Capitolo 7

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Mi inginocchio per vedere meglio la faccia della vittima, per confermare che non era lei e che posso ancora salvarla.

Le mie paure si sono concretizzate: Rozalie è morta e le uniche cose che mi frullano per la testa sono i suoi occhi pieni di disperazione che mi supplicavano di raggiungerla, di salvarla.

Ripensando alla dichiarazione della ragazza bionda, Melanie, e del protettore delle ragazze, DK Holland, qualcosa non mi convinceva, soprattutto la dichiarazione di Melanie.

Mentre parlava, sembrava che stesse recitando un copione, che qualcuno le aveva imposto. Non era lei a parlare, ma qualcun altro, forse l'assassino.

Corro verso la macchina e vado dritta in Centrale. Devo parlare con Jim. Lui deve per forza sapere qualcosa su Rozalie e sul perché Melanie avesse detto quelle cose orribili sulla sua collega morta.

"Parlami di Melanie Romano" ordino a Jim, entrando nella sala interrogatori. Con lui ci stavano parlando Rafael e Benson.

"Chi è Melanie? Non conosco nessuna Melanie! Perché non mi lasciate in pace?" domanda esasperato l'uomo.

"Forse la conosci con il nome di Molly" dico io ed è come se a Jim si fosse accesa una lampadina.

"Molly? Quella è una pazza! È completamente andata via di testa. L'ultima volta che sono andato con lei, visto che Rozalie non era disponibile, mi ha detto che Rozalie se n'era andata via con un altro e che il suo protettore la stava mettendo in riga" dice lui, guardandomi fissa negli occhi.

Barba e Olivia sono sbalorditi, non so se per il fatto che Jim stesse parlando, quello che nelle ore precedenti non aveva fatto, o per il semplice fatto che le domande non le stava ponendo un detective esperto ma io. In ogni caso, di loro non me ne sono minimamente preoccupata.

"Ma Rozalie aveva mai accennato ad un altro uomo quando era con te?" domando io all'uomo, abbastanza dubbiosa.

"Tra me e Rozalie non c'era solo sesso. Io e lei facevamo degli incontri diversi da tutte le sue colleghe: andavamo a cena, al cinema o a fare una passeggiata come tutte le coppie normali. Alla fine io la pagavo per non far insospettito il protettore. Adesso che ci penso mi aveva detto una cosa" dice lui, vendendo interrotto da un uomo in giacca e cravatta e dal viso vedo che è un avvocato.

"Signor Hills non dica una sola parola. Avete delle prove per incriminare il mio assistito?" domanda lui, prepotente.

Nessuno parla.

"Bene. Allora possiamo andarcene. Venga Jim" dice lui, uscendo dalla stanza con uno Jim che non ne aveva l'intenzione.

"Jim!" dico, ma lui è già salito nell'ascensore e le porte si sono chiuse.

"Hopkins! Spiegami la motivazione della tua incursione teatrale" dice, molto arrabbiata, la Tenente dell'Unità Vittime Speciali.

"Non mi convincevano le parole di Melanie Romano e del suo protettore quindi ho trovato giusto domandare al sospettato fargli delle domande su Rozalie e Melanie" dico io, senza prroccuparmi che probabilmente si sarebbe scagliata su di me la Tenente Benson.

"Stavamo facendo un accordo con il Vice Procuratore Barba. Stava per parlare" dice lei, ma impulsivamente la interrompo, inconsapevole di quello che avrei potuto scatenare.

"Evidentemente prima non facevate le domande giuste. E che accordo stavate facendo con un innocente! Lui non centra con l'omicidio di Rozalie e tanto meno con quello della nostra vittima di Chicago" dico e lo sguardo della Benson avrebbe potuto uccidermi se fosse stata una pistola carica.

"Ti conviene tenere a bada i tuoi agenti Dawson che sembra che si stiano prendendo un po' troppe libertà nel mio distretto" dice ad Antonio, chiudendosi nel suo ufficio.

"Ma che ti è saltato in mente Val?" domanda Antonio, prendendomi per un braccio e portandomi vicino alle macchinette per evitare di fare una scenata davanti a tutti i presenti.

"Ho fatto semplicemente delle domande, tra l'altro utili, ma evidentemente la Tenente vuole fare tutto da sola" dico io, andandomene via arrabbiata.

"Non puoi piombare nella sala interrogatori in questa maniera! C'era anche Barba" urla lui, per ricevere la mia attenzione, riuscendoci.

"Senti! Non urlarmi così davanti a tutti! Ho capito che sono ancora inesperta in questo campo, ma dato che so di aver sbagliato non occorre certo che mi fai sembrare un'incapace" dico, andando verso la scrivania.

"Forse è meglio che vai in albergo e vieni domani" dice Antonio.

Prendo la mia giacca e, senza guardare in faccia a nessuno, esco dalla Caserma.

"Agente. Posso parlarle" dice un uomo da dietro un angolo buio dietro lo stabile.

Riluttante, vado verso la voce e vedo che è Jim, ed ha il volto coperto da lividi.

"Cos'è successo Jim?" domando, invitandolo a sedersi sui gradini dell'ingresso.

"È stato lui. Mi deve aiutare. Mi ucciderà" dice lui, tramando come una foglia.

"Devi subito andare dai Detective dell'Unità Speciale. Devi dirgli tutto" dico, ma lui, sempre più spaventato, si alza e se ne va, scuotendo la testa.

"Jim" dico io, correndogli dietro.

"Non dirò niente a loro. Lo verrà a sapere. Farò la stessa fine di Roz e dell'altra ragazza. Nonostante Maddie fosse scappata a Chicago da sua zia, lui l'ha trovata e l'ha uccisa" dice lui, andando alla fermata del bus.

"Posso aiutarti, ma ho le mani legate se non mi dici ciò che DK ha fatto" dico io, vedendo arrivare il Bus che è diretto nel Queens.

"La colpa di tutto questo, anche se è stato materialmente lui, non è di DK Holland. La mente malata non è lui" dice, salendo nel bus.

"Come fai a sapere tutto questo?" urlo prima che si chiudano le porte.

"Chieda a Caroline Peters. Lei saprà dirle tutto" urla mentre il bus parte.

Non è di DK Holland la colpa di tutto. La mente malata è un'altra

queste sono le parole che mi rimbombano nella testa.

Rimango bloccata a fissare il vuoto, fino a quando qualcuno non viene a 'svegliarmi'.

"Tutto ok Hopkins?" dica la voce di Fin da dietro di me.

"Dobbiamo parlare con Caroline Peters ora" dico io, andando verso la porta di ingresso del Distretto sedici.

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