Io non sogno mai. Ma le poche volte che sogno bhe, potrebbero fare davvero paura. Sono così reali che sento tutte le sensazioni, penso come penserei se fosse la realtà, mi muovo come fosse la realtà. Quel mondo creato su misura ma con dettagli così stupefacenti che all'inizio non si notano ma proseguendo nel sogno si fanno sempre più evidenti. Persone con un volto, dettagliato, reale. Oggetti, animali, stanze, ambienti. Quando mi sveglio mi ci vuole sempre un po' per capire che era un sogno. Per ricordare chi sono, cosa sono, cosa faccio, cosa devo fare. Non ci vuole molto, qualche secondo solamente. Ma poi per un po' mi tocca cercare di capire quale sia la realtà, se è reale anche sapendo che lo sia. È tutto così confuso.
Sono in strada da pochi minuti quando mi specchio al finestrino chiuso di una macchina parcheggiata vicino al marciapiede. I vetri sono leggermente appannati per l'aria umida della notte ma si riesce comunque a vedere il proprio riflesso. Chi sono io? Sono davvero così? Quello riflesso nel finestrino? Distolgo lo sguardo e ricomincio a camminare. So di essere lui, quello che ho visto riflesso al finestrino, ma non mi ci vedo, di solito vedo quello che mi circonda, le altre persone, gli ambienti gli oggetti, di me vedo poco, le mani, le braccia, le gambe. Ma la faccia mai. È così strano e assurdo al tempo stesso. So di essere io ma io per me sono solo quello che penso, non una faccia.
Mi fermo ad un angolo e una macchina mi passa davanti veloce. Di nuovo il mio riflesso. Non voglio pensarci. Inizio a camminare e cerco di liberare la testa con la musica, funziona sempre.
La fermata del bus si avvicina sempre più. O per meglio dire io mi avvicino sempre più a lei, deserta come al solito. Il silenzio intorno a me si fa sempre meno calmo, le macchine iniziano a circolare sempre più ma ancora la tranquillità del posto è più forte. Si sentono anche dei cinguettii lontani a volte. Manda poco per arrivare al solito posto e sedermi lì ad aspettare l'arrivo del bus. Guardo la fermata, sulla panchina c'è già qualcuno. Da lontano non si notava ma più mi avvicino più la sagoma prende forma. È la ragazza che avevo notato ieri, è già qui. Nessuno è a questa fermata a quest'ora oltre me. O almeno fino a ieri era così. Arrivo di fronte a lei, mi fermo a tre metri di distanza e la osservo: è seduta a gambe accavallate sulla panchina con il telefono in mano e le cuffiette nelle orecchie, lontana dal mondo e dalla realtà che la circonda, rifugiata nel suo mondo. Distolgo lo sguardo e mi incammino verso il muretto su cui mi siedo di solito.
Inizia ad arrivare gente. Non mi ero accorto fosse passato così tanto tempo. Sposto lo sguardo sulla panchina, la ragazza è ancora seduta come prima, sembra non essersi mossa per niente e sembra non fare caso al ragazzo seduto affianco a lei. Mi incuriosisce sempre più
Il bus arriva e le persone iniziano a salire. Io sono l'ultimo e quando entro vedo il mio solito posto occupato ma fortunatamente ce ne è uno li vicino e vado a sedermi li. Inizio a guardare fuori dal finestrino quando il bus parte e fermo il tempo, mi rifugio nel mio mondo, inizio a pensare. Non so neanche a cosa ma so di farlo. Guardo la strada che passa di fianco a me senza neanche accorgermene. I pensieri sono più forti e mi isolano da tutto, non faccio neanche caso alle fermate oggi se non per guardare tutti quelli che entrano.
Cosa è la realtà? Questa è la realtà? Non lo capisco. È tutto così confuso. Esiste una realtà? In quante realtà vivo? Sono vere? Troppe domande a cui non so dare risposta. Faccio partire il film che mi porta fuori dal mondo, come immagini la strada che cammina di fianco a me, come musica i pensieri che mi attraversano la mente. Un ottimo modo per fuggire.
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Normal life Ordinary people
Документальная прозаUn mondo normale, vita normale, persone normali e me, non saprei neanche come definirmi, sono strano agli occhi della gente, stupido, ma non capiscono che gli stupidi sono loro. È appena iniziato l'anno scolastico, sarà come al solito una rottura e...