22 luglio 1981

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Caro diario,

Il mio unico obbiettivo è stato distrutto dal mio stesso intento. Mi ero presentato alla premiazione fiero e speranzoso di poter essere premiato per il lavoro che ho portato a termine, ma il destino aveva già deciso che doveva andare diversamente. Durante tutto l'evento fremevo dall'emozione, dalla voglia di salire in quel palco e ringraziare tutti quanti, con la voce che tremava dalla felicità. Sentivo i muscoli delle gambe contrarsi a volte, pronti a scattare da quella sedia e correre una maratona che aveva un premio come traguardo, il mio traguardo. Ancora non capisco come mi ci sia potuto fissare così tanto. Dannazione, è solo un premio! Non merito di premiare un lavoro che ha premiato la mia carriera da cantante.
O forse, semplicemente, vorrei premiare me.
Niente è un fallimento se non siamo noi a definirlo tale.

...Un fallimento.

La mia paura è deludere lui, non me!
Okay, forse anche un po' me.
Forse sognavo di non deluderlo, di fargli vedere cosa sono in grado di fare, di non essere un fallimento.
Ma lo sono, cazzo se lo sono, riesco a deludere pure gli altri. E la mia famiglia? Cosa penserà di me?
Sono ancora in Hotel, domani tornerò a casa e non so se avrò il coraggio di salutarli e guardarli in faccia contemporaneamente senza mettermi a piangere dalla delusione.
Ora mi sento il viso pesante, specie nella zona degli zigomi, come se stessi per scoppiare a piangere da un momento all'altro.
Forse un pianto liberatorio mi farà bene.

Devoured || Michael JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora