01. Verso Ovest

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Ragnar Lothbrok non era un tipo che si facesse scoraggiare facilmente, anzi sembrava che ne gioisse quando le persone gli andavano contro; non conosceva limiti, e ancora doveva scoprire se questo aspetto gli avrebbe messo gli Dei a favore o meno.

Appena finita l'assemblea e la cerimonia per il figlio grazie alla quale gli venne donato un bracciale simbolo della sua appartenenza alla società, Ragnar aveva lasciato Bjorn nelle mani del fratello Rollo per andare a cercare il suo piano B. Aveva attraversato la foresta, fino ad arrivare alle sponde del mare, dove una casa modesta e umile si stagliava in mezzo agli enormi alberi.

Abbassò il capo per evitare un ramo e quando lo rialzò vide in lontananza il suo piano B venirgli incontro. Il suddetto era un uomo, all'incirca della stessa età di Ragnar, ma decisamente meno avvenente: occhi contornati dal trucco nero che turbavano chiunque disgraziatamente li incontrasse, capelli castani molto radi vicino la fronte e corpo particolarmente allampanato.

Ragnar notò che l'altro stringeva un'ascia tra le mani, ma non era minimamente preoccupato che potesse fargli del male, quindi si avvicinò sereno. «Floki», lo salutò, accompagnato da un cenno del mento.

Floki gli puntò la lama contro e assottigliò gli occhi. «Ragnar Lothbrok», disse, e gli lanciò così improvvisamente l'arma contro che se il vichingo non avesse avuto i riflessi pronti sarebbe sicuramente rimasto colpito. L'ascia si andò a conficcare nell'albero alle sue spalle, proprio all'altezza della testa.

Ragnar guardò infastidito prima l'arma e poi Floki, mentre quest'ultimo scoppiava in una risata isterica. «Sapevo l'avresti schivata», si complimentò, battendo allegramente le mani.

Ragnar azzerò la distanza che li divideva e lo afferrò per il collo, costringerlo ad alzarsi sulle punte dei piedi. «Avresti potuto uccidermi, Floki», mormorò, adirato dalla irresponsabilità dell'amico.

Floki alzò il viso, in cerca di aria probabilmente, e guardando il cielo grigio rispose solennemente: «Solo gli Dei possono ucciderti, Ragnar».

Ragnar soppesò le sue parole e si decise a lasciarlo, anche se dentro di sé la voglia di fargli sputare tutti i suoi denti marci era rimasta alta. Il viso di Floki tornò a colorarsi e l'uomo si allontanò di qualche passo, massaggiandosi il collo sudicio.

«Comunque sia, perché sei qui? Non mi aspettavo una tua visita, altrimenti avrei dato una rassettata alla casa», disse ironicamente, dandogli le spalle mentre si dirigeva appunto verso la sua abitazione.

Ragnar si affrettò a seguirlo, raggiungendolo e mettendosi al suo stesso passo. «Come sta andando la costruzione delle mie barche?», chiese, andando subito al punto e grattandosi la barba bionda.

Floki si voltò di scatto, il volto rosso. «Le tue barche?», prima mormorò. «Le tue barche?», dopo urlò. «Non so che idea ti sia messo in testa, Ragnar, ma non vedrai nulla finché non verrò pagato adeguatamente».

Ragnar strinse i pugni, per evitare che accidentalmente si scontrassero con la sua faccia, ma si costrinse a mantenere la sua solita calma - almeno esteriormente. «Sai meglio di me che non potrò pagarti quanto ti devo finché non ci imbarcheremo per le terre dell'ovest», gli rispose diplomatico. «Ma fino ad allora, questo è un piccolo ricompenso».

Gli sventolò davanti al viso un minuto sacchetto contenente delle monete che Floki non tardò ad afferrare. Ragnar ghignò compiaciuto, alzando le sopracciglia. «Posso darti solo questo per ora, non chiedermi di più perché sono rimasto senza un soldo», ma Floki non lo stava più ascoltando, quindi lo afferrò per un braccio. «Ora mostramele».

