Kuroo

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Finalmente ero davanti ad un buon piatto di sushi: involtini di riso e salmone mi stavano chiamando da dietro la salsa di soia. Dei grossi gamberi impanati mi guardavano e mi invitavano a dargli quanti più morsi potessi. Degli spiedini di gamberetti invece mi sfidavano a vedere in quanto tempo li avrei finiti.
Lo ammettevo, per questo genere di cose Kuroo si era dimostrato davvero utile.
Non importava quanto si stesse divulgando su discorsi del tutto inutili e superficiali - come il modo in cui il proprio vicino gli rubava le riviste da dentro la cassetta delle lettere ed ogni volta gli toccava litigarci, andando anche di forza a riprenderle (perché insomma, le riviste erano vitali a quanto pare per lui)- io ormai ero troppo intento ad osservare il cibo per poter ascoltare i suoi deliri.
Afferrai un rotolino avocado e granchio, lo intinsi nella salsa di soia, e lo portai alla mia bocca.
Quel gusto così delicato e fresco subito mi fece sentire al settimo cielo; certo tutto sarebbe stato meraviglioso e perfetto se solo il corvino fosse tornato a casa così da lasciarmi giocare ai videogames in pace.
La sua attenzione, come per telepatia, venne subito attirata dal videogioco in pausa e dal joystick lasciato a terra con noncuranza.
Lo afferrò e lo iniziò a studiare come se fosse qualcosa di alieno appena uscito da un meteorite di colore viola fosforescente.
Alzai le sopracciglia ed attesi una qualche reazione ma lo lasciò solo scivolare nuovamente a terra.
Non riuscivo davvero a capirlo.
Solo dopo che ebbi finito di masticare ed ingoiare il boccone si deccise a parlare e dirmi qualcosa.
Quel silenzio di certo non mi disturbava, ma in poche ore avevo capito che era strano per uno come Kuroo rimanere in quel silenzio religioso tanto a lungo.

<<... Non ti facevo un otaku, sinceramente. Sorprendente.>>

Le bacchette mi scivolarono dalle dita ed un gambero finì con lo scontrarsi sul tavolino in legno posto malamente nella mia camera.
Non avevo voglia di apparecchiare la cucina e così avevo semplicemente tolto alcune cose da un comodino piuttosto ampio.
Guardai prima Kuroo e poi lo schermo luminoso che continuava a ricordarmi che non stavo giocando con lui dalla grande scritta rossa "PAUSE".
Non capivo cosa lo sconvolgesse così tanto, ognuno aveva i propri gusti. Non mi definivo un "otaku", solo uno che gioca ai videogames. Insomma, ogni ragazzo comune della mia età videogiocava. Magari non in maniera così dipendente, ma questo il corvino non poteva mica saperlo.
Presi un sorso d'acqua ed alzai con memenfreghismo le spalle. Il suo pensiero non mi sfiorava minimamente (anzi se questo lo avesse allontanato avrei sostenuto di essere un otaku anche fin da subito).

<< Mi piacciono i videogames.>>

Affermai solamente, afferrando un altro boccone di hosomaki al salmone.
Il suo sguardo piombò nuovamente sulle mie labbra ed il modo attento in cui osservò quel pezzetto di riso e salmone entrare tra le mie labbra mi mise a disagio. Sentii le guance diventare leggermente paonazze e questo mi costrinse a spostare gli occhi su qualcos'altro.
Scorsi un sorriso divertito spuntare sulle sue labbra. Evidentemente aveva percepito il mio imbarazzo, o forse con quelle occhiate così ambigue puntava proprio a farmi arrossire.

