Tagliai la fetta di torta e mi lasciai andare ad uno dei miei migliori sorrisi; quel giorno era davvero perfetto.
Tutti mi applaudivano e da dietro il tavolo riuscivo a vedere la mia famiglia. Alcuni zii mi avevano portato dei regali per la laurea, tra cui una penna stilografica bellissima.
Justin si era preso la libertà di regalarmi un viaggio a Londra, una delle città che più volevo visitare in assoluto, e detto francamente non vedevo l'ora di preparare le valigie e partire all'avventura.
La vita mi stava sorridendo. Ero una giovane donna laureata, promessa sposa di un uomo che amavo e rientrata in un concorso di medicina che mi avrebbe portato alla vetta della scala gerarchica dei medici migliori d'America, se esisteva.
Ero felice di festeggiare a casa, a Seattle.
"È possibile sentirsi tanto orgogliosi per qualcuno?" Domandò Justin baciandomi la guancia.
"Penso di sì se quel qualcuno è davvero straordinario."
Justin scoppiò a ridere, ma la sua risata andò ben presto a scemare.
"Che succede?" Chiesi corrucciando la fronte.
"Niente, torno subito."
Si divincolò dalla mia mano ferma sul suo braccio e si recò alla porta.
"Liv, credo che tu debba fare un discorso!" Esclamò una delle mie zie alzando il bicchiere con lo champagne.
La ignorai stringendo gli occhi per guardare meglio Justin, ma lui era uscito.
"Liv" sentii chiamarmi. "Fa il discorso."
"Oh... certo." Dissi subito prendendo un bicchiere. "Vediamo... emh... sono davvero felice di aver raggiunto uno degli obbiettivi più importanti della mia vita..." cominciai distratta, scorgendo dalla finestra Justin intento a gesticolare. "Vogliate scusarmi."
Posai il calice da champagne sul tavolo e con passo veloce raggiunsi il giardino.
"Devi andartene subito." Intimò Justin al ragazzo sul marciapiede di fronte. "Non puoi restare lì e farti vedere da Liv."
"Ma che sta succedendo?"
Justin si voltò a guardarmi e irrigidì la mascella. "Perfetto."
"Tom è tornato di nuovo?" Domandai deglutendo.
"Liv, torna alla tua festa, adesso lo mando via." Mi rassicurò Justin.
"È peggio del solito." Constatai guardandolo meglio.
Aveva una camicia di lino spiegazzata, la barba incolta e gli occhi di chi non era particolarmente stabile.
Da quando ero tornata me lo ritrovavo a fissarmi, a guardarmi da lontano parecchie volte.
"Va a casa." Dissi alzando la voce per farmi sentire. "Tua nonna non sarebbe felice di vederti in questo stato."
Tom attraversò la strada puntando gli occhi nei miei e Justin prontamente mi si parò davanti.
"Sta lontano da Liv, hai capito?" Lo minacciò Justin.
"Siete davvero una gran bella coppia. Spero di venire al matrimonio."
"Liv, ma che stai facendo? Domandò Rob uscendo in giardino con Teddy al seguito. "Tomas..."
"Papà non è niente, Tom se ne stava andando."
"Sarà meglio."
Rob afferrò la mano di Teddy. "Entriamo che gli altri ti stanno aspettando."
"Si." Risposi seguendoli. "Justin tu non vieni?" Domandai poi al mio ragazzo sperando che non reagisse.
"Tra un minuto soltanto."
"Justin!" Lo richiamai sentendo un nodo alla gola. "Per favore."
"Te lo dico solo una volta, va bene? So molto bene come fare ad eliminare una persona dalla faccia della terra, e ti posso assicurare che non mi tirerò indietro se si tratterà di eliminare te." Sibilò contro l'orecchio di Tom.
"Justin!"
"Amore, eccomi."
Justin si voltò e mi lasciò un dolce bacio sulla fronte. "Prova a sfiorarla solo con un dito e sei un uomo morto."
Rientrammo in casa e chiudemmo la porta.
Ecco che eravamo ritornati a quattro anni prima. Sentii un tuffo al cuore e una sensazione che non provavo da un bel po' di tempo, una sensazione di ansia per l'incolumità di Justin.
"Non avresti dovuto dirgli così." Lo rimproverai allontanandolo. "Non sappiamo come potrebbe comportarsi."
"E che cosa avrei dovuto fare? Ti sta spaventando anche se non vuoi ammetterlo, Liv." Ribatté poggiandosi con le spalle al muro.
"Oddio, Justin." Sbottai a bassa voce per non farmi sentire dagli ospiti. "Lo hai appena minacciato di ucciderlo!"
"Eliminarlo dalla faccia della terra, è più d'effetto." Rispose con un sorriso.
"Spero davvero che tu non sia serio."
"Andiamo, Liv... ho chiuso con la malavita parecchio tempo fa, non farò del male a nessuno. È solo un modo per allontanarlo." Disse passando una mano tra i suoi morbidi capelli platino.
"Lo spero."
Mi sporsi verso di lui e mi lasciai abbracciare, stringendolo.
"Piccioncini, amatevi più tardi che qui abbiamo voglia di festeggiare."
Mia madre ci divise mi trascinò in salotto con in mano una fetta di torta.
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NEVER ENOUGH
FanfictionSequel di Enough for me: Siamo cresciuti io e te, siamo diversi. Niente è uguale a prima, ma tu sei sempre lo stesso. Sbagli e mi trascini giù con te, ma questa volta non so se riuscirò a farci risalire.