five.

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dopo un po' yoongi gli rivolse uno sguardo d'odio e strinse le dita a pugno.
era davvero stanco di tutta quella messa in scena.
«stai mentendo» sbottò d'un tratto, facendo sussultare jimin che lo guardò confuso.
scosse il capo e poggiò una mano sulla gamba dell'altro ragazzo.

«no, assolutamente. è la verità, yoongi. perché pensi che non sia così?» chiese, mentre gli accarezzava la coscia e si mordeva il labbro.
il fatto che avesse delle belle gambe era risaputo (tutta la scuola ne parlava) ma ora jimin poteva dire per certo che era la pura verità.
scosse il capo per cercare di tornare a concentrarsi sull'altro e gli rivolse un piccolo sguardo.
il ragazzo accanto a lui non disse nulla, mentre fissava per un po' la sua mano e poi tornava a guardare jimin.

«perché? vuoi sapere davvero perché, park?- chiese e l'altro annuì, mentre sbatteva gli occhi, sorpreso che l'avesse chiamato per cognome- è molto semplice. sembri troppo sicuro di te, non balbetti, non ho visto tristezza nei tuoi occhi né amore. ma beh...questo potresti saperlo nascondere, vero? giusto. bene, mi hai guardato negli occhi mentre raccontavi il tutto. il tuo tono era fermo. tutti segni che stai mentendo.» spiegò velocemente, prendendo le dita del ragazzo e allontanandosi da quel tocco delicato, che stava facendo rabbrividire il più grande.
«perché stai mentendo, jimin?»

il più piccolo tremò, sentendo la paura e l'ansia di essere stato scoperto crescere dentro di lui. tossì per far si che la sua voce non si spezzasse e mostrasse ancora quel tono fermo.
la sua mente stava elaborando una scusa credibile. doveva rispondere subito, altrimenti avrebbe capito che stava mentendo ancora.

«sono sempre sicuro di me e preferisco guardare le persone negli occhi mentre parlo, in modo che sappiano che non sto mentendo. sono fatto così, yoongi. la mia è la verità.»

si diede nuovamente il cinque mentalmente e gli altri, dall'altra parte della porta, poterono fare un sospiro di sollievo.
suga era attento ai particolari e solitamente incastrava tutti, ma non conosceva jimin e questo poteva andare a loro vantaggio.

«se questa non è una menzogna, allora cosa faresti se io ti dicessi che non mi piaci neanche un po' e che dichiararti non ha fatto altro che peggiorare la tua situazione?» sbottò, portando una mano tra i suoi capelli e scompigliandoli.

jimin si sentì male quando l'altro pronuncio quelle parole.
il suo cuore si strinse mentre realizzava che qualcuno lo aveva rifiutato e sentì le lacrime bagnargli le guance.
«m-mi d-dispiace, hyung. ora è meglio se tolgo il disturbo...immagino» mormorò, prima di alzarsi e fare un piccolo inchino verso il più grande.

non perse tempo ad uscire dalla porta e iniziò a singhiozzare mentre camminava velocemente verso casa e si stringeva nel suo cappotto.

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