<< Kenma... sei gay?>>

Quella sua domanda mi spiazzò leggermente. Dove voleva arrivare?
Lo guardai interrogativo. Sottolineare il modo in cui riusciva a cambiare discorso da un secondo all'altro; l'attenzione non era rivolta ai vodeogames? A meno che giocare con la playstation significasse essere gay non c'era alcun filo logico che legasse le due domande.
Era imprevedibile. E la prossima quale sarebbe stata "Kenma, gli alieni secondo te esistono?"
Non mi sarei più stupito dei comportamenti anomali del ragazzo, era una promessa.
Non risposi alla domanda, però. Non lo so non si poteva definire una risposta, giusto? Scommettevo che non gli sarebbe andata bene. Solo non m'interessava perché non avevo alcun bisogno di sapere certe cose.
Vedendo la mia indifferenza smossi la sua curiosità, così mi espose gli indizi che lo portarono a tale conclusione. Sembrava un detective che smascherava il colpevole che aveva commesso il crimine efferato.

<< Perché il modo in cui guardi quel damerino...quello nello spogliatoio di oggi...
Insomma, sembra ti piaccia, e molto anche.
Ti piace quindi? è così? >>

Quelle parole mi colpirono molto più forte di quanto avrei voluto ammettere.
Il damerino, quello nello spogliatoio, parlava sicuramente del signor Haiba.
La domanda mi sconvolse completamente e in un attimo tutto l'appetito che avevo avuto fino a quel momento sparì.
Rimasi solo con lo sguardo perso lungo il comodino, individuando tutte le crepe di cui era formato.
Ne intravidi una piuttosto larga sotto il piatto circolare che conteneva gli spiedini.
Volevo posare il dito su di essa e testare la profondità, ma il mio corpo non si muoveva.
Coaa cercavo di ottenere rimanendo fermo in silenzio?
Kuroo sicuramente mi stava fissando ed ero sempre più sicuro che fosse irritato.
Non avevo il coraggio di guardare il suo viso, però. Non me la sentivo, non potevo.
Non sapevo perché ma non volevo rispondere.
Ora ero arrabbiato, molto arrabbiato. Tutte quelle emozioni confuse mi fecero perdere la testa e in pochi secondi mi ritrovai in piedi.
Quando alzai lo sguardo notai che anche lui si era alzato, le mani cotratte lungo il busto e un'espressione di fastidio dipinta sulla bocca.
Lo vedevo perfettamente quel nervo lungo la mascella che si protraeva anche sul collo. Stava cercando di essere il più calmo possibile ma non scarsi risultati.
In un attimo la mia rabbia sparì e subito prese posto la confusione. Ma perché era così agitato?
Cosa voleva da me?
Non feci in tempo a domandarlo a me stesso che lui si avvicinò, mi afferrò il polso - così sottile da scomparire sotto le sue dita- e mi strattonò verso di sé.
I suoi occhi brillavano e nonostante fossero così scuri, in quel momento, mi sembrarono fuoco ardente.
Ne rimasi affascinato.
Portò la mano libera sotto il mio mento e sussurrò quasi sulle mie labbra.

« non mi interessa chi ti piace ora, riuscirò a farti innamorare di me così tanto da non aver altro pensiero all'infuori di me.»

Suonava come una minaccia, vero?
E in un attimo tutto divenne confuso e distorto.
Ero sicuro che questo dialogo a senso unico fosse stato solo un mio sogno, perché non appena riuscii a trovare le forze per riprendermi trovai Kuroo al suo posto che sistemava le sue cose dentro un borsone, sorridente.
Il punto in cui Kuroo mi aveva toccato però bruciava, lo sentivo.
Non me l'ero immaginato.
Lo vidi alzarsi e si diresse di nuovo verso di me, lasciandomi un bacio sulla guancia, nonostante fosse vicino alle mie labbra.
Sussultai e sentii le gambe deboli.
Cosa credeva di fare?
Allungai le mani verso il suo ampio petto per poterlo spostare, ma lui mi aveva già superato, dirigendosi alla porta.
Così come era arrivato ora se ne stava andando, lasciando un uragano di sentimenti confusi e incompleti nel mio cuore.
Ma perché era capitato proprio a me?
Chi diavolo era realmente, Kuroo?!


Quel tipo non mi piace... (Kuroken)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora