La mia vita di oggi non è di certo perfetta ma ciò non mi impedisce di essere felice.
Il fantasma aveva ragione quando diceva che tutti viviamo per uno scopo e quando non esiste più nulla che ci interessi, in questo mondo, allora la nostra stessa esistenza diviene inutile.
Ma in realtà, nonostante lo si possa spesso pensare, c'è sempre un motivo per continuare a vivere.
Io ad esempio ho scelto di proseguire il mio percorso sulla terra, cercando di alleviare le pene dei bambini malati di tumore, nell'ospedale dove lavoro come infermiera pediatrica .
Lo spirito della mia professione crede fermamente alla teoria del "riso" di Patch Adams.
Esso è di certo la migliore medicina per la guarigione non solo fisica ma anche mentale, d'altronde un po' di divertimento gioverebbe a chiunque.
Ho scelto di proseguire questa missione, in particolare per l'amore che nutro verso i bambini che si trovano a vivere un'infanzia tristemente diversa, rispetto a quella dei loro coetanei.
Spesso e volentieri mi fermo, fuori dall'orario di lavoro, a giocare con i miei piccoli, mi piace da matti catturare la loro attenzione attraverso le svariate favole che riesco ad inventare sul momento.
In particolare avevo raggiunto una certa sintonia con un' ex paziente oggi dimessa, una bambina di undici anni, così timida che inizialmente non voleva nemmeno dirmi il suo bel nome.
Trascorsi con lei svariate serate per sua esplicita richiesta e, approfittando della mia disponibilità, mi chiedeva di raccontarle la stessa favola che oramai aveva imparato a memoria, forse con la speranza che il finale della storia potesse in qualche modo cambiare.
«Ma Anna posso raccontarti un'altra storiella se vuoi, non ti stanchi di ascoltare sempre la stessa?»
«Ma io sono innamorata della regina delle rose, per favore raccontami ancora la leggenda!»
«E va bene! Dunque...»
« Su avanti!»
«Tanto tempo fa vivevano un re e una regina lungo le montagne Sarai, oggi non si ha la minima idea di dove esattamente esse si trovino, per questo sono definite da molti leggendarie. Il loro castello era situato sulla cima della montagna più alta e lunghi campi fioriti si estendevano fin verso il basso, dove vi era una piccola cittadina da essi governata. I coniugi si sentivano molto soli, poiché non avevano avuto figli. Un giorno, la regina mentre faceva una passeggiata nei giardini del castello nel mese di maggio, arrivò fino ad un grosso albero di rose bianche, perché in quel tempo indeterminato le rose erano solo di quel colore. Sedutasi sotto quell'albero, la regina cominciò a piangere amaramente, pensando alla delusione che aveva dato al re ed ai suoi sudditi poiché era ormai vecchia per avere figli, infatti in quel medesimo giorno ella aveva compiuto i suoi cinquant'anni.
In quello stesso momento, il profumo delle rose le provocarono una sorta di estasi, cominciò a sentirsi poi stanca come non mai, chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo. Sognò una bellissima bambina dai capelli così biondi da sembrare bianchi e due occhi di un verde particolare, simile a quello di uno smeraldo, ma in realtà erano ancora più belli... indescrivibili! La piccola era coperta solo di foglie e sul capo aveva una corona di rose. A quel punto una fata si avvicinò alla regina e le diede la bambina dicendole :"questa è la figlia che tanto desideravi, ella è un'immortale e lo sarà fino a quando anche lei non conoscerà un uomo che le rubi il cuore. In cambio di questo dono, ella dovrà dunque rinunciare all'amore e mantenersi pura e candida come lo sono il colore di ciascuna rosa che porta sul capo, se ciò non fosse il suo destino sarà tremendo: la sua vita appassirà e i suoi resti scomparirebbero, senza lasciare alcuna traccia, come se essi non fossero mai esistiti. Per evitare ciò ti consiglio di nascondere la sua bellezza con una maschera, quando sarà un po' più grande. Ma c'è un'altra condizione, nel caso in cui la fanciulla dovesse innamorarsi , il suo destino non dovrà essere rivelato né a lei né tanto meno ad altri". Al suo risveglio, la regina si trovò adagiata sul suo petto la bella bambina del sogno e felice come una pasqua corse a presentarla al sovrano. Egli non appena la vide, si affezionò subito alla piccola e per onorare la sua defunta madre che aveva preso il nome dai monti del regno, decise di chiamarla però non Sarai che vuol