CAPITOLO 2

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Intorno alle 13:00 erano finite le lezioni, e usciti da scuola, per tornare a casa Lisa aveva Matteo, come al solito. Perciò come avevo previsto, mi toccava tornare da sola.
Matteo ha 18 anni, e ha preso la patente, quindi Lisa si fa scarrozzare da lui.
D'un tratto ho sentito chiamare il mio nome "Saraa!" Appena mi giro chi mi ritrovo?! "Andrea! Dimmi.", "non vorrai tornare a casa da sola! Facciamo il tragitto insieme dai, tanto è lo stesso!" annuii e c'incamminammo verso casa.
La giornata non è stata delle più interessanti, dato che da quando ho messo piede in camera ho dormito fino alla mattina dopo, ero esausta.
Il giorno dopo era finalmente Domenica, e questo significava: giorno di nullafacenza!

La mattina seguente mi svegliai alle 10:00, dopo qualche minuto sono andata a prendere la posta... e c'era anche una lettera indirizzata a me. Era da parte di Emanuele!

Ho iniziato a correre verso la mia camera per aprirla e leggerla:

Napoli,
22 Settembre 2012

Cara Sara,
Tranquilla, non ci sono problemi se hai da fare e non puoi scrivermi!
Mi fa piacere che ogni tanto tra i tuoi tanti impegni pensi anche a me.
Con quella ragazza alla fine niente, non è andata nel verso giusto. Non eravamo fatti l'uno per l'altra.. perciò niente da fare. Tu con i ragazzi come va?
Si, bisogna incontrarci.. ho voglia di vederti anche io, almeno so anche con chi mi sto scrivendo ahah.. appena posso, giuro, vengo al tuo paese a trovarti!
Baci,

Emanuele

Che caro ragazzo, mi aveva fatto iniziare la giornata nel migliore dei modi.
Ho posato la lettera sulla scrivania per poi ricordarmi di scrivergli nel pomeriggio.
Intorno alle 11:00 sono andata a fare colazione, e successivamente sono tornata in camera ma ed ho iniziato a svolgere i compiti segnati per lunedì; non erano molti, perciò ho finito presto.

Era arrivata finalmente l'ora del pranzo, avevo una fame!!
Mi son diretta in cucina e non appena giunta a destinazione "Buongiorno!" Mi disse mia mamma, "Buongiorno!" Le risposi. Poi ha aggiunto che nel pomeriggio dovevo accompagnarla a vedere delle cose, non ho ben capito dove bisognava andare.
Intorno alle 14:30 sono tornata in camera mia e ho iniziato a scrivere la lettera per Emanuele:

Mestre,
22 Settembre 2012

Caro Emanuele,
Come stai?
Mi dispiace molto per come ti è andata con quella ragazza, vedrai che andrà meglio la prossjma volta. Io niente al momento. Ieri ho conosciuto un ragazzo nuovo del posto, è arrivato pochi giorni fa in paese, sembra simpatico!
Per il resto come ti vanno le cose? Spero tutto per il verso giusto.
Ora ti saluto, devo andare via con mia madre.
Ci sentiamo.
Baci,

Sara

Appena posata la penna si erano fatte le 15 circa, ho sentito mia madre chiamarmi e dirmi di sbrigarmi che si stava facendo tardi. Detesto quando la gente mi mette fretta nel fare le cose.
Mi ero già vestita appena la colazione, perciò dovevo solo mettere un giacchetto e prendere la borsa.
Uscite di casa, andammo a prendere la macchina e ci dirigemmo... in realtà non so dove precisamente, ma vidi delle amiche di mia madre salutarla. "Immagino di dover stare con loro", Ho pensato, ma sembrava che mia madre mi avesse letto nel pensiero, perché mi ha interrotta a metà frase confermando il mio pensiero "comportati bene, oggi bisogna stare in compagnia delle mie amiche" mi disse. A questo punto mi chiedo il motivo della mia presenza lì. Non ho trovato alcuna risposta, e, amareggiata, sono scesa dall'auto e diretta verso mia madre e le sue amiche.

Approfittai della situazione per spedire la lettera ad Emanuele.

Dopo circa 30 minuti che camminavamosi erano fatte le 16:00, ho visto in lontananza Andrea, "qualcuno ci pensa a me allora!" Pensai tra me e me. "Ciao Andrea!" Lo salutai, "Ciao Sara, anche tu da queste parti oggi?" Mi chiese. Lui mi aveva praticamente salvato da quella situazione. "Eh già" gli risposto. Dopo qualche secondo di pausa aggiunse: "vieni a fare un giro con me?" E, ovviamente, io annuii dicendo:  "si, assolutamente! Non mi va più di camminare con mia madre e le amiche che parlano dei fatti loro, iniziavo ad annoiarmi.". A quel punto mi ha chiesto il motivo per cui mi sono fatta trascinare là da mia madre. In pratica dovevo comprare dei jeans e mi ha portata con sé per non sbagliare la taglia e non dover tornare, poi, a cambiarli.

Appena avvertita mia madre che andavo a fare un giro con Andrea, ci siamo incamminati verso un bar. Lì ho incontrato Lisa, Matteo, Francesco ed Alessandro, che appena si sono accorti di me, hanno iniziato a guardarmi con aria interrogativa, come per chiedersi cosa ci stavo facendo lì con Andrea; così mi sono avvicinata a loro e gliel'ho presentato, dopodiché ci hanno invitato ad unirci a loro, e così abbiamo fatto.
Una volta usciti dal bar ci siamo messi a passeggiare sul corso.
Andrea non sembrava per niente a disagio, meglio così. iniziarono tutti a tempestarlo di domande del tipo "da dove vieni?" "quando sei arrivato qui?" e tutte domande relative al suo arrivo in paese. Vedere che ai miei amici di tutti i giorni piacesse Andrea, mi rallegrava molto!

Ad un certo punto guardo l'orologio. Era mezzanotte, cavolo era tardissimo! Si era fatta ora di tornare a casa, altrimenti mi sarei dovuta subire la ramanzina di mia madre, perciò Andrea e Matteo, entrambi 18 anni e con la patente, ci accompagnarono tutti a casa.

Non appena arrivai a casa, infatti, mia madre mi chiese dov'eravamo stati. Non le dissi troppe cose, perché alla fine erano anche affari miei, perciò la liquidai con un "abbiamo fatto un giro sul corso" che alla fine era la verità. mi diressi in camera mia e mi misi il mio fantastico pigiama verde di pile, caldissimo! e m'infilai nel letto prendendo subito sonno.

La mattina seguente, mi suonò la sveglia alle 6:00 come sempre. Era giunta l'ora di svegliarsi, alzarsi e andare a scuola come tutti i giorni. Era lunedì, quindi la fatica era doppia. La pacchia del fine settimana era finita. Ma per quale assurdo motivo dovevamo andare a scuola anche di sabato?! la gente non ha proprio pietà per noi poveri studenti.
Appena finito di vestirmi e fatto tutto quel che dovevo fare prima di uscire per dirigermi alla fermata dell'autobus, mi venne d'istinto di guardare la cassetta della posta. So benissimo che era troppo presto per ricevere una risposta, dato che gli avevo scritto il pomeriggio del giorno prima, ma comunque ci speravo.
Arrivata alla fermata, ho visto Andrea in lontananza. Ci siamo salutati, si è avvicinato a me e abbiamo iniziato a parlare; fino a quando non è arrivato l'autobus sul quale siamo saliti per dirigerci a scuola.


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