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La vecchia casa di Justin era ordinata e profumava di pulito, un odore che si portava dietro anche sui vestiti.

Patty mi aveva offerto una tazza calda di camomilla e mi aveva detto che mi trovava molto più donna.

"Non sta bene." Disse con una punta di amarezza nella voce. "E' mio figlio, la cosa più cara che ho, e pensare di non vederlo più ridere come una volta mi spezza il cuore."

Eravamo sedute sul divano, e quelle confessioni non volevo sentirle. Mi sentivo legata a Justin anche se non stavamo più insieme, mi sentivo protettiva nei suoi confronti.

"Non frequenta più nessun amico, esce di casa solo quando è costretto e la sua vicina mi ha detto che la notte urla."

Battei le palpebre ripetutamente per scacciare le lacrime che mi si erano insinuate all'interno degli occhi e deglutii.

La tazza si stava freddando, ma non la posai, era il mio unico appiglio.

"Da quanto tempo si... si comporta in modo strano?"

Mi costrinsi a parlare, perché altrimenti sarei scappata via.

"Da alcuni mesi." Rispose semplicemente bevendo un po' del suo tè.

"Voglio vederlo."

"Liv", cominciò, "so come sono finite le cose tra di voi, e non voglio aggiungergli altra tristezza." Concluse posando la sua tazza.

"Ho solo bisogno di parlargli per dieci minuti, nient'altro." Mi affrettai a dire.

Mi guardò per un po' senza dire nulla e poi annuì.

"Va bene." Esclamò. "Ti do l'indirizzo."

XXX

Era la seconda volta in un giorno che mi ritrovavo a suonare un campanello, ma ero molto più agitata in quel momento. Casa sua si trovava in un bel quartiere pieno di verde e di abitazioni tranquille, molto diverso dalla sua natura.

Mi torturai le mani nelle tasche della felpa; sapevo che lo avrei trovato.

Sentii dei passi e dopo poco la porta si aprì.

Sembrava che avesse visto un fantasma, non me. Mi squadrò dalla testa ai piedi e si passò una mano sul viso.

"Non ce la fai proprio, eh?" disse acido. "Devi sempre cercare di intrometterti nella vita di tutti."

"Lasciami entrare..."

Feci un passo verso di lui, ma mi bloccò.

"Qui non sei la benvenuta."

"Voglio solo parlare." Lo rassicurai sfiorandogli la mano.

Socchiuse gli occhi e mi lasciò entrare, anche se un po' riluttante.

La casa si apriva con un grande salone pitturato di bordeaux e con un divano in pelle bianca. Di fronte, un grosso televisore degno di una star di Hollywood.

"Mi piace." Ammisi guardandomi intorno. "E' come me la immaginavo."

"Sbrigati a dire quello che devi e va via, ho delle cose da fare!" disse sbrigativo evitando di guardarmi per davvero.

"Devi drogarti o nasconderti?" domandai infastidita.

Si leccò le labbra e spostò lo sguardo su di me, per davvero quella volta.

Sentii il cuore accelerare e le gambe di gelatina, e sperai con tutto il cuore di non cadere.

"Chi sei tu per giudicarmi?"

Quello era Justin, quelli erano i suoi occhi.

"Sono tua amica." Mormorai insicura.

"L'unico amico che avevo è morto." Mi urlò contro. "Tu sei solo stata brava a rimpiazzarmi con un altro, quando io sarei morto per te."

Strinsi un pugno e lo vidi avvicinarsi.

"Tu mi hai rimpiazzata, non fingere di averlo dimenticato." Gli ricordai indietreggiando.

"Cazzo, Liv!" sbottò. "Laila mi ha venduto questa casa, era dei suoi genitori e sarebbe stata nostra."

Ritornai con la mente ad un anno e mezzo prima, a quando lo avevo visto sorridergli, a quando lo avevo visto abbracciarla e a come mi era crollato tutto il mondo addosso.

"Perché non me l'hai detto?" dissi con le lacrime agli occhi.

"Doveva essere una sorpresa per il tuo esame." Rivelò. "Doveva essere un regalo per il nostro futuro."

"Oh mio Dio..." sussurrai piangendo. "Dovevi dirmelo, Justin."

"Avevi già rovinato tutto con Tom, non c'era più niente che potessi fare." Disse gelido puntando il suo sguardo nel mio.

"Credevo ti fossi stancato di me."

"L'unica cosa che non ho mai fatto è proprio questa."

La sua mascella si irrigidì, e potei giurare di non averlo mai visto trattenere le lacrime come in quell'istante.

"Vattene, Liv" disse indicando la porta. "Vattene e non tornare."

"Justin..."

"Non farmelo ripetere." Mormorò scandendo tutte le parole.

Camminai lentamente verso la porta, cercando di asciugare le lacrime. Afferrai la maniglia e mi voltai a guardarlo.

Alcune lacrime gli erano scese sulle guance pallide e teneva la testa bassa.

"Mi sei mancato." Sussurrai prima di andarmene.

Spazio Autrice!!
Salve a tutte, vorrei sapere il vostro pensiero su questo capitolo.
Ne sarei molto, ma molto felice!!
Alla prossima 🌹

NEVER ENOUGHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora