"Liv, apri la porta." Ripeté Tom per l'ennesima volta. "Ti prego..."
Mi asciugai il viso e mi guardai allo specchio, dovevo smetterla di piangere. Mi aggrappai al lavandino con le mani e mi avvicinai di più al vetro. Sicura di non volerti sposare?
"Liv." Mi pregò dando un pugno alla porta.
Sobbalzai e le mani mi scivolarono dal lavandino facendomi urtare contro la fontana con il mento.
"Dannazione." Urlai sfiorando il punto dolente del viso.
"Che succede?" chiese Tom allarmato.
Spalancai la porta e gli diedi una leggera spinta. "Non mi va di parlarne."
"Io credo che dovremmo." Insisté lui. "Pensavo che mi amassi, ma non è così."
Entrai in camera e lui mi seguì.
"Non si tratta di questo." Ribattei cercando di non dare di matto. "Ti amo e lo sai benissimo."
"Di che cosa si tratta allora? Quando ieri ci siamo visti al ristorante, ho pensato che mi avresti detto si da come ti comportavi, poi te ne sei andata e quando sei tornata non eri più la stessa." Disse nervoso chiudendo la porta della mia camera.
"Non dire sciocchezze, ero sempre io."
"So capire quando la mia ragazza cambia d'umore, e avrei anche il diritto di sapere che cosa ti ha spinto a dirmi di no."
Mi afferrò il braccio e mi scosse.
"Lasciami subito, stai diventando violento." Dissi liberando il mio braccio dalla sua presa.
"Parlami, Liv." Mi pregò con voce più calma.
Aveva i capelli in disordine. Ci aveva passato le mani tremila volte da quando era venuto a casa mia. Lo faceva sempre quando era nervoso, e più vedevo farglielo più volevo che smettesse.
"Non sono pronta a sposarmi, va bene?" mi arresi dicendo davanti alla sua faccia tosta. " Sono giovane e devo ancora laurearmi. Voglio vedere il mondo, viaggiare e fare tutte le mie esperienze..."
Anche se il tempo era passato dalla prima volta che lo avevo visto, il suo carattere era rimasto lo stesso. Insisteva ed era più nevrotico di quanto avessi mai immaginato. Mi guardò dritto negli occhi e scosse la testa, quasi come se dentro ci avesse letto qualcosa di rivelatore.
"Non ci credo" disse amaramente. "L'hai rivisto."
"Ho rivisto chi? Di che cosa stai parlando?" domandai confusa e stanca al tempo stesso.
Il mento era indolenzito e non volevo più pensare al matrimonio.
"Sai benissimo di cosa sto parlando." Rimbeccò. "Hai rivisto quel fallito del tuo ex ragazzo, non è vero?"
Deglutii e chiusi gli occhi.
"Abbi almeno il coraggio di dirmelo in faccia."
"Si, si l'ho rivisto." Ammisi alzando le mani. "Ma non c'entra niente con la storia del matrimonio." Tentai di rassicurarlo.
Sembrava deluso, e gli leggevo in faccia tanta tristezza.
"Vieni a dirmelo quando ci crederai per davvero."
XXX
"Uno, due, tre, quattro, cinque, sette, nove, dieci." Contò Teddy sulle manine.
"E il sei e l'otto?" dissi scoppiando a ridere. "Te li sei dimenticati."
"Ops.."
Gli feci il solletico e lui si dimenò tra una risata e l'altra.
"Che cosa è successo tra te e Tom?" esclamò mamma sedendosi accanto a me e Teddy, sul divano.
Smisi di ridere e lasciai stare il mio fratellino.
"Quando smetterai di chiedermelo?" domandai sbuffando.
"Non fare la bambina, Liv." Mi rimproverò aggiustando un calzino a Teddy. "Voglio solo aiutarti."
"So benissimo che cosa devo fare." Dissi alzandomi dal divano.
"Dove vai?"
"Dove nessuno mi chieda del matrimonio o di Tom." presi le chiavi dalla tasca del giubbino e aprii la porta.
"Fai sempre soffrire gli altri" constatò lei con sguardo assente.
"Non si tratta di far soffrire gli altri." Sbottai sentendomi pizzicata. "Ho un cartello sulla fronte che attira gli uomini problematici, non posso farci nulla."
XXX
Suonai il campanello di una casa che conoscevo benissimo, in completa agitazione. Dalle finestre si vedeva la luce accesa, ma non si sentiva nessun rumore.
Non dovevo essere lì.
Mi voltai e scesi i gradini del porticato alla svelta.
"Liv?"
La voce di una donna mi fece bloccare.
Sulla porta, la mamma di Justin mi fissava incredula.
"Salve." Dissi sorridendo. "Justin è in casa?"
Strinsi il cordoncino della mia borsa a tracollo per mascherare l'imbarazzo. Lei portava i capelli ondulati, jeans alla moda e scarpe alte. Un anello le brillava sul dito e sembrava raggiante.
"Justin non abita più qui." Rivelò scuotendo la testa.
"Oh" Esclamai abbassando lo sguardo.
Avrei dovuto immaginarlo. Justin sembrava stare più male di quanto non fosse mai stato. Lo conoscevo benissimo, e mi erano bastati cinque secondi per capire che non fosse un bel periodo.
"Vieni, facciamo due chiacchiere."
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NEVER ENOUGH
FanfictionSequel di Enough for me: Siamo cresciuti io e te, siamo diversi. Niente è uguale a prima, ma tu sei sempre lo stesso. Sbagli e mi trascini giù con te, ma questa volta non so se riuscirò a farci risalire.