Capitolo 12

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Mi sveglio dentro all'ospedale.
Mio padre è affianco a me.
"Tesoro..." si sente in colpa.
"Sto bene papà." Lo rassicuro con voce rauca.
Mi pizzicano gli occhi e mi brucia la gola.
Il fianco è in fiamme.
"Non è vero Lise." Mi scruta serio.
Ho avuto una ricaduta, lo sa lui come lo so io.
Era da tre mesi che non mi succedeva.
Parte tutto con un contatto, poi l'attacco di panico e poi vado in black out.
Semplicemente il mio cervello non sostiene le mie azioni e dunque si spegne.
Sono sdraiata su un letto da ospedale e quando la porta si apre io sobbalzo.
"Lise tesoro! Appena ho saputo sono corsa qui. Cosa è successo?" La signora Rosy sa cosa mi succede. Lei mi conosce da tempo. Lei sa.
Mio padre prende la parola, e resto sorpresa da ciò che dice.
"Rosy devo parlarti." È serio. E io ho paura.
Rosy suggerisce di uscire dalla camera.
Appena loro escono, entra Rachel con le dita intrecciate a quelle di Matt.
"Lise.. stai bene? Mi hai fatto morire dallo spavento." Sussurra piano come se avesse paura di spaventarmi.
"Io.. si sto bene." Non la guardo negli occhi. Non ho le forze ora.
Si avvicina al letto e mi tiene la mano.
È calda e rassicurante.
E non mi fa sobbalzare come dovrebbe succedere.
Rachel ha uno sguardo triste e Matt si limita a farmi un sorriso triste e a tenere la mano libera della sua ragazza.
Rimaniamo in silenzio e sento la voce di mio padre alzarsi. Lui non grida, mai. Neanche quando è arrabbiatissimo.
Mi stacco la flebo dal braccio e scendo dal lettino.
"Che stai facendo?" Chiede allarmato Matt.
"Lise devi stare sdraiata, sei debole." Mi reguardisce la mia amica, ma io non ne voglio sapere.
Appoggio i piedi scalzi a terra e vado verso la porta che guarda caso deve aprirsi ora.
Drack si ferma in tempo per non schiacciarmi.
"Che diavolo ci fai in piedi? Vai a sdraiarti subito." Il suo tono è duro come il suo sguardo.
Lo sfido con gli occhi.
Voglio sapere cosa si stanno dicendo mio padre e Rosy. E lui non me lo impedirà.
"Fammi passare Drack." La voce trema, va e viene.
"Lise." Non ha mai detto il mio nome, e ora l'ha detto pure dolcemente.
"Vai a sdraiarti, per favore." Delicato. È delicato.
Un brivido mi fa barcollare un po' e lui è subito lì a sostenermi.
Ha ragione, devo sdraiarmi.
Mi sento lo zimbello del circo.
Lentamente e supportata da Drack torno sul letto.
Matt e Rachel si scambiano un occhiata.
Drack non mi stacca gli occhi di dosso.
Osserva ogni mia reazione o movimento.
Da fuori sento la signora Rosy che parla concitatamente.
Chiudo gli occhi perché mi fa male il cuore.
So che mio padre vuole il mio bene. Ma deve rispettare le mie scelte.
Rachel mi prende di nuovo per mano e Drack si appoggia al letto.
"Sono 13 anni che non ha un vero e proprio contatto con qualcuno Rosalynda!" Grida mio padre.
E lo sentono tutti.
Lo sentono tutti.
Rachel mi stringe un di più.
Drack sospira piano.
Matt mi guarda con pietà.
E io abbasso la testa. Come sempre.
In questo momento sento tre parti di me che scottano come carboni ardenti.
Le tempie mi pulsano forte. E tremo.
Sono 13 anni che non ho un contatto vero e proprio con qualcuno, mio padre ha ragione.
***
Quando Rosy torna in camera, mi annuncia che mio padre sta parlando con i genitori di Rachel.
"La flebo?" Mi chiede.
"..l'ho tolta." Ammetto.
Mi riserva uno sguardo di disapprovazione e la rimette al suo posto. 
Ho notato che Drack controlla ogni cosa, è molto vigile.
"Rosy voglio tornare a casa." Dico improvvisamente. Sembro una bambina.
"Si cara, devi solo finire la flebo e poi puoi andare, okay?" La sua innata dolcezza torna subito.
Acconsento con un cenno della testa.
Appoggio il capo sul cuscino e osservo Drack.
Ci osserviamo a vicenda.
Ora è seduto ai piedi del letto.
Ci guardiamo fino a quando non entra un'infermiera e mi annuncia che posso andare a casa.
Lentamente mi aiuta a mettere le scarpe.
"Non hai altro?" Mi chiede gentile.
Dissento.
Mi aiuta ad alzarmi sotto lo sguardo di Rachel, Matt e Drack.
Mi sento a disagio e in imbarazzo.
Poi entra mio padre che mi prende a braccetto e tutti insieme usciamo.
Dice che deve andare a prendere l'auto.
Il braccio di mio padre che mi aiutava a stare su, ora è sostituito da quello di Rachel.
Drack si mette dall'altro fianco ma senza toccarmi.
Tempo di aspettare due minuti e l'auto di mio padre è davanti a noi.
"Ragazzi i vostri genitori devono fare una cosa." Dice mio padre attraverso al fienestrino dal lato del passeggero che è tirato giù. Non li guarda in faccia. Se non lo conoscessi direi quasi che mi nasconde qualcosa.
Una cosa. Cosa devono fare?
"Volete un passaggio?"
Senza rispondere ci avviciniamo alla vettura e ci saliamo.
Durante il tragitto tutti stanno in silenzio.
Arrivati alla via di casa mia, scendiamo e mio padre propone una limonata per tutti.
L'umore in generale è calato e di molto.
So che è colpa mia.
Sono una nuvola nera prima della pioggia.

Mille ragioni per odiare la pioggia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora