Giorno I parte 1

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BEEP BEEP ... BEEP BEEP ... BEEP BEEP Apro gli occhi e spengo la sveglia. "Bene, si ricomincia la scuola.".

Dopo mezzora sto già aprendo la porta di casa, sono ancora le sei ma amo uscire fuori la mattina presto, la tranquillità che mi circonda, l'aria fresca, il silenzio. Inizio a camminare come al solito senza meta, scorgo una piccola stradina che non avevo mai fatto prima e deciso di andarci. È stretta e buia, silenziosa, deserta; "questa sera ci torno".

Continuo a camminare ma ora ho una meta, la fermata del bus. Man mano che il sole si alza nel cielo limpido i pensieri ricominciano a vagarmi in testa, in generale niente di serio o importante, solo tante piccole stupidaggini ad esempio come riuscire a non addormentarmi sul banco già alla prima ora, ovviamente addormentarmi in senso figurato, non mi metto mica a dormire in una classe piena di gente, specialmente se stupida come è. Mi fermo di colpo, alzo la testa che di solito tengo bassa e guardo il muro davanti a me "questa volta è mancato poco" penso, quindi mi giro e ricomincio a camminare. Sono quasi arrivato si vede già in lontananza la fermata del bus ancora deserta, dopotutto sono ancora le sei e mezzo.

Appena arrivo mi siedo al solito posto da due anni, un muretto isolato rispetto a tutti gli altri posti li vicino, abbasso la testa e i pensieri si fanno più confusi di prima. Decido di spegnerli, inizio a cantarmi nella testa una canzone, manca ancora mezzora all'arrivo del bus. 

Il tempo passa in fretta con la musica, oggi stranamente mi sto cantando De Andrè, penso sia il più grande poeta cantautore italiano, ma in questo periodo di solito ascolto musica più forte, strano, di solito non passo così da un genere ad un altro. Tra una parola e l'altra e le macchine che passano scorgo la prima ragazza arrivare, passarmi di fronte e andarsi a sedere sulla panchina; non pensavo fosse già passato tanto tempo. La osservo, è nuova, ma non sembra essere al primo anno, sembra più grande e ha un non so cosa di strano. Decido di non farci caso e faccio ricominciare la musica nella mia testa "...da non riuscire più a capire, che non ci sono poteri buoni...".

Passa poco tempo e inizia ad arrivare altra gente, alcuni che conosco dagli scorsi anni, atri nuovi visti in giro o alle medie, altri completamente sconosciuti, anche quest'anno studierò ognuno di loro, in fondo è un buon passatempo ed esercizio. Osservo la ragazza arrivata per prima, è ancora li, ha gli auricolari nelle orecchie e il telefono in mano, probabilmente legge, le sue dita si muovono solamente su e giù non come se stesse chattando con qualcuno. Torno con lo sguardo davanti a me a guardare il pavimento, mi accorgo di non essermi mosso quasi per niente in tutto questo tempo, dopo tutto lo sapevo, sono così tra la gente, ancora non riesco a vincere sul mio cervello ma in fondo non mi dispiace, sono l'unico diverso tra persone normali, passo sempre per stupido, sfigato e chissà quanto altro, ma la gente è stupida, non riesce a capire che io sono probabilmente il più intelligente tra di loro. Ci ho fatto l'abitudine.

Vedo con la coda degli occhi le persone sedute alzarsi e insieme a quelle già in piedi avvicinarsi al bordo della strada, è arrivato il bus. Oggi è il primo giorno quindi non c'è molta gente, faccio con calma e mi assicuro di essere l'ultimo a salire, odio avere persone alle spalle, posso avere la massima attenzione ma non riuscirei comunque a capire con certezza cosa facciano, preferisco averle davanti. Tocca salire a me, mostro il biglietto all'autista e vado a sedermi alla seconda fila di sedili della parte destra del bus, mi piace quel posto, nascosto a tutti ma con una completa visuale su quello che mi circonda. Il pullman riparte e io fisso fuori dal finestrino  la strada passare di fianco a me come composta da tante linee di diverse sfumature di grigio-nero e l'erbetta ai bordi, cerco di notare i più particolari possibili anche con la velocità. Ci vorranno circa quarantacinque minuti per arrivare alla fermata dove devo scendere per andare a scuola e il pullman si fermerà ad altre 3 volte per far salire la gente. I pensieri ricominciano a scorrere velocemente e non riesco a concentrarmi su uno soltanto quindi accetto questa situazione e continuo a guardare fuori con i pensieri che mi fanno da sottofondo per placare il silenzio che circonda la mia esistenza.

Normal life Ordinary peopleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora