Capitolo 4

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Mikko sospirò, scendendo le scale dell'abitazione e ascoltando la voce singhiozzante della madre mentre mormorava qualcosa al loro ospite; con passo pesante fece gli ultimi scalini ed entrò nella sala ove la sua famiglia era solita riunirsi per mangiare, posando lo sguardo sul suo promesso e, poi, sulla donna con lui: «Mikko...» mormorò Abba, alzandosi in piedi e fissandola negli occhi.
La madre di Mikko seguì lo sguardo dell'uomo, stringendo poi la veste gialla del Gran Sacerdote: «Falla ragionare, Abba. Falle capire lo sbaglio che ha fatto.»
L'uomo le sorrise, liberando delicatamente la stoffa dalla stretta: «Ci penso io, Gaama.» le mormorò, scortandola fuori dalla stanza e osservandola, mentre raggiungeva il marito e i figli più piccoli.
«Io...»
«Se volevi essere libera da questo legame, Mikko. Avevi solo da chiedermelo...» mormorò Abba, voltandosi verso di lei e fissandola: «Avrei rotto la promessa di matrimonio.»
«Mi dispiace, ma...»
«Hai una minima idea di ciò in cui ti sei infilata?» le domandò Abba, scuotendo il capo e sedendosi al tavolo, prendendosi la testa fra le mani: «Non sarete soldati o diplomatici che andranno in terra di Routo, coloro che si sono offerti saranno cambiati in profondo e...»
«Lo so. Wayzz mi ha accennato qualcosa.»
«Wayzz?»
«L'allievo di Gyrro.»
«Lo fai per lui, Mikko?» le domandò Abba, alzando la testa e fissandola nuovamente negli occhi: «Per caso sei innamorata di lui?»
«Cosa? No!» esclamò la ragazza, sedendosi anche lei e prendendo le mani del Gran Sacerdote fra le sue: «Io avevo accettato il nostro matrimonio, ma mentre Wayzz mi ha parlato del piano di Gyrro, di questi volontari che gli servivano, ho sentito qualcosa scattare dentro di me e...»
«E hai trovato il modo di sfuggire a un matrimonio che non volevi.»
«Sì, anche questo. Ma quando mi sono alzata e ho dichiarato di offrirmi come volontaria, ho sentito qualcosa dentro di me...» mormorò la ragazza, portandosi una mano al cuore: «Ed io...»
Abba annuì, sorridendole dolcemente e allungando una mano, scostandole un ciuffo di capelli biondi: «Saresti stata una moglie meravigliosa.» mormorò, sospirando e portandosi una mano alla veste, tirando fuori un piccolo involucro: «Questo avrei voluto regalartelo il giorno del nostro matrimonio.» Mikko annuì, aprendo i lembi della stoffa e osservando il pettinino in osso: «E' un'ape. In onore della nostra dea.»
«Io...»
«Non devi dire niente, Mikko.»
«Io lo terrò con cura.» mormorò la ragazza, abbozzando un sorriso: «Che la Dea Ape ti doni una moglie che ti meriti e ti ami, Abba.»
«L'unica moglie che avrei voluto è seduta davanti a me.» dichiarò l'uomo, alzandosi in piedi: «Ma non posso mettermi contro il volere della nostra Dea, sono certa che è stata lei a chiamarti e, come Gran Sacerdote, ti renderò sempre onore, Mikko dell'Ape.»


Wayzz si massaggiò il setto nasale, osservando il ragazzo davanti a lui: «Flaffy...» iniziò, inspirando profondamente e raccogliendo tutta la pazienza che aveva: «Ti ho già detto di no. Sei troppo giovane e non voglio che tua zia...»
«Ignora mia zia! Io voglio essere il volontario per la mia tribù!» esclamò il giovane, balzando in piedi e agitando una mano come se tenesse una spada e stesse affrontando dei nemici: «Lo sento! E' così che inizierà il mio viaggio di avventuriero!»
«Cosa?»
«Sì! Come nella novella che ha raccontato il cantastorie l'altra sera alla taverna! Sai quella dove ci sta questo tizio che parte per una guerra e poi inizia un viaggio lunghissimo, nel mentre la moglie...»
«Mi stai dicendo che vuoi offrirti come volontario per questo?»
«Sì.»
«Flaffy, torna a casa.» dichiarò Wayzz, alzandosi in piedi e afferrando il giovane per le spalle, trascinandolo verso la porta.
«Wayzz, andiamo! Non hai volontari per la mia tribù...»
«Vai a casa, Flaffy!»


Nooroo inspirò il profumo delicato dei fiori, cercando di ignorare la madre che si muoveva agitata per la stanza: «Sono certa che Gyrro ha convinto Wayzz a fare quella mossa.» decretò Zayrr, fermandosi in mezzo alla stanza e scuotendo la testa bionda: «Di certo ha fatto così, in questo modo il popolo chiederà che anche il prossimo anno venga assegnato a lui il comando...»
«Madre, sapete bene com'è fatto Wayzz. Sicuramente ha capito che era il suo dovere...» mormorò Nooroo, osservando la donna alzare lo sguardo verso di lui e fissarlo con interesse: «Oltretutto, non si può impedire il cambio di potere. E' contro la legge dei Sette Dei.»
«Nooroo.»
«Sì, madre?»
«Tu sarai il candidato della nostra tribù.»
Il giovane aprì la bocca, allungando una mano verso la donna e sbattendo le palpebre: «Madre, ma...»
«Se Gyrro è capace di sacrificare il suo allievo adorato, io posso farlo con mio figlio.» continuò Zayrr, sorridendo al figlio e posando le mani sulle spalle del giovane: «Lo farai per me, vero? Vero, Nooroo? Diventerai il volontario della Farfalla. Farai contenta la tua mamma, sì?»
«Madre...»
«Nooroo, la mamma potrebbe arrabbiarsi se non farai come ti dirà.»
Il ragazzo aprì la bocca, sentendo un peso gravargli sul cuore: cosa poteva dire? Non ci sarebbe stata nessuna parola che le avrebbe fatto cambiare idea e, se così aveva deciso, così sarebbe dovuta andare: «Sì, madre.» mormorò, chinando il capo e sentendosi schiacciare dal peso di quella decisione.


«Ho saputo che Flaffy è venuto anche oggi.» decretò Gyrro, entrando nello studio del suo allievo e osservando il giovane: «Ho appena ricevuto una missiva da Zayrr: era felice di informarmi che suo figlio si è offerto come volontario per la tribù della Farfalla.»
«Nooroo?»
«Sì.» dichiarò l'uomo, scostando una sedia dal tavolino e accomodandosi: «Mi chiedo di chi sia questa decisione: se di quel povero ragazzo, sottomesso alla madre, o di Zayrr che cerca di promuovere la sua immagine con il popolo di Daitya? Cosa c'è di più toccante di una madre che sacrifica il proprio figlio per il bene maggiore?»
«Maestro...»
«Alle volte mi chiedo se tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo adesso, non sia una maledizione per l'arroganza dei nostri antenati.» mormorò Gyrro, battendo poi una mano sul ginocchio e sorridendo al giovane: «Purtroppo, non so se ci saremo entrambi per il tuo prossimo compleanno e, quindi, ho pensato di darti il mio regalo adesso.» dichiarò, posando sul tavolo un bracciale di corda con una pietra verde, dalla forma imprecisata, al centro: «Ho provato a intagliare una tartaruga, ma...»
«Voi siete negato con i lavori manuali, maestro.» dichiarò Wayzz, prendendo il monile e sfiorandolo con i polpastrelli: «Grazie, maestro. E' un regalo bellissimo.»


Tikki si strinse nello scialle, osservando la luna piena che dominava il cielo notturno: «Perché ho accettato?» borbottò fra sé, tirando su la gonna e marciando spedita per il sentiero sconnesso, fermandosi poi quando stava quasi per cadere per colpa di una radice: «Sono un'idiota. Potevo rimanere in casa e...»
«E perderti questo spettacolo?» domandò la voce divertita di Plagg, mentre il ragazzo sbucava dalle ombre del sentiero, con lo sguardo fisso su di lei: «Anche se tu sei una commedia molto interessante. Quante volte sei quasi caduta?»
«Da quanto mi spii?»
«Da un po'.» dichiarò il giovane, prendendole la mano e attirandola verso di sé: «Siamo soli, Tikki.»
La ragazza sbuffò, tirando via la mano da quelle del ragazzo e superandolo: «Cosa volevi dirmi?» domandò, continuando la sua passeggiata fra le ombre del sentiero che portava al lago.
Plagg rise ad alta voce, raggiungendola velocemente e camminando al suo fianco: «Ogni tanto mi ricordi alcune gattine che vengono al tempio: prima si strusciano contro le gambe e miagolano, quasi in cerca di coccole, ma come ti chini per carezzarle scappano via oppure, nel peggiore dei casi, soffiano e allungano una zampa per graffiarti.»
«Ti ricordo un gatto?»
«Una micetta sì.» dichiarò Plagg, parandosi davanti a lei e prendendole una mano fra le sue portandosela alle labbra e baciando riverente le nocche: «Una micetta che ha il fuoco dentro di sé e sarebbe capace di bruciare tutto ciò che ha intorno.»
«Dovrebbe essere un complimento?»
«Mi piace il fuoco.» sentenziò il giovane, facendo scivolare lo sguardo verde sulla luna: «Ricorda una forma di formaggio, non è vero?»
«Plagg, perché mi hai fatto venire qua fuori?» domandò la ragazza, osservando le labbra del suo compagno piegarsi in un sorriso che prometteva qualcosa di incredibilmente seducente e pericoloso.


Vooxi gettò giù il liquore che aveva ordinato, ascoltando distratto le chiacchiere nella taverna, quasi tutte incentrate su chi si sarebbe offerto come volontario della tribù della Volpe.
Non erano persone coraggiose, loro.
Anzi, quasi certamente quel posto sarebbe rimasto vacante e tanti saluti al piano del Gran Sacerdote Gyrro.
«Un'altra.» dichiarò il ragazzo, facendo un cenno all'oste e alzando il boccale.
Già. Chi si sarebbe candidato per la sua tribù? A chi sarebbe dovuto essere riconoscente per la salvezza dei suoi fratellini e di sua madre?


Tikki gemette contro le labbra del ragazzo, sentendo le mani, che la carezzavano sotto la stoffa della sua veste: «Plagg no.» mormorò, afferrandolo per i polsi e impedendogli di continuare l'esplorazione; lo fissò, allontanandosi di qualche passo e notando immediatamente come lo sguardo verde divenne serio: «Io...»
«Qui e ora.» dichiarò dopo qualche momento il giovane, fissandola negli occhi: «Sotto questa luna, che mi è testimone, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno. La mia casa sarà la tua casa, il mio letto sarà il tuo letto. Offrendoti onore, fedeltà e rispetto, io ti sposo.» recitò, mentre Tikki rimaneva immobile e con il cuore che le batteva furioso nel petto: «Tikki, so che non è valido, come davanti alle statue dei Sette Dei, ma...»
«Qui e ora.» recitò titubante la ragazza, buttando giù la saliva e socchiudendo gli occhi: «Sotto questa luna che mi è testimone, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna. La tua casa sarà la mia casa, il tuo letto sarà il mio letto. Offrendoti devozione, fedeltà e rispetto, io ti sposo.»
«Tikki...» mormorò Plagg, facendo un passo verso di lei ma bloccandosi subito quando sentì la terra tremare; Tikki lanciò un urlo, gettandosi fra le braccia del giovane e stringendosi forte a lui, finché il terreno non smise di oscillare: «Giuro...» ringhiò Plagg, posandole le labbra sulla tempia e trattenendola nel suo abbraccio: «Sarei tentato di offrirmi come volontario per la mia tribù solo per fargliela pagare di ogni volta che c'interrompono.»
«Dici che è colpa di Routo? Voglio dire tutti questi terremoti...»
«Mio nonno mi ha narrato la storia dell'Antico impero e, da quel che ho capito, questa forza, quest'energia che a Routo stanno usando, è qualcosa legato alla terra. Usarla non è un bene.»
Tikki annuì, stringendosi alla stoffa scura della tunica di Plagg: «Qualcuno si è offerto nella tua tribù?»
«Ancora no. Ma sai come siamo noi della tribù del Gatto, ci svegliamo sempre all'ultimo momento.» le spiegò Plagg, catturandole una ciocca di capelli e giocherellandoci: «E nella tua tribù?»
«Mia sorella vorrebbe offrirsi come volontaria, ma i miei genitori non vogliono.»
«Capisco. Nessun altro?»
«Per ora no.»
«Non è una decisione da prendere a cuor leggero.» dichiarò Plagg, scostandola da sé e sorridendole: «Ti riaccompagno a casa, mia promessa. Per stasera hai avuto troppe emozioni, non vorrei che mi svenissi fra le braccia.»
«Per far sì che tu possa farei i tuoi comodi con me? Tranquillo, non sverrò mai.»
«Quando noi due faremo certe attività, consone a marito e moglie – e lo faremo, mia dolce e piccola Tikki –, sarai ben sveglia e consenziente.»

Tikki, la prima Portatrice {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora