Capitolo 1: Il Campus

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Salve gente,

si avevo detto che non sapevo se ... bla bla bla ...

Ma poi ho pensato, vabbè proviamo con un'altra storia. Effettivamente Contact è una storia particolare, può piacere o non piacere il genere. Così ho detto: vabbè proviamo con una un po' più leggera, con una che tratta argomenti più soft e a cui sono veramente affezionata, vabbè dettagli che io sono affezionata un po' a tutte le mie storie, dettaglio insignificante. Ma questa ... beh questa è speciale perchè c'è un personaggio a cui è stato davvero difficile dire addio e ancora oggi ricevo minacce di morte per un sequel che VORREI scrivere con tutta me stessa ma non voglio rovinare la storia.

Ma vabbè bando alle ciance ... vi lascio a questo primo capitolo. Spero che questa storia vi piaccia e che riceva feedback positivi come li ha ricevuti su EFP.

Scusate lo sproliloquio ;)

Buona lettura






CAPITOLO 1: IL CAMPUS

Parigi, 13 Giugno

Kurt entrò nella cameretta di suo figlio. Osservò come tutto fosse perfettamente ordinato. Vide le tre valigie posizionate diligentemente in attesa che Antoine le venisse a prendere.
Proprio in quel momento suo figlio uscì dalla sua cabina armadio. Indossava un jeans scuro elegante, una polo rossa e comode scarpette da tennis ai piedi.
Kurt sorrise orgoglioso nel vedere come fosse riuscito, da solo, a vestirsi in maniera semplice e impeccabile. Del resto era il figlio di uno dei più famosi stilisti europei!
« Lo so, papi. Non ho messo i pantaloni scuri eleganti, ma non voglio che pensino subito che sia un fighetto. » Kurt sorrise e si avvicinò al figlio, osservando come aveva perfettamente sistemato i suoi capelli con un po' di lacca. Passò le mani tra un riccio, un morbido riccio che ancora, dopo tutti quegli anni, gli ricordava lui. Si concentrò allora sui suoi occhi.
Guardò gli occhi ... guardava quegli occhi, quelle delicate orecchie leggermente a punta e quel piccolo nasino all'insù ... cercava di vedere se stesso in suo figlio. Si soffermava su tutto ciò che avevano in comune, non volendo vedere come, purtroppo, nonostante non fosse suo figlio biologico, assomigliasse anche a lui.
« Mi mancherai. » Sussurrò Kurt, cercando di respingere le lacrime. Da quando l'infermiera gliel'aveva messo tra le braccia, undici anni prima, non si era più separato da suo figlio per più di qualche ora. Adesso non lo avrebbe visto per due mesi interi, sarebbe volato dall'altra parte del continente e per due mesi di lui avrebbe potuto sentire solo la sua voce.
« Anche tu mi mancherai, papi. » Il ragazzo strinse forte suo padre, mentre questi baciò teneramente la sua testa, dovendosi piegare per compiere quel piccolo gesto.
Era basso ... proprio come lui.
« Se sei pronto, andiamo. Ti accompagniamo Adam ed io all'aeroporto. » Al nominare il nome dell'altro uomo, il ragazzo storse la bocca.
« Everett! » Disse sospirando suo padre. « Perchè non provi a dargli un'opportunità? »
« Tu perché non hai dato a papà una seconda occasione? » Kurt sospirò pesantemente, sedendosi sul letto. Da quando quasi un anno prima aveva detto a Everett della sua relazione con Adam, lui non aveva fatto altro che chiudersi sempre di più in se stesso.
Era troppo piccolo quando lui e ... beh quando aveva divorziato. Ovviamente non sapeva nulla. L'unica cosa che sapeva, era che Kurt era andato via dall'America, non mettendoci mai più piede, portandolo con sé.
« Everett ... forse quando sarai più grande saprai tutta la storia e capirai perché tra me e tuo padre non ha funzionato. Adam è ... »
« Papà io vado o altrimenti perdo l'aereo. Vado con Antoine. Ci vediamo tra otto settimane. » Everett posò un piccolo bacetto sulla guancia di Kurt, prendendo poi le valige e uscendo dalla sua camera, lasciando suo padre triste e dilaniato tra l'amore per un figlio e quello per il suo uomo.

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