Floki chinò la testa in avanti, mentre si infilava il sacchettino dentro la maglia. «Come desideri, ma ti avverto: potresti svenire per l'emozione» e terminò con un urletto che di virile non aveva nulla.

Ragnar ruotò gli occhi e lo seguì trattenendo a stento l'entusiasmo. «Questo è tutto da vedere» e il suo tono era vagamente minaccioso.

Floki lo condusse dentro un tendone, posto in una zona nascosta dietro la casa, dove si trovavano tutte le barche: erano tre, una più bella dell'altra. Gli occhi di Ragnar si illuminarono di colpo, mentre scavalcava l'amico ed entrava dentro la barca più vicina. Accarezzò il legno della costruzione con le dita, immaginandola mentre correva tra le onde calme o adirate che fossero, non aveva importanza.

Floki appoggiò il mento sulla barca e guardò Ragnar con gli occhi grandi e rotondi. «Ha soddisfatto le tue aspettative, musone?», domandò, sorridendo soddisfatto.

Ragnar gli afferrò il viso con le mani e portò la sua fronte su quella dell'amico. «Fra un paio di settimane, raggiungeremo e domineremo l'Occidente, Floki, non ci sono dubbi».

.:*••*:.

«Verrò anche io con te».

Ragnar, che era appena entrato nella stanza da letto, si bloccò a quelle parole. Aveva avvisato già da tempo Lagertha, la sua amata donna, delle sue intenzioni, ma non era previsto che venisse anche lei. E infatti era fuori discussione.

«No», rispose perentorio, mentre cominciava a spogliarsi. Dopo essere tornato a casa da Kattegat e aver mangiato insieme alla sua famiglia, l'unica cosa che il vichingo desiderava era giacere nel letto. Possibilmente con sua moglie.

Lagertha si portò le mani ai fianchi, mentre si avvicinava minacciosamente al marito. «Come sarebbe a dire no?», replicò furiosa, le guance arrossate per l'emozione.

Guardandola, Ragnar sentì un inspiegabile impulso di toccarle il viso e per tanto le sfiorò le gote. «Sarebbe a dire che rimarrai qua, ad aspettare il mio ritorno come una brava mogliettina», ribatté lui tranquillamente, con il tono di chi sta spiegando un'ovvietà.

Lagertha gli schiaffeggiò la mano, allontanandosi stizzita dal suo corpo. «Non mi reputi alla tua altezza, forse? Eppure, una volta ti ho anche salvato la vita in battaglia, non dimenticarlo», esclamò con ardore, trattenendo le urla che la soffocavano per non svegliare i bambini.

Ragnar si abbassò i pantaloni e si voltò a guardare la moglie, il cui occhio scese irrefrenabilmente verso il basso; poi, controvoglia, si costrinse a fissarlo in viso. «Non mettermi in bocca parole che non sono mie», la riprese dolcemente, corrugando le sopracciglia mentre le si faceva sempre più vicino. «Non immagini nemmeno quanto vorrei averti al mio fianco, ma devi rimanere qui: i bambini e la nostra piccola fattoria hanno bisogno di te, lo sai bene, Lagertha», sussurro con voce calda, rubandole un bacio fugace.

In quel momento sembrava proprio Loki, il dio degli inganni in persona: stava usando le sue arti persuasive per distrarre la moglie e convincerla a darle altre attenzioni. E ci sarebbe anche riuscito, se Lagertha non fosse stata Lagertha.

La donna lo afferrò per la barba lunga e lo tirò verso il basso allo stesso livello dei suoi occhi. «Non sono una stupida, Ragnar. Rimarrò qua solo perché ho degli obblighi in quanto madre, non perché tu me lo abbia imposto», precisò, sussurrandogli con tono seducente quelle parole all'orecchio.

Ragnar le morse il collo, afferrandola per la vita. «Chiaro», soffiò sulla sua pelle, facendola trasalire. «Ora vieni qui».

The Warrior - Ragnar Lothbrok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora