-3-

801 49 2
                                    

Urlai, urlai come se non ci fosse un domani, era ormai abitudine:-Sam, Sam-

Subito la luce de corridoio si accese, in mio aiuto soccorsero mamma e Scott. Ero sudata e avevo quasi sicuramente un'aria sconvolta. Togliendo il quasi.

-Che succede?- chiese immediatamente Scott.

Erano anni ormai che facevo sempre lo stesso incubo: Sam, una mia amica, figlia di Ares, che mi salvava la vita.

Spariva dalla mia vista con un indefinibile e impossibile da sconfiggere mostro alle spalle che la inseguiva. I suoi capelli ramati che svanivano nel buio del bosco furono l'ultima cosa che vidi di lei, ero in lacrime tutto intorno a me si dileguava, non riuscivo a fare niente, vedere niente accorgermi di niente, nemmeno de sangue che sgorgava da ogni parte. L'unica cosa che sentivo era un vuoto nello stomaco mentre le lacrime inondavano i miei occhi, oscurandomi la vista. Tutto questo venne interrotto da un urlo disumano, che urlava il mio nome invano.

-Niente- fu l'unica cosa che riuscii a dire.

Non volevo parlarne, per niente.

Un bacio mi arrivò direttamente sulla fronte, da Scott, che per rassicurarmi mi strinse in un caloroso abbraccio.

-Va tutto bene, tranquilla- dopo avergli rassicurati di stare bene gli diedi la buona notte e ritornai a dormire. Dormire per così dire. Non chiudevo occhio per non sognare di nuovo lo stesso incubo. Rimasi fino all'alba senza chiudere occhio per poi ricadere nelle braccia di Morfeo.

-Sveglia sorellina- mugolai di rimando, rigirandomi nel letto. Ero stanca morta non volevo alzarmi.

-Su Alice, sveglia. Non vorrai mica fare tardi il tuo primo giorno di scuola?- a quel punto li occhi mi si spalancarono ed tutto ad un tratto non avevo più sonno.

-Come di già?-

-Partiamo alle 7:40, quindi sbrigati- furono le sue ultime parole prima di uscire dalla mia camera.

Sospirai, mi feci una doccia veloce: l'acqua mi aiutava a non pensare, a rilassarmi e a schiarirmi le idee.

Finita la doccia aprii l'armadio, presi una maglietta verde scuro e un jeans nero strappato sul ginocchio. E le mie immancabili vans, ovvio.

Mi lavai i denti, mi misi un leggero filo di eyeliner sui miei occhi verdi-marroni, e cercai di dare una forma hai miei capelli castano chiaro. Mi fissai le punte: bionde. Non centravo niente né con Scott, né con Percy.

Percy Jackson, figlio di Poseidone, non che mi fratello.

Tutti e due capelli scuri, alti e dall'aria sicura. Io bassa, o meglio di media altezza per una 15enne, capelli chiari e quella poca sicurezza l'ho acquisita con il tempo.

Scesi, dove Scott e la sua moto mi aspettavano.

-Andiamo dai che si fa tardi, ci hai messo un'ora- Scott esagerava, non proprio un ora. Forse mezza? -Non è vero- li feci una linguaccia.

Salimmo sulla moto e partimmo. Alle 7:50 eravamo già davanti scuola. Mi tolsi il casco, e mi misi a fare conversazione con Scott, finché quest'ultimo non fissò un punto indefinito dietro di me. Mi girai per vedere cosa stava guardando. Feci appena in tempo a vedere un ragazzo in bici che guardava dalla nostra parte invece che davanti. Però davanti aveva un palo -Attento...- bang, troppo tardi -...al palo-.

Gli corsi incontro per vedere come stava:-Ehi, tutto ok?- lo aiutai ad alzarsi -Si si tutto apposto non ti preoccupare. Mi chiamo Thomas- mi si presentò il ragazzo. Era alto con capelli scuri, così come la sua pelle bruna.-Ciao, io sono Alice e...- - ed io sono suo fratello- miei dei Scott, volevo sprofondare dall'imbarazzo.

-Si certo Scott, ora puoi entrare a scuola ciao- lo congedai tutto d'un fiato. Entrò a scuola lasciandomi sola con il ragazzo appena conosciuto.

-Scusami di solito non è così- ero a disagio per l'episodio appena successo.

-Non ti preoccupare. Sei nuova? Non ti ho mai vista- '' no sono nel tuo corso di biologia praticamente da sempre, che domande'' pensai, ma mi limitai ad annuire.

-Se vuoi ti accompagno per prendere i tuoi orari in segreteria-

-Sarebbe fantastico anche perchè non so dove si trova- gli ero grata, mi aveva evitato un giro senza senso in giro per la scuola che finiva con me che mi perdevo.

Passeggiando per il corridoio scoprii che era molto simpatico, mi spiegò qualcosa di secondo lui vitale per l'incolumità della mia vita sugli insegnanti e mi indicò dove si trovava il mio armadietto.

-Grazie ci vediamo dopo- purtroppo non avevamo lezioni in comune fino alla quinta.

Stavo aprendo il mio armadietto con la coordinazione che mi aveva dato a segretaria, quando una Meg troppo esaltata mi venne addosso.

-Meg!- esclamai a metà tra il divertito e l'indignato.

-Abbiamo l'armadietto vicino- esclamò eccitata.

Aprii il mio mentre Meg parlava a sproposito, finchè non mi propose una specie di, secondo lei, gioco:-Ti prego guardiamo come sono i ragazzi, in questa scuola non sembrano male-

-COSA? Ti ricordi la promessa...-

-Si mi ricordo la promessa ma ti prego... solo un aggettivo per ognuno- fece il labbruccio.

-Solo un aggettivo?- annuì -Ci sto-

Mi guardai attorno:- Allora... orribile, agghiacciante, atroce, repellente, orrendo... ti basta?- chiesi rivolta verso di lei, che adesso guardava alle mie spalle. Perchè tutti guardavano dietro di me quando parlo?

-Credo che cambierai aggettivo ora che vedrai dietro di te- mi voltai. In fondo al corridoio c'era una specie di dio greco che camminava con affianco quello che credo sia il suo migliore amico. Tutte le ragazze nel corridoio si voltarono a guardarlo, a cui lui riservava loro un sorriso degno di un figlio di Afrodite se non meglio. I suoi occhi azzurro mare scrutava a una a una le ragazze e deii capelli color grano ornavano il suo viso perfetto.

-Sfacciato- dissi chiudendo di botto l'armadietto ed incamminandomi prima che il ''principino'' arrivava dalla nostra parte e avviandomi in classe con Meg alle mie spalle.

Un ritorno inaspettatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora