Dal capitolo precedente...
Lancio un urlo spaventato e mi volto verso la persona che dovrà chiedermi immediatamente scusa per avermi quasi fatto venire un infarto. Il ragazzo davanti a me però non si decide a parlare e mi tiene ancora stretta incominciando a farmi male.
"Chiunque tu sia devi levarmi le mani di dosso perché stai incominciando a farmi male"
A quelle parole il ragazzo di fronte a me cattura fra le sue mani enormi anche l'altro polso e mi sbatte al muro di quello che sembra un vicolo buio e di sicuro senza una persona in grado di aiutarmi. Dall'oscurità e dalla nebbia al fondo del vicolo appare un'ombra che sembra conoscere il mio aggressore, infatti dopo essersi scambiati un cenno col capo il ragazzo più giovane allenta la presa sui miei polsi e si avvicina pericolosamente al mio viso. A due millimetri dalle mie labbra però cambia traiettoria e si ferma proprio accanto al mio orecchio e sussurra: "Se urli giuro su Dio che ti uccidiamo qui". Dal suo alito capisco che è ubriaco fradicio, ma realizzo che non è lui ad aver in mano la situazione. Infatti, mi preoccupa di più l'uomo sulla quarantina che sta cominciando a toccarmi i fianchi sotto la camicia. Sento dei brividi di terrore percorrermi tutta la schiena accompagnati da singhiozzi secchi, senza lacrime. Incomincio poi a tremare tutta quando mi toglie il cappotto e lo getta da qualche parte nell'ombra. È un incubo, deve essere un incubo, devo svegliarmi da tutto questo. Chiudo gli occhi sperando che la sensazione schifosa delle loro mani sulla mia bocca e sul mio corpo sparisca, ma non accade nulla. Apro gli occhi e sono ancora lì tutti e due a sganciare i bottoni della mia camicia uno alla volta. Mi dimeno alla stretta ferrea del ragazzo più giovane inutilmente, è due volte più grande di me e mi sovrasta col suo corpo e la sua forza. Quando sento l'ultimo bottone sganciarsi capisco che sta davvero per accadere il peggio e perdo l'ultimo briciolo di speranza. Ho ancora la bocca tappata e decido così di chiudere gli occhi ormai pieni di terrore per non vedere quello che succederà da lì a pochi minuti. Sono percossa ripetutamente da singhiozzi che mi scuotono le spalle e mi fanno sentire debole. Il rumore della fibbia di metallo di una cintura mi arriva dritto alle orecchie come un campanello d'allarme e riconosco le stesse sudice mani di nuovo sul mio basso ventre che cercano disperatamente il bottone del mio jeans. Stringo gli occhi più forte che posso sperando che finisca tutto, ma non sentendo il rumore della zip dei miei pantaloni scendere riapro gli occhi volendo capire cosa sia successo. L'immagine che mi si presenta davanti mi illumina gli occhi di speranza e fa ritornare i miei battiti cardiaci al loro ritmo originario. Cè Dylan di fronte a me che tiene con una mano il colletto del ragazzo e con l'altra gli riempie la faccia di pugni. Sembra molto arrabbiato e scommetto che avrebbe anche continuato a sfogarsi sulla faccia di quello stronzo se non ci fossi stata io lì tremante come una foglia in piena tempesta, a congelare e bisognosa di un abbraccio per realizzare di essere finalmente al sicuro. Dylan lascia cadere a terra il ragazzo ormai grondante di sangue, ma ancora vivo e si avvicina a me richiudendomi in un abbraccio caldo.
"È tutto finito ci siamo qua noi" mi sussurra all'orecchio mentre mi accarezza dolcemente con una mano i capelli.
Un terribile pensiero però interrompe il nostro abbraccio. L'altro uomo dove è finito?
Alzo la testa di scatto e mi guardo attorno con la paura che non sia ancora finita, ma i miei muscoli si rilassano quando vedo, nell'ombra, più in là luomo che stava cercando di stuprarmi in questo vicolo a terra con ancora i pantaloni sbottonati che perde i sensi e si accascia sul marciapiede quando il ragazzo sopra di lui gli tira un cazzotto in pieno viso.