stare a significare principessa, ma Sara che vuole stare invece a significare regina, poiché il re aveva già deciso che la piccola dopo la loro morte avrebbe ereditato l'intero regno da sola, per l'eternità. Non appena la dolce principessina ebbe compiuto dieci anni, la sua già eccezionale bellezza venne coperta da una maschera che le lasciava scoperta la metà inferiore del viso, nonostante la fata avesse consigliato di coprirla completamente. Sara crebbe in completa solitudine, perché non aveva sorelle e non le era permesso parlare con la servitù, immersa nella natura e lontano dai ragazzi, tanto che cominciarono in tutto il regno a girare voci sulla sua ipotetica bruttezza, dato che una ragazza bella non avrebbe mai coperto il suo volto. L'unica vera compagnia che la principessa poteva avere era quella di sua madre e della sua cavallina Spina. Ma non appena la giovane reale ebbe compiuti ventun anni, la regina morì per una misteriosa malattia. Dopo quella terribile tragedia, la principessa perse tutto il suo interesse per la vita infatti il suo sguardo era sempre malinconico e sorrideva di rado. Non era felice, aveva tutto quello che ogni sovrana o donna potesse desiderare ma nonostante ciò, sentiva nell'anima un vuoto enorme, senza comprenderne la motivazione. In un giorno come tanti, la giovane mentre raccoglieva dei fiori in quella parte dei giardini del suo palazzo, vicino la muraglia che circondava quel solo mondo che ella conosceva, vide un topolino correre verso la cinta e infiltrarsi in un' apertura piuttosto grossa. La principessa si avvicinò ad essa e cominciò a scavare lì sotto per ingrandire quell'unico squarcio della costruzione e, magrolina com'era, riuscì ad infiltrarsi in esso come aveva già fatto l'animaletto, ritrovandosi dall'altra parte. Ella alzò lo sguardo e per la prima volta si ritrovò davanti alla realtà di cui suo padre le aveva sempre parlato male e che non aveva mai voluto che vedesse. La giovane sapeva di dover tornare indietro perché ciò che stava facendo andava contro le regole prestabilite dal suo amato genitore, ma la curiosità unita al fascino che stava subendo da quella realtà tanto particolare, la condussero a lasciarsi alle spalle ogni sorta di prudenza. Ella in realtà non era affatto spaventata da quella novità, passeggiò per le stradine di quel paese, percorse da carrozze e strane persone dai capelli corti come quelli che aveva anche suo padre e che indossavano calzoni, alcuni di essi, notò la giovane, erano affiancati da donne che dovevano forse essere loro madri o loro mogli, come sua madre lo era stata per suo padre. Mentre ammirava e pensava a tutte queste cose, si vide improvvisamente accerchiata da un gruppo di bambini, i quali cominciarono a farle, incuriositi, molte domande sulla maschera che portava. Ma non ricevendo risposta, i più cattivelli cominciarono a gridarle "Forse nascondi il viso perché sei brutta!" E detto ciò si diedero tutti la mano e cominciarono a girarle in tondo ripetendole "sei brutta! Sei brutta !" La principessa incollerita corse via piangendo. Giunse in un campo pieno di fiori e gettandosi a terra ricominciò a piangere e a lagnarsi: " Questo mondo è troppo crudele! Persino i suoi abitanti più piccoli sono cattivi e meschini con una straniera diversa da loro, dunque gli adulti non saranno di certo da meno! Tornerò al mio castello e prometto che non uscirò mai più da lì, almeno a casa mia non mi sentirò più offesa e indesiderata". Non aveva nemmeno finito di pronunciare queste parole che un giovane le si avvicinò porgendole un fazzoletto. "Mia signora vi sentite bene ?" chiese l'uomo preoccupato. La fanciulla alzò gli occhi e in quell'attimo sentì il cuore fermarsi, per poi riprendere nuovamente a battere. L'uomo aveva dei capelli corvini che gli arrivavano alle spalle e i suoi occhi nocciola, talmente profondi, sembravano possedere la facoltà di leggere nell'animo di chiunque. La principessa si limitò ad annuire e ad accettare il fazzoletto che le era stato offerto.
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La regina del branco
RomansaStoria di un amore tormentato , rivangato dopo ben 168 anni , che affligge un uomo ormai morto per il mondo . La protagonista è una ragazza di sedici anni che non vive la spensieratezza della sua età come le sue coetanee , a causa di incomprensioni...