Goodbye memories

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LORENZO' S POV
Mi risvegliai in una stanza, diversa dalle altre.
Perché sono qui? Come ci sono finito? Chi mi ci ha portato?
Sono evidentemente domande a cui non avrò mai una risposta.
Mi sento così strano, solo un leggero mal di testa a farmi compagnia.
Questo posto è nero come la fece, non riesco a vedervi alcuna lampada o lampadario al suo interno.
L' unica luce presente qui dentro è quella proveniente da una finestra accanto a me, così flebile, dà l'idea di doversi spegnere da un momento all'altro, lasciando dominare solo il buio più profondo.
Eppure, ora come ora, riesce a illuminarmi il viso.
Sento di essere diventato rosso.
Che mi stia per venire la febbre?
Mi sento così... preoccupato? Spaventato?
No, sono sicuro di me, la paura peggiora solo la situazione.
Sono seduto a terra, forse è meglio che mi alzi ed esca da quest'incubo.
Cerco di sollevarmi dal suolo, ma non ci riesco.
Ma cosa? -mi chiedo tra me e me.
Giro la testa e riesco a riconoscere l'ombra di un tavolo, probabilmente di legno e delle corde legate alla sua gamba.
Perché sono intrappolato così?
Anche i miei piedi sono avvolti da una fune.
No, non può essere! -sussurro, guardando il pavimento.
È solo un brutto sogno, vero? Ora chiedo gli occhi e mi risveglierò a casa mia, nel mio letto. -penso, cercando di convincermi di quello che ho appena detto nella mia mente.
Chiudo gli occhi e mi concentro sull'immagine del mio soffice letto, del suo piumone verde che mi tiene al caldo durante ogni inverno, del cuscino in cui appoggio la testa, della seconda coperta che metto in caso abbia particolarmente freddo.
Sorrido, sapendo di essere tornato nella mia dimora e riapro lentamente gli occhi.
Sono ancora qui.
E adesso sono arrivate delle persone umane come me.
Se gli chiedessi aiuto?
Son sicuro me lo diano.
Non appena apro bocca, però, il primo uomo mi zittisce subito.
L' altro si avvicina al tavolo e mi slega le mani, per poi avvolgerle a vicenda.
Mi prende per il colletto della mia giacca in pelle e mi rialza.
Nonostante sia buio, riesco a capire il suo gesto.
Ha fatto cenno di seguirlo.
Io, con una certa indifferenza, lo accontento.
Ben presto, usciamo da quella prigione e ci ritroviamo in un corridoio così lungo che sembra non finire mai.
Beh, se non altro, è illuminato. -penso nella mia mente, sfacciatamente.
Siccome sono rimasto fermo per un po', l' uomo dietro di me decide si spingermi in avanti in un modo abbastanza brusco.
Sbuffo leggermente e obbedisco, senza dire una parola.
C' è un tale silenzio tombale qui.
Perché interromperlo?
Perché parlare, quando le parole non hanno senso, mentre quelli che contano sono i gesti?
Non l'ho mai capito.
Tutti pensano che siano i vocaboli la cosa più importante.
Ma essi cosa sono, alla fine?
Un mucchio di fesserie.
Io ho sempre preferito i fatti, sono più diretti ed efficaci.
Li ho utilizzati anche quel giorno, il giorno più bello della mia vita.
Quel giorno ormai lontano, in cui decisi finalmente di baciarla, di farla mia.
Mi manca troppo.
Dove sarà ora? Starà bene? Sarà sopravvissuta come me?
La vita purtroppo non è una fiaba, evidentemente la nostra storia ha dato così fastidio a qualcuno da farla finire prima ancora di iniziare.
La sventura ci colpì.
In quei giorni ci sarebbero state catastrofi insormontabili, che avrebbero portato alla fine del mondo, dicevano nel telegiornale.
Eppure io sono ancora vivo... dovrebbe esserlo anche lei.
Forse potrebbe sembrare una pazzia, anzi, quello era stato frutto della nostra follia, la follia nata dalla paura di non rivederci mai più.
Ma allo stesso tempo fu un colpo di genio.
Ibernazione? Voi ci avreste mai pensato a questa soluzione?
Si, esatto, avete capito bene. Ci ibernammo.
Adesso sono qui, sono stato risvegliato. Non ho la più pallida idea di che anno sia e sinceramente non mi interessa tantissimo.
Insomma, ho chiesto di rimanere vivo e lo sono, è questo l'importante.
L' uomo davanti a me apre una porta, mentre quello dietro mi costringe ad entrare nella nuova stanza.
C'è un lettino di fronte a me, marchingegni strani ai suoi lati.
Evidentemente, la tecnologia ha continuato a migliorarsi durante tutti questi anni.
L' uomo davanti a me fa segno di accomodarmi e io lo faccio.
Mi stendo sul lettino. Non è per niente morbido, ma duro come la pietra.
Poggio delicatamente la testa su ciò che pare essere marmo e guardo il soffitto.
Segni particolari lo dominano, tracce che non ho mai visto.
Simboli che sembrano scritti in un'altra lingua.
Cerco di decifrarli.
Uno è la sagoma di uomo, sicuramente.
Dalla sua testa escono...
cosa sono quelle? Mi paiono delle farfalle... ce ne sono molte e sono di piccola statura.
Stanno volando verso una specie di vortice.
No, okay, un vortice con una bocca di ferro non si è mai visto.
E dietro il tornado?
Beh, sembra una discarica.
Mi dà l'aria di un qualcosa di spaziale.
Non c'è spazzatura, ma un mucchio di farfalle stecchite.
È tutto così strano... -penso.
Dopodichè, sposto lo sguardo verso quei due uomini bizzarri.
Mi sono accorto solo ora che indossano dei camici bianchi, una cuffia sulla testa e un paio di occhiali protettivi.
Mi stanno guardando torvi, come se non avessero mai visto un essere come me.
Eppure sono come loro o sono io a sbagliarmi?
Si sussurrano qualcosa a vicenda, non riesco a capire il loro labiale.
Poi uno dei due si avvicina al lettino e prende uno dei tanti macchinari presenti lì accanto.
L' altro s' accosta dal lato opposto.
Io sono troppo distratto dal primo per accorgermene.
Infatti, mi sento tirare qualcosa in testa da parte del secondo uomo.
Non so cosa di preciso, nè se davvero è stato tirato un oggetto.
Mi ricordo solo di aver perso la conoscenza, nient'altro.
Mi sveglio senza energie.
Rialzo la testa dal lettino e mi metto seduto.
Che è successo? Dove sono? Perché sono qui? In che anno siamo?
Queste domande mi stanno distruggendo il cervello.
E il bello è che non riesco a trovar risposta a nessuna di esse.
Abbasso lo sguardo e i miei occhi cadono su un bigliettino posto sopra il mio busto.
Lo guardo torvo.
Che cos'è? -mi domando tra me e me, per poi raccoglierlo.
Lo leggo attentamente.
Contiene...

Spazio scrittrice.

Ehi, questo è il primo capitolo di questa nuova storia.
Spero vi piaccia e che apprezziate anche questo racconto. *cuore*
Come di consuetudine, devo mettere suspance, altrimenti non va bene. *ride*
Ciaoooo.

Take my hand ||Lorenzo Ostuni/FavijDove le storie prendono vita. Scoprilo ora