Capitolo 27

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"Stai scherzando?" domanda Erin, sconvolta, ma non so se è felice per me o meno.

"Quando Barba è venuto qui a Chicago, la Tenente Benson mi ha offerto un posto nella sua Unità e io, in un primo momento, non ho detto né si né no, perché sono incinta e non sapevo cosa fare. Dopo è successo tutto questo disastro tra mio padre e Antonio e ho deciso di accettare, perché volevo cambiare aria e penso che entrare nella Sezione Vittime Speciali di Olivia Benson a New York sia un'ottima opportunità anche per la mia carriera che non voglio assolutamente sprecare" dico io e, all'improvviso, Lindsay mi abbraccia così forte che quasi mi soffoca.

"Non sei arrabbiata?" domando un po' dubbiosa sulla reazione.

"Certo che no! Anzi, un po' si perché ci lascerai e io mi sono affezionata a te, poi stai per diventare mamma e non posso starti vicino come ti avevo promesso, ma sono felice per te perché chiunque vorrebbe essere nell'unità della Benson. Lo hai già detto ad Hank?" dice Erin, sorridente.

"Non ancora. Non so come dirglielo e ho paura che faccia una scenata" dico io, a testa bassa.

In quel preciso istante entra mio padre, affiancato da Justin.

"Mi è giunta voce che diventerò zio" dice mio fratello, con un sorriso a trentadue denti, abbracciandomi. Almeno lui è felice da subito.

"Cos'è che non hai il coraggio di dire?" domanda Voight, come se la prima cosa da fare non sia salutare o come è andata a casa di Roman; della seconda non ne voglio nemmeno parlare.

"C'è una cosa che ti devo dire. Sedetevi. Erin la sa già" dico io, con la faccia di mio padre e di Justin preoccupata.

"Si tratta del bambino?" domandano all'unisono preoccupatissimi.

"No no, state tranquilli. Riguarda il lavoro" incomincio, poi mi siedo e continuo dicendo: "un mese fa circa mi ha contattata Olivia Benson, dell'Unità speciale di New York. Mi ha offerto un lavoro da lei e.." non faccio in tempo a finire, che il mio cellulare squilla e rispondo. È Kim.

"Val, è successa qualcosa tra Sean e Antonio! Devi venire subito al MED" dice Kim, con la voce tremante. Sento, dei rumori di fondo, le voci dei dottori e quella di Kevin.

"Adesso arrivo" dico, chiudendo la chiamata.

"Devo andare. È successo qualcosa tra Sean e Antonio" dico, correndo verso la porta.

"Ti portiamo noi" dice Erin, mentre mio padre prende le chiavi della sua auto.

Saliamo in macchina e andiamo verso il MED.

Arrivati sul posto, esco dalla macchina e mi fiondo verso il bancone dove vedo Kim che parla con il capo delle infermiere Meggie.

"Che cosa diavolo è successo?" domando io, arrabbiata ma allo stesso tempo anche preoccupata.

"Antonio è andato verso Roman urlandogli che era un figlio di puttana e che stava rovinando la vita a molte persone solo per un suo capriccio e Sean ha tirato fuori il fatto che lui ti avesse tradito con Tay e poi, dopo poco, si fosse messo con una tua amica. Da lì Antonio non ci ha visto più e ha incominciato a spingerlo e lui è caduto a terra. Sean si è rialzato, gli ha urlato contro delle offese molto brutte e ha detto che te meriteresti di più uno a cui importa veramente di te che uno che ti dice ti amo e che dopo si va a scopare mezzo mondo senza pensare che sta, forse, per diventare padre. Successivamente ha tirato in ballo il fatto che lui sarebbe un cattivo padre, vedendo come sono finiti Diego ed Eva. Da lì Antonio non ci ha visto più e si è scagliato contro Roman e da lì è successo il finimondo. Atwater e Ruzek hanno fatto fatica a separarli. Dopo Platt ha chiamato l'ambulanza e siamo venuti qui" dice Kim e io non so più che cosa fare. Il fatto che Roman si sia comportato così mi fa salire una tale rabbia che vorrei entrare nella stanza dove è ricoverato e prenderlo a calci.

Mi dispiace che Antonio abbia dovuto sentire quelle cose perché io so che Antonio è un bravissimo padre e che con Eva e Diego sta facendo un ottimo lavoro. Non so perché Roman abbia detto così! Mi fa così arrabbiare, davvero! Lo prenderei a calci ora se potessi!

"Li teniamo in osservazione per tutta la notte" ci riferisce il dottore che si occupa di entrambi, Ethan Choi.

"Grazie mille dottore. Possiamo vederli?" domando io, preoccupata per Antonio e impaziente di prendere a calci Sean.

"Certo" dice lui e io mi fiondo da Antonio, per vedere come sta.

Non è ridotto molto bene; avrà sicuramente il naso rotto.

"Come stai?" domando io, pensando dopo che in realtà è una domanda talmente idiota.

"Mi hanno fatto di peggio. Quando si parla dei miei figli non sono più responsabile delle mie azioni! Poi il modo in cui ti ha trattata mi fa imbestialire" dice lui, prendendomi la mano.

"Mi dispiace che tutto questo sia stato in parte anche colpa mia. È sempre colpa mia" dico io, a testa bassa. Sono sempre la causa di tutti i problemi che ci sono in caserma e non riesco più a gestirla. Forse è un bene che abbia accettato il lavoro a New York.

"Ehi, non è colpa tua. Non darti sempre la colpa di quello che succede perché così ti agiti e rovini, e questo non giova al bambino" risponde lui, sorridente, guardando la pancia.

"Come sta procedendo? Il piccolo sta facendo già i capricci?" chiede lui, forse per distrarmi dalla situazione.

"È ancora molto tranquillo, o tranquilla. Sta andando bene per ora, ma siamo solo all'inizio" dico io, ridendo.

"Devo dirti una cosa" dico io, sedendomi nella sedia accanto al lettino.

"Che succede?" domanda lui preoccupato.

"La Tenente Benson mi ha offerto un posto nella sua Unità e ho accettato. Penso che sia un'ottima opportunità per la ma carriera e per cambiare aria, perché ne ho bisogno" rispondo e la faccia di Antonio cambia subito espressione.

"Sono felice per te" esce, freddo, dalla sua bocca.

"Ho solo paura per la gravidanza. Secondo te ho fatto bene?" domando io perché voglio un suo parere a riguardo.

"Se tu sei felice della tua scelta, lo sono anche io. Anche io temo per la gravidanza perché non potrò starti vicino, ma a New York ci sono i migliori medici del Paese, quindi questo mi rassicura un po'. Se ci dovessero essere dei problemi a riguardo, chiamami subito che prendo il primo volo" dice lui, prendendomi anche l'altra mano.

Nello stesso momento, entra Sam e li lascio soli.

Vado da Sean, con l'intenzione di urlargli contro le peggio cose, ma non appena lo vedo, le parole spariscono.

È messo peggio di Antonio: il naso è sicuramente rotto e la sua faccia è tumefatta, come se avesse fatto un incontro di boxe e avesse perso miseramente.

"Mi dispiace" dice lui, piangendo come una fontana.

"Stai tranquillo, altrimenti stai peggio. Non sono arrabbiata con te, ma non aspettarti che ti perdoni" dico io, visibilmente arrabbiata.

"Ora voglio risposare" dice lui e io esco dalla stanza.

Nello stesso momento arriva mio padre, con il telefono in mano, un po' arrabbiato.

"Quando mi avresti detto di New York?"

La faccia dei miei colleghi presenti e dei medici è davvero sconvolta.

"Te lo stavo per dire, ma mi hanno chiamato e mi hanno detto di venire qui" dico io, in mia difesa.

"Sono felice per te" dice lui, abbracciandomi. Sono stupita, in positivo della sua reazione. Pensavo mi dicesse tante di quelle parole che me ne sarei ricordata per il resto della mia vita.

"Ho paura papà. Cosa farò adesso che saremo lontani? Ti ho appena ritrovato e l'idea di perderti ancora mi fa paura. Poi che sono incinta mi fa ancora più paura. Avervi distanti da me... non so che fare" dico io, tremante.

"Sarò lì anche se non fisicamente. La Benson mi aggiornerà su tutto e so che lo farai anche te. A New York ci sono i medici migliori di tutto il Paese" dice lui, rassicurandomi.

"Grazie" dico io, abbracciandolo ancora più forte.

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