Non so chi sia quest'ultimo e non riesco neanche a vederlo in faccia per colpa del buio a quest'ora, ma gli sussurro grazie quando è abbastanza vicino da sentirmi perché è anche grazie a lui se ora sono viva e vegeta senza un graffio. Mi sembra di aver intravisto un sorriso crescergli sulle labbra, ma prima di osservarlo per bene Dylan mi riprende tra le sue braccia sussurrandomi: "Mi hai fatto prendere un colpo, non allontanarti più da me senza dirmi dove e con chi vai ok? Credo di aver perso dieci anni di vita per colpa tua".
Gli scappa un risolino mentre lo dice e aggiunge: "Ora è meglio se ti abbottoni la camicia non credi? E poi ti riaccompagno a casa, sarai stanca".
Un po' imbarazzata per non essermene accorta prima, mi aggancio i bottoni e recupero il mio giubbotto in una pozzanghera, di conseguenza fradicio. Dylan saluta il ragazzo misterioso di cui non so ancora niente ma che mi ha salvato inconsapevolmente e mi accompagna alla macchina tenendomi stretta a se. Il suo comportamento nei miei confronti molto spesso rispecchia quello di un fratello maggiore, ma io lo adoro anche per questo.
"Spiegami di nuovo perché eri lì".
Sbuffo pesantemente, ma ricomincio per la centesima volta ormai a raccontare a Dylan della festa di Char e del perché io fossi li.
"Ero a casa ad annoiarmi quando Char mi ha chiamato per invitarmi alla sua festa e io ovviamente ho accettato, ma non pensavo che potesse succedere una cosa del genere. Comunque alla festa ho bevuto poco, ma sai che non reggo bene l'alcool e così mi sono ritrovata dopo neanche un'ora a vomitare sul pavimento del bagno. Ho deciso di ritornare a casa e ho chiamato un taxi che non è mai arrivato. Ero seduta sul marciapiede quando è arrivato quel ragazzo e da lì puoi immaginare da solo cos'è successo"
"Mi dispiace, ma so che sei forte e supererai anche questa a testa alta. Non ho potuto fare a meno di chiedermi durante il tuo discorso però chi fosse questa Char, è una tua amica? Non la conosco e sai che voglio sempre sapere con chi esci."
Avete presente la frase che ho pensato prima, quella che descrive Dylan come un fratello maggiore, ma adorabile? Ritiro tutto! Non è adorabile o dolce, ma solamente irritante. Pretende veramente che io gli presenti tutti i miei amici? Che sia chiaro non sono molti, ma lui vuole sapere il codice fiscale di ognuno di essi.
"Ti ricordo che non sono una bambina che devi tenere docchio ventiquattro ore su ventiquattro ok? Io ho le mie amicizie e tu le tue, non credo di essermi mai lamentata dei tuoi numerosi amici a me sconosciuti no? Che tra parentesi sono degli uomini cannati al contrario di Char che è una bravissima ragazza".
Vedo le sue mani stringere il volante e le nocche diventare bianche come ogni volta che parlo male delle sue amicizie. E diventato un argomento tabù per noi.
"Facciamo un patto ok? "
"Che tipo di patto? "
"Non voglio che tu corra altri pericoli e mi sembra ovvio che per tenerti meglio al sicuro devo conoscere questa Char e assicurarmi che sia una persona affidabile. Naturalmente avrai qualcosa in cambio anche tu. Ti porterò ad una festa organizzata da alcuni finanziatori importanti del giro che frequento, molto ricchi e che organizzano party in villette enormi e soprattutto con tanta sicurezza, ma anche con tanti alcolici per questo tu mi dovrai promettere che non berrai."
"Promesso! Parola di scout. "
"Ma se non sei mai stata una scout! "
"Appunto"
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Il rischio di innamorarsi
Подростковая литератураQuanto una scelta può segnarti la vita?