Il Rumore del Sole

L'arazzo di mamma

 Laura amava lo stile che sua madre Alba aveva dato a tutta la casa.

Insegnante presso l'Istituto delle Belle Arti, appassionata di arte neoclassica e modernariato americano, era riuscita nella missione quasi impossibile di unire questi due generi in un mix inaspettatamente equilibrato e accogliente.

Sceglieva l'arredo con molta attenzione e finiva con l'affezionarsi in maniera quasi maniacale ai pezzi che sceglieva.

Ma c'era una cosa in particolare a cui sua madre era legata, ed era l'immenso arazzo appeso al centro della parete più grande del salone. Era davvero raro e più lo guardavi più ti perdevi nell' intricata trama dettagliata come un dipinto.

Papà lo aveva regalato alla mamma quando era nata lei, e al ritorno dall'ospedale glielo fece trovare appeso, anche se un po' storto, come amava sottolineare Alba.

Quando era piccola, per tenerla buona ed evitare di farla stare troppo tempo davanti alla televisione, la mamma la intratteneva con un giochino, prendendola in braccio e avvicinandosi all'arazzo.

«Cos'è questo, Laura?» la spronava.

«Un leone!» puntuale la piccola Laura rispondeva.

«Oppure?» Alba a questo punto sorrideva furba e con la mano minacciava di iniziare a solleticarla.

Laura, così, aveva pochi secondi per dire qualcosa di strano e far diventare quel leone una caffettiera con la criniera, un gatto parlante vestito per carnevale o chissà cos'altro.

Mamma diceva sempre a papà che quel gioco era importante, che avrebbe stimolato la fantasia e che l'avrebbe aiutata a ragionare "fuori dagli schemi", che l'avrebbe resa libera dai muri delle convenzioni.

Laura non capiva, ma si divertiva.

Ricordava bene quel gioco e forse sapeva ancora inventare qualcosa di divertente.

Ora, però, era in un posto che odorava troppo di incenso e gente triste, si sentiva schiacciata da tutti i lati e nella testa risuonava un fischio sordo e continuo.

«Cosa sono quelle Laura?»

«Bare, mamma»

«Oppure, amore mio?»

«Questa volta non lo so mamma».