fosse davvero passato di lì. Ma in quel bosco era praticamente impossibile riuscire ad individuare delle orme per chi non fosse esperto.

Estrasse la cartina e le diede un'altra occhiata. Era nel punto segnalatole dal suo amico. Forse c'era qualche altra zona simile a quella? Si trovava nel posto sbagliato? E allora perché non rispondeva più al walkie talkie? Nella sua mente si affollarono sempre più pensieri quando finalmente ebbe risposta.

«Fra? Sei arrivata?» disse una voce dalla ricetrasmittente.

La bibliotecaria si precipitò a prendere l'oggetto e a rispondergli, preoccupata.

«Dove sei? E perché non rispondevi? Sono nel punto che mi hai segnalato!».

«Scusami ma stavo un attimo...ehm...».

«Un attimo a fare cosa?».

«La pipì».

La ragazza non rispose. Sul suo volto si disegnò lentamente un sorriso e scoppiò in una risata.

«Scusami, credevo che ti fossi perso o che qualche animale feroce ti avesse attaccato».

«Animale feroce? Qui? Al massimo posso incontrare uno scoiattolo!».

Francesca si sentiva meglio adesso. Risentire la voce di Leonardo la rassicurava. Ma subito la preoccupazione la riconquistò. Era da un bel pezzo che Roberto non si faceva più sentire. Non li aveva più aggiornati sulla grotta che aveva scoperto.

«Ascoltami, dove ti trovi? Io sono vicino alla parete della montagna».

«La parete è molto lunga. Sei vicina anche alla discesa?».

«Sì».

«Anch'io. Accidenti, non riusciremo mai ad individuarci!».

«Ora provo ad urlare, se mi senti, vieni nella direzione della mia voce».

Francesca spense il walkie talkie e cacciò un portentoso urlo. Leonardo riuscì a sentirla e cercò di orientarsi e di dirigersi verso la fonte del suono.

L'idea aveva funzionato, i due ragazzi erano riusciti finalmente a ritrovarsi.

«Dovremmo farlo più spesso» scherzò il giovane.

«Non perdiamo tempo, andiamo da Roberto».

Il poliziotto era ancora in attesa dei suoi due amici quando sentì delle strane voci avvicinarsi. Inizialmente pensò che era proprio loro e che fossero stati molto rapidi ad individuare la posizione, ma poi, facendo più attenzione, sentì che la lingua che parlavano era il tedesco. Così gli si gelò il sangue nelle vece e il respiro si intensificò.

"Sono quelli che ci stanno dando la caccia". Cercò di pensare la miglior maniera di affrontare quella situazione. Avrebbe dovuto dargli il benvenuto ad armi spianate e riempirli di piombo? E se fossero stati in gran numero? Questo pensiero venne subito abolito. Ormai non c'era più molto tempo per riflettere sul da farsi.

"Rimani calmo. Sei un poliziotto, diamine!". D'istinto vide il carrello alle sue spalle e ci si tuffò dentro. Cercò di stringersi al fine di riuscirci ad entrare e risultare invisibile.

Le voci si avvicinavano sempre di più. Quei quarantasette centimetri di lunghezza che lo contenevano sarebbero stati la sua dimora per l'eternità? Si concentrò sul respiro e lo ridusse al minimo, tenendo la pistola nella sua mano destra, pronta all'uso.

Giunto dinnanzi alla porta Rick notò che c'erano delle impronte. Ma era chiusa. Erano riusciti ad aprirla ed erano entrati richiudendola? O forse non ci erano riusciti ed erano andati via? Faticò a credere a questa seconda ipotesi data la tenacia che gli italiani avevano dimostrato ultimamente.

«Cosa facciamo capo? Qui non c'è nessuno».

«Sta' zitto! Controlleremo anche all'interno».

Rimettendo la pistola nella sua fondina, Photer iniziò a girare le leve in un ordine apparentemente casuale, ma che nascondeva un lungo lavoro di memorizzazione. Infatti aveva dovuto imparare quella combinazione senza averla davanti, seguendo semplicemente le parole di Losener.

Una volta aver disposto i perni nella loro giusta collocazione girò una leva quasi identica alle altre e aprì l'enorme portone.

Dall'aria che ne uscì sembrava che quella porta fosse rimasta chiusa per diversi decenni, come lo era in realtà, a differenza di quanto pensava Rick.

Prese la sua torcia, estrasse di nuovo la pistola e, insieme ai suoi uomini, entrò nel bunker.

Il portale era stato completamente spalancato. I passi dei tre uomini si perdevano nell'eco della vastità di quella grotta.

Quando fu sicuro di poter uscire da quel vagone, Roberto si rialzò e sentì una forte fitta alla schiena. Quello spazio era decisamente troppo piccolo per lui ma, fortunatamente, aveva svolto il suo ruolo alla perfezione: salvargli la vita.

Nel buio riaccese la sua pila e vide che quei tre ceffi avevano svolto tutto il lavoro per lui. Quanto ci sarebbe voluto per arrivare alla combinazione? Sempre ammesso che ci sarebbero riusciti? Quell'incursione era stata allo stesso tempo sia positiva che negativa. Adesso non rimaneva altro che sbarazzarsi di loro e avvertire le unità competenti. Ma prima avrebbe voluto controllare con i propri occhi. In fondo non aveva visto ancora nulla di tutto quello che i due ragazzi gli avevano raccontato.

Fece un bel respiro e si incamminò anch'egli nel bunker. L'aria non era certo delle migliori, ma nel corso della sua carriera aveva affrontato situazioni ben peggiori.

Niederhagen - Il segreto perdutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora