Capitolo 5

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Wayzz sospirò, osservando la lista di coloro che si erano offerti: Mikko era stata la prima, assieme a lui; Nooroo era giunto pochi giorni dopo, con il capo chino, dichiarando il suo volere di essere il volontario per la tribù della Farfalla e, alla fine, Flaffy l'aveva talmente pedinato e tormentato che aveva dovuto aggiungere anche il nome del giovane della tribù del Pavone: «E ancora nessuno per la Volpe, la Coccinella e il Gatto Nero.» commentò, gettando il foglio sul tavolo e socchiudendo gli occhi.
Quattro scelti su sette.
Non era una bella media.
Sarebbero bastate quattro persone per quello che aveva in mente di fare Gyrro?
Non conosceva il piano del maestro, ma sapeva benissimo che chi si sarebbe offerto non sarebbe più tornato indietro.
O, se fosse stato così fortunato, non sarebbe stato più lo stesso.
Aprì gli occhi, osservando nuovamente il foglio su cui aveva vergato i quattro nomi e inspirò profondamente: c'era ancora tempo, mancavano ancora due giorni e...
E cosa? Sperava davvero che qualcuno si facesse avanti?
Era davvero così ottimista? Così idiota?


«Ancora nessuna nuova, Lirra?» domandò loro padre, mentre Tikki raccoglieva le scodelle sporche e le metteva nel cesto: «Nessuno si è offerto per la nostra tribù?»
Lirra scosse il capo, facendo ondeggiare le ciocche che erano sfuggite alla pettinatura e sospirò grave: «Nessuno. La Gran Sacerdotessa Keemi sta seriamente pensando di offrire denaro alle famiglie più povere, così che offrano qualcuno...»
«Ma questo non è giusto.» decretò Tikki a voce alta, osservando sconvolta la sorella: «Questo...»
«Questo è l'unico modo che avremmo per sopravvivere, se nessuno si farà avanti.» dichiarò seccamente Lirra, sfidando la sorella con lo sguardo: «Sacrificare uno per il bene di molti. Cresci, Tikki, il mondo dove tutti hanno il lieto fine non esiste: se tu l'hai trovato con quello scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per tutti sarà così.» dichiarò la sorella, fissandola negli occhi e sorridendo allo sguardo confuso: «Sì, ho saputo che alla fine hai ceduto alle avance di quel libertino. Dimmi, sorellina, gli hai già aperto le gambe o ci sta ancora lavorando?»
«Lirra!» tuonò il padre, battendo la mano sul tavolo e fermando il litigio fra le due ragazze: «Se vostra madre fosse ancora viva si vergognerebbe di te. Il fatto che sei l'allieva di Keemi non ti autorizza a mancare di rispetto a tua sorella, inoltre vorrei ricordarti che, secondo l'accordo con la famiglia di Lossa, saresti stata tu la sposa di Plagg.»
«Fortunatamente ho avuto la vocazione.» decretò Lirra, fissando l'altra e poi uscendo dalla casa con uno svolazzo delle vesti cremisi, lasciando soli il genitore e la sorella.
«A volte mi pento di averle dato il permesso di diventare l'allieva di Keemi.» sospirò l'uomo, sorridendo alla figlia minore: «Lascia perdere quello che dice Lirra: è solo stanca e nervosa per questa situazione che si è creata con Routo. Così come lo siamo tutti.»
«Sì, padre.»
L'uomo abbozzò un sorriso, osservandola tornare a occuparsi delle faccende: «Tu e Plagg avete trovato un punto in comune, giusto?» le domandò, sorridendole: «Quando Lirra ebbe la vocazione, Lossa venne da me chiedendomi di cambiare l'accordo e scegliendo te come sposa del suo nipote. "Plagg ha un debole per la tua figlia più piccola. Ogni volta che la vede andare al mercato, si mette alla finestra per osservarla.", mi disse così e ciò mi convinse ad accettare.» le spiegò il genitore, mentre lei si accomodava al tavolo e ascoltava rapita: «"Lirra è una brava ragazza, ma è troppo accondiscente; Tikki saprà tenergli testa e metterlo al suo posto.", secondo Lossa sei la moglie perfetta per Plagg e anche io sono d'accordo: vi trattate da pari, come facevo io con tua madre. Sono felice di aver accettato quella proposta.»
«Padre...»
«Tikki, sto pensando di offrirmi come volontario.»
«Cosa?» mormorò la ragazza, osservando il padre come se fosse un estraneo: «Non potete...»
«Lirra sarà Gran Sacerdotessa e presto ti sposerai con Plagg.» mormorò l'uomo, allungando una mano e carezzandola la guancia: «Siete cresciute ed è mio dovere, come genitore, proteggere la vostra felicità. E preferisco essere io, il rappresentante della nostra tribù, piuttosto che qualcuno che è stato costretto o venduto dalla sua famiglia.»
La ragazza l'osservò alzarsi e uscire dalla porta, notando solo in quel momento le spalle curve sotto i pesi che portava; rimase ferma al tavolo, sentendo gli occhi pizzicarle per le lacrime trattenute: suo padre voleva offrirsi. L'uomo che, quando era piccola, le narrava le storie dell'Impero perduto; quello che l'aveva sempre confortata e protetta, che le aveva insegnato a leggere e scrivere, se sapeva difendersi lo doveva a lui.
Era stato l'uomo più importante della sua vita.
Era stato l'unico uomo nella sua vita, almeno fino all'arrivo di Plagg.
E presto l'avrebbe perduto.
Cresci, Tikki, il mondo dove tutti hanno il lieto fine non esiste: se tu l'hai trovato con quello scavezzacollo della tribù del Gatto Nero, ciò non significa che per tutti sarà così.
Dov'era il lieto fine che aveva detto Lirra? Dov'era? Perché lei non lo vedeva.
Oh, certo. Sarebbe stata con Plagg ma avrebbe perso suo padre.
Si portò una mano alla bocca, cercando di reprimere un singhiozzo, mentre le lacrime iniziavano a scivolare copiosamente lungo le guance: non l'avrebbe più visto, non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più scherzato o chiacchierato con lui...
La figura che era sempre stata un punto fermo nella sua vita, sarebbe presto scomparsa, senza che lei potesse far nulla per impedirlo.


Vooxi bevve il boccale di liquore tutto d'un fiato, poggiandolo sul bancone e scrollando il capo in modo da metter fine a quello strano girotondo che il mondo esterno aveva iniziato a fare: «Amico.» sentenziò Plagg, battendogli una mano sulla spalla: «Tu sai veramente come bere.»
«E tu non dovresti essere a cantare una serenata alla tua bella?» biascicò Vooxi, poggiando il capo contro il legno e alzando la mano che teneva il boccale: «Un altro giro.»
«Vooxi, dovresti smettere, sei già abbastanza alticcio.»
«Cos'è? Ora che sei un uomo quasi accasato, ti senti in dovere di dare consigli?»
«No. Ma scommetto che ubriaco come sei ti candideresti come volontario per la tua tribù.»
«Potrei farlo.»
«Cosa?»
«Se lo facessi, i miei fratellini, le mie sorelline e mia madre sarebbero al sicuro. E il Gran Sacerdote della mia tribù si occuperebbe della mia famiglia.» Vooxi alzò la testa, osservando l'oste riempirgli di nuovo il boccale: attese, finché il liquore non raggiunse l'orlo e poi lo buttò giù, nuovamente tutto d'un fiato: «Bene. Vado.»
«Dove?»
«Da Wayzz. Ho deciso: mi offro come volontario per la mia tribù.»
Plagg rimase a bocca aperta, osservando l'amico avanzare, con passo mal fermo, verso la porta e scosse il capo: ubriaco com'era, Vooxi non sarebbe arrivato a metà strada e, quasi sicuramente, si sarebbe accasciato da qualche parte, vomitando anche l'anima: «Non lo fermi?» gli domandò l'oste, recuperando il bicchiere di Vooxi: «Sicuramente domani si pentirà di quello che ha fatto, mentre era in compagnia del Signor Alcool.»
«Sicuramente lo troverò domattina al bordello della città e avrà scambiato una delle prostitute per Wayzz.» dichiarò Plagg, bevendo l'ultimo sorso del suo boccale e alzandosi, pagando la sua bevuta e quelle di Vooxi: «Mentre io ho una signorina da andare a trovare.»
«Nuova conquista, Plagg? Oppure tenti di nuovo la fortuna al Tempio della Farfalla.»
«E' la mia futura moglie, quella che vado a trovare.»
«Ah. La giovane a cui sei promesso.»
«Già. Ha ceduto al mio fascino, finalmente.» dichiarò Plagg, facendo l'occhiolino e avviandosi verso la porta; una volta fuori rabbrividì alla fresca aria serale, facendo vagare lo sguardo sul satellite notturno che già iniziava a calare per poi spostarlo in direzione di Routo: suo nonno l'aveva informato delle notizie che giungevano dall'isola nemica.
Presto ci attaccheranno, aveva dichiarato proprio quella mattina, mentre facevano colazione assieme: secondo l'ultimo rapporto le navi sono pronte a salpare.
Una guerra.
Come avrebbe fatto a proteggere Tikki e la sua famiglia se la guerra sarebbe avvenuta proprio lì, nella pacifica Daitya?
Non è il momento di pensarci, si disse, scrollando la testa e iniziando a correre verso la casa di Tikki: magari una volta solo, avrebbe pensato a tutto ciò, ma non ora. Ora doveva pensare solo alla giovane che lo stava attendendo.


Tikki trasalì alla figura che era comparsa nello spazio della finestra della sua stanza, sorridendo poi allo sguardo divertito di Plagg: «Ti hanno mai detto che non si deve entrare nella camera di una ragazza nubile?»
«Anche se questa è promessa a me?» domandò Plagg, balzando all'interno e gettandosi sul giaciglio di Tikki, prendendola poi per un polso e facendola cadere contro di sé: «Mi sembra che in questi casi si possa entrare.»
«Lo dici tu.» sbuffò la ragazza, sistemandosi meglio accanto al compagno e rimanendo in silenzio.
Plagg piegò un braccio sotto la testa, carezzandole la schiena con l'altra mano, assaporando quella anteprima della loro vita da sposati: certo, in futuro sarebbero stati nudi l'uno contro l'altra e stanchi per certe attività notturne, ma anche così gli andava bene: «C'è qualcosa che non va, Tikki?» domandò dopo un po', incuriosito di fronte allo strano silenzio di lei.
Tikki si alzò, poggiando il suo peso su un gomito e, osservandolo in volto, sorrise lievemente: «No, niente.» dichiarò, allungando la mano e scostandogli dalla fronte le ciocche scure di capelli: «Perché?»
«Sei strana. Silenziosa.»
«Dovresti essere contento che la tua futura sposa non tormenti le tue orecchie.»
«Preferisco quando lo fai, perché so che sei tu.» mormorò Plagg, studiandole il volto per quanto la luce lunare glielo permettesse: Tikki sembrava stranamente tranquilla, in pace con se stessa e con il resto del mondo, una cosa molto strana per quella ragazza battagliera e focosa: «Cosa c'è che non va?»
«Niente. Davvero.»
«Tikki, non sei tu.»
Tikki sorrise, allungandosi e sfiorandogli le labbra con le proprie: «Ho solamente litigato con Lirra.» mormorò, sistemandosi nuovamente contro di lui e circondandogli la vita con le braccia: «Quando vuole sa essere veramente odiosa.»
«Tutto qui?»
«Tutto qui.»
Plagg annuì, osservando il capo fulvo che gli riposava contro il petto e allungò una mano, carezzando la guancia della ragazza con il pollice: «Qui e ora, io mi dichiaro tuo marito e tuo compagno.» recitò, osservandola alzare il volto e sorridergli.
«Qui e ora, io mi dichiaro tua moglie e tua compagna.» declamò Tikki, sorridendogli e tornando poi ad accomodarsi contro di lui: era stato un attimo, ma lui l'aveva vista. Una nota triste nello sguardo della ragazza.
La strinse a sé, baciandole il capo: «Fidati di me.» le mormorò, sentendola stringerlo maggiormente.
«Lo faccio.»
No, non lo faceva perché, altrimenti, gli avrebbe detto cosa l'angustiava.
Ma non poteva dirglielo.
«Brava, ragazza.» mormorò, abbozzando un sorriso e nascondendo la testa sotto la sabbia, come se in questo modo i problemi sparissero.


Wayzz osservò la lista di nomi, a cui si era aggiunto quello del volontario per la Tribù della Coccinella: era stata un po' improvvisa e non si era certo aspettato che si sarebbe fatta avanti proprio quella persona, ma era rimasto impressionato.
Adesso ne mancavano solo due.
La porta del suo studio si aprì e un giovane membro della tribù della Volpe entrò con passo mal fermo, guardandosi attorno spaesato: «Beh? Dove si firma per dichiarare il suicidio?» domandò, passandosi una mano fra i capelli fulvi e sorridendo alla vista di Wayzz: «Io sono Vooxi. Il volontario della tribù della Volpe.»

Tikki, la prima Portatrice {Completata